ultimo mago, ti ameremo
Luigi Firpo autore del libro " il processo di Giordano Bruno " edito da SALERNO EDITRICE.
Vita e morte per rogo di Giordano Bruno, anticipatore della libera ricerca moderna:
Ultimo mago, ti ameremo Insofferente di vecchi e nuovi rigorismi era ormai pubblicamente riconosciuto come "uomo di nessuna religione". E a chi gli chiedeva che cosa mai costituisse la sua occupazione su questa terra soleva rispondere che la sua professione era quella del filosofo. Alla fine si puo' dire che fu la sua "professionalita' " a perderlo
Aveva detto di se' : "sono un' ombra profonda: non tormentatemi". Non fu ascoltato: e fini' i suoi giorni sul rogo, "spogliato nudo e legato a un palo", in Campo di Fiori, giovedi' 17 febbraio 1600. Era nato a Nola, nel 1548, si era fatto domenicano sui 18, aveva lasciato l' ordine nel 1576, in odore di eresia. Poi via dall' Italia, troppo soggetta all' intransigenza cattolica: aveva dato inizio a un' inquieta odissea di Paese in Paese, di "religione" in "religione". A Parigi, a Londra, a Oxford, a Wittenberg, aveva sfidato gli ingegni piu' sottili nell' interpretazione della Scrittura o nella spiegazione dei fenomeni celesti, cioe' delle pagine piu' affascinanti del Libro matematico del mondo. Non era mancato un effimero entusiasmo per la Ginevra calvinista, ma presto la conversione al protestantesimo era stata rinnegata. Insofferente di vecchi e nuovi rigorismi, era ormai pubblicamente conosciuto come "uomo di nessuna religione". E a chi gli chiedeva che cosa mai costituisse la sua occupazione su questa Terra, soleva rispondere che la sua professione era quella del filosofo. Fu forse la "professionalita' " a perderlo. Giordano Bruno era tornato in Italia nell' agosto del 1591. Nella primavera successiva eccolo a Venezia, chiamato dal patrizio Giovanni Mocenigo desideroso di apprendere dal "Nolano" l' arte della memoria e la magia. Ma Giordano sogna l' Europa del Nord, ove ha tenuto testa a calvinisti e luterani e progetta un viaggio in Germania; deluso, il Mocenigo medita di tenerlo sequestrato nel palazzo, poi lo lascia andare col proposito di denunciarlo all' Inquisizione. E la notte del 22 maggio 1592: la sera dopo Giordano e' "al sicuro", in carcere. Non riacquistera' piu' la liberta' , la sua condizione peggiorera' con l' estradizione a Roma. Ma quali erano i peccati di questo "eretico e capo di eretici"? Ci sono accuse teologiche come le "erronee opinioni" sulla Trinita' e la divinita' di Cristo. Ma Bruno, non pago di aver dichiarato che la Bibbia altro non era che "un sogno", stando agli informatori, credeva nella trasmigrazione delle anime, al punto da non voler schiacciare nemmeno un "ragnetto" perche' anche in un piccolo animale "poteva esservi l' anima di qualche suo amico"; aveva attribuito un' anima alle cose, e forse all' intera Terra; sembrava non nascondere le sue simpatie per Caino contro Abele, perche' il primo era vegetariano e il secondo mangiava carne; riteneva che l' Inferno, come luogo di eterna pena, semplicemente non esistesse e che persino i diavoli, alla fine, si sarebbero salvati; teorizzava che Dio creasse in continuazione "infiniti mondi" ed entusiasticamente accettava "l' opinione copernicana" del moto della Terra... Emerge cosi' un ritratto ambiguo ma intrigante. Al contrario di non pochi storici che hanno fatto di Bruno, a seconda dei gusti, uno dei primi "eroi" della ragione scientifica o uno degli ultimi grandi maghi del Rinascimento, Luigi Firpo, nel ricostruire su documenti il processo, ha dato il giusto peso all' immagine che avevano i suoi nemici. Oggi, forse quel Bruno potrebbe piacere ai cultori dell' esoterismo come agli animalisti. Qualcuno ha cercato tracce della "setta dei Giordanisti" creata dall' infaticabile nolano; altri ha ipotizzato che Bruno fosse una sorta di agente segreto; un fumetto (credo un numero di Martin Myste' re) ha fatto dell' ex domenicano, che nel De vinculis aveva analizzato l' oscuro fascino che lega l' anima del dominato al suo dominatore, una sorta di antesignano del "controllo televisivo"! Ce n' e' per tutti i gusti, poiche' l' immaginazione di ognuno puo' dare forma e contenuto a quell' elusivo Paradiso ove Giordano morente (ma "martire e volentieri") confidava sarebbe "ascesa l' anima sua insieme col fumo" del rogo. Quando Firpo aveva cominciato (1948) la sua ricognizione, quelle fiamme continuavano a opporre i sostenitori del "libero pensiero" ai difensori della condotta della Chiesa di Roma. Spiazzando gli uni e gli altri, Firpo aveva intrapreso una puntuale ricostruzione . al di la' delle esagerazioni di delatori e accusatori . di quel dialogo che Bruno aveva intrapreso con la sua controparte, "una lunga e alterna disputa coi giudici e ancor piu' con se stesso". Lo studioso e' scomparso nel 1989, ma l' opera che oggi vede la luce, grazie all' attenta cura di Diego Quaglioni, restituisce l' immagine del Nolano come "grande esempio di coerenza". A motivare la "ribellione" di Bruno non fu pervicacia o follia, ma il bisogno di chiarire le proprie posizioni fino agli occhi della piu' alta autorita' del mondo cattolico. Poteva essere ascoltato con "benignita' "? Forse sarebbe stato piu' facile che Iddio perdonasse perfino i diavoli. Dopotutto (e questa e' la lezione morale di Luigi Firpo) Bruno fini' coll' impersonare la parte di chi difende "non opinioni filosofiche contingenti, ma il diritto dell' uomo di credere a cio' che pensa e non di pensare per forza quello cui altri vuole ch' egli creda".
LUIGI FIRPO, Il processo di Giordano Bruno, Salerno Editrice, Pagine XXVI 378, lire 30.000
Giorello Giulio
Pagina 14
(27 dicembre 1993) - Corriere della Sera
Luigi Firpo autore del libro " il processo di Giordano Bruno " edito da SALERNO EDITRICE.
Vita e morte per rogo di Giordano Bruno, anticipatore della libera ricerca moderna:
Ultimo mago, ti ameremo Insofferente di vecchi e nuovi rigorismi era ormai pubblicamente riconosciuto come "uomo di nessuna religione". E a chi gli chiedeva che cosa mai costituisse la sua occupazione su questa terra soleva rispondere che la sua professione era quella del filosofo. Alla fine si puo' dire che fu la sua "professionalita' " a perderlo
Aveva detto di se' : "sono un' ombra profonda: non tormentatemi". Non fu ascoltato: e fini' i suoi giorni sul rogo, "spogliato nudo e legato a un palo", in Campo di Fiori, giovedi' 17 febbraio 1600. Era nato a Nola, nel 1548, si era fatto domenicano sui 18, aveva lasciato l' ordine nel 1576, in odore di eresia. Poi via dall' Italia, troppo soggetta all' intransigenza cattolica: aveva dato inizio a un' inquieta odissea di Paese in Paese, di "religione" in "religione". A Parigi, a Londra, a Oxford, a Wittenberg, aveva sfidato gli ingegni piu' sottili nell' interpretazione della Scrittura o nella spiegazione dei fenomeni celesti, cioe' delle pagine piu' affascinanti del Libro matematico del mondo. Non era mancato un effimero entusiasmo per la Ginevra calvinista, ma presto la conversione al protestantesimo era stata rinnegata. Insofferente di vecchi e nuovi rigorismi, era ormai pubblicamente conosciuto come "uomo di nessuna religione". E a chi gli chiedeva che cosa mai costituisse la sua occupazione su questa Terra, soleva rispondere che la sua professione era quella del filosofo. Fu forse la "professionalita' " a perderlo. Giordano Bruno era tornato in Italia nell' agosto del 1591. Nella primavera successiva eccolo a Venezia, chiamato dal patrizio Giovanni Mocenigo desideroso di apprendere dal "Nolano" l' arte della memoria e la magia. Ma Giordano sogna l' Europa del Nord, ove ha tenuto testa a calvinisti e luterani e progetta un viaggio in Germania; deluso, il Mocenigo medita di tenerlo sequestrato nel palazzo, poi lo lascia andare col proposito di denunciarlo all' Inquisizione. E la notte del 22 maggio 1592: la sera dopo Giordano e' "al sicuro", in carcere. Non riacquistera' piu' la liberta' , la sua condizione peggiorera' con l' estradizione a Roma. Ma quali erano i peccati di questo "eretico e capo di eretici"? Ci sono accuse teologiche come le "erronee opinioni" sulla Trinita' e la divinita' di Cristo. Ma Bruno, non pago di aver dichiarato che la Bibbia altro non era che "un sogno", stando agli informatori, credeva nella trasmigrazione delle anime, al punto da non voler schiacciare nemmeno un "ragnetto" perche' anche in un piccolo animale "poteva esservi l' anima di qualche suo amico"; aveva attribuito un' anima alle cose, e forse all' intera Terra; sembrava non nascondere le sue simpatie per Caino contro Abele, perche' il primo era vegetariano e il secondo mangiava carne; riteneva che l' Inferno, come luogo di eterna pena, semplicemente non esistesse e che persino i diavoli, alla fine, si sarebbero salvati; teorizzava che Dio creasse in continuazione "infiniti mondi" ed entusiasticamente accettava "l' opinione copernicana" del moto della Terra... Emerge cosi' un ritratto ambiguo ma intrigante. Al contrario di non pochi storici che hanno fatto di Bruno, a seconda dei gusti, uno dei primi "eroi" della ragione scientifica o uno degli ultimi grandi maghi del Rinascimento, Luigi Firpo, nel ricostruire su documenti il processo, ha dato il giusto peso all' immagine che avevano i suoi nemici. Oggi, forse quel Bruno potrebbe piacere ai cultori dell' esoterismo come agli animalisti. Qualcuno ha cercato tracce della "setta dei Giordanisti" creata dall' infaticabile nolano; altri ha ipotizzato che Bruno fosse una sorta di agente segreto; un fumetto (credo un numero di Martin Myste' re) ha fatto dell' ex domenicano, che nel De vinculis aveva analizzato l' oscuro fascino che lega l' anima del dominato al suo dominatore, una sorta di antesignano del "controllo televisivo"! Ce n' e' per tutti i gusti, poiche' l' immaginazione di ognuno puo' dare forma e contenuto a quell' elusivo Paradiso ove Giordano morente (ma "martire e volentieri") confidava sarebbe "ascesa l' anima sua insieme col fumo" del rogo. Quando Firpo aveva cominciato (1948) la sua ricognizione, quelle fiamme continuavano a opporre i sostenitori del "libero pensiero" ai difensori della condotta della Chiesa di Roma. Spiazzando gli uni e gli altri, Firpo aveva intrapreso una puntuale ricostruzione . al di la' delle esagerazioni di delatori e accusatori . di quel dialogo che Bruno aveva intrapreso con la sua controparte, "una lunga e alterna disputa coi giudici e ancor piu' con se stesso". Lo studioso e' scomparso nel 1989, ma l' opera che oggi vede la luce, grazie all' attenta cura di Diego Quaglioni, restituisce l' immagine del Nolano come "grande esempio di coerenza". A motivare la "ribellione" di Bruno non fu pervicacia o follia, ma il bisogno di chiarire le proprie posizioni fino agli occhi della piu' alta autorita' del mondo cattolico. Poteva essere ascoltato con "benignita' "? Forse sarebbe stato piu' facile che Iddio perdonasse perfino i diavoli. Dopotutto (e questa e' la lezione morale di Luigi Firpo) Bruno fini' coll' impersonare la parte di chi difende "non opinioni filosofiche contingenti, ma il diritto dell' uomo di credere a cio' che pensa e non di pensare per forza quello cui altri vuole ch' egli creda".
LUIGI FIRPO, Il processo di Giordano Bruno, Salerno Editrice, Pagine XXVI 378, lire 30.000
Giorello Giulio
Pagina 14
(27 dicembre 1993) - Corriere della Sera