l’Unità 24.2.08
Viaggio negli ospedali romani
Pillola del giorno dopo, una chimera tra medici obiettori e lunghe attese
di Gioia Salvatori
La nostra ricerca per avere una prescrizione è durata 15 ore: c’è chi non l’ha prescritta perché non ginecologo, chi perché cattolico
Qualunque medico può prescriverla, al pronto soccorso, al consultorio, nell’ambulatorio del medico di famiglia. Di fatto, però, molti fanno obiezione di coscienza e per averla può non bastare neppure recarsi al pronto soccorso ginecologico. La pillola del giorno dopo è un anticoncezionale d’emergenza, niente a che vedere con aborto e Ru 486, ma la sua prescrizione a Roma, soprattutto la notte e nei weekend, è una chimera. L’odissea di coppie, donne sole e turiste alla ricerca della pillola che non c’è, può protrarsi per ore tra obiezioni di coscienza, per altro ammesse solo per la 194, e file.
Il nostro viaggio alla ricerca della prescrizione è durato una notte e mezza giornata, tra lunghi viali bui di grandi presidi ospedalieri da percorrere, portieri sonnacchiosi in guardiola, silenziosi corridoi d’ospedale e asettiche sale d’attesa. Dall’altra parte, la notte, c’è un infermiere di pronto soccorso che fa da filtro e ti consiglia di andare altrove, di giorno c’è un assistente sociale di consultorio, una donna solidale e cortese, che fa quello che può per aiutarti, in uffici pubblici tappezzati da manifesti sui servizi della Asl per bambini, famiglie e donne in maternità. Tra i medici c’è chi non prescrive la pillola del giorno dopo perché non è ginecologo, chi non la prescrive perché è obiettore e chi non la dà perché l’ospedale è cattolico. Con angoscia della povera malcapitata alle prese con una corsa contro il tempo, magari by night o nel traffico della Capitale. La pillola del giorno dopo, infatti, se presa entro 72 ore dal rapporto a rischio, nel 75 per cento dei casi evita la gravidanza ma è più efficace se si prende entro 12 ore. A noi, però, che l’abbiamo cercata la notte tra mercoledì e giovedì, sono servite 15 ore solo per avere la ricetta.
Prima tappa l’isola Tiberina, ospedale Fatebenefratelli, dove, essendo il presidio pubblico ma di proprietà dell’Ordine, già alla accettazione dicono: «No, qui non si dà è un ospedale cattolico». Al pronto soccorso del C.t.o. anche c’è un medico obiettore. Ce lo dice un infermiere chiamato dopo 30 minuti passati in anticamera, in attesa di parlare con «la dottoressa di turno». Ci consiglia di recarsi al Sant’Eugenio o al San Camillo, dove c’è il pronto soccorso ginecologico: «E magari la danno perché - dice - la può prescrivere solo il ginecologo. Vuoi parlare con i medico? Fai l’accettazione, compili il foglio e aspetti: codice bianco». Anche al San Giovanni c’è il pronto soccorso ginecologico, ma entrambi i medici in turno la notte tra mercoledì e giovedì, sono obiettori. «Inutile anche parlarci - dice l’infermiera dell’accettazione - vieni domattina al nostro ambulatorio per la pianificazione famigliare, o vai al consultorio di via Monza». È a via Monza che ci rechiamo l’indomani mattina ma l’assistente sociale prende il nome della malcapitata e dice che: «L’informazione data dal San Giovanni è improvvisata: qui il medico di turno, stamattina, è un pediatra». Dopo un rapido check dei consultori più vicini all’abitazione della paziente e una telefonata, arriva un appuntamento per il pomeriggio, ore 16.30, al consultorio del quartiere Garbatella. Qui, nel cuore della scuola resa nota dal film «I Cesaroni», dopo un’ora di attesa, la compilazione della cartella clinica e anche di un foglio sul consenso informato sui rischi del farmaco, arriva l’agognata ricetta con su scritto «Norlevo». Dopo 15 ore, 4 medici obiettori, tre ospedali visitati nella notte e informazioni sbagliate. «Ma sono stata sfortunata o è sempre così?». «Sempre così - dice il ginecologo non obiettore, sconsolato - Sembra che questo servizio debba ricadere solo sulle spalle dei consultori. Tutti obiettano ma non è mica un farmaco abortivo».
L’obiezione di coscienza, infatti, è prevista per la legge 194. Per la pillola del giorno dopo, ha stabilito il Comitato nazionale di bioetica, c’è la «clausola di coscienza», concetto più sfumato che si traduce, comunque, in un esonero del medico. Autorità ed istituzioni competenti, però, ha deliberato il Cnb, devono vigilare affinché l’esercizio della clausola di coscienza non si traduca di fatto nella restrizione delle libertà e diritti riconosciuti. Inoltre, si legge nel codice deontologico dei medici, l’obiettore deve fornire informazioni utili alla donna e non si può esonerare dalla prestazione se c’è grave e immediato nocumento per la sua salute.
Anche se non sempre vanno di pari passo mancata prescrizione della pillola del giorno dopo e obiezione per la legge 194, di fatto avere questo farmaco a Roma, con il 77, 7 per cento dei medici del Lazio obiettori, è complicato. Il metodo più sicuro per la prescrizione in tempi rapidi sono i medici di famiglia, che fanno la ricetta forti di una conoscenza clinica della paziente, e gli ambulatori per la 194. «Le controindicazioni di un aborto sono cento volte maggiori di quelle della pillola del giorno dopo - dice Pier Luigi Bartoletti della Fimmg Lazio - Le pazienti che rimangono incinte per mancata prescrizione della pillola del giorno dopo nonostante si siano mosse in tempo e abbiano seguito le indicazioni degli addetti ai lavori, a parer nostro possono citare il medico che gliel’ha negata se riescono a dimostrare il rapporto causa-effetto tra la mancata prescrizione e danni conseguenti».
Al pronto soccorso ginecologico dell’ospedale romano San Camillo c’è quasi sempre un medico non obiettore. Per avere la pillola si fa il normale triage: codice bianco e ticket di 25 euro più 12 per comprare la pillola in farmacia. «Come fa una ragazzina di 16 anni? - dice la responsabile del day hospital legge 194 del San Camillo, Giovanna Scassellati - Così non c’è prevenzione, per questo abbiamo chiesto al ministro Turco di declassare a farmaco da banco questa pillola e di abolire il ticket se viene prescritta al pronto soccorso. Il nostro appello è anche per le Regioni e le direzioni sanitarie. Alle donne invece dico: compratela prima e tenetela in casa. Una volta è venuta una spagnola respinta in 7 ospedali il giorno di Pasqua. Vallo a spiegare ai turisti, che in molti paesi europei trovano questo farmaco al banco, perché qui averlo è così difficile». Dal fronte i medici attendono il passaggio alla conferenza Stato regioni dello schema d’accordo per l’applicazione della legge 194 che prevede, tra l’altro, pillola del giorno dopo in pronto soccorso e guardie mediche e un medico non obiettore in ogni distretto sanitario.
Alle prese con la pillola che non si trova, intanto, ci sono coppie di tutte le età e tante giovanissime. «Nei nostri consultori - dice il direttore dell’Aied Roma, Enzo Spinelli - il sabato mattina c’è la fila degli universitari, in numero quasi pari a quanti ne vengono durante la settimana. Due settimane fa è venuta una coppia a cui in un ospedale avevano detto che la pillola del giorno dopo non esiste». Almeno, loro sanno che c’è una pillola del giorno dopo. Immigrate e rom, non sempre sono informate. «Non ho visto uteri bucati ma tanti tentativi, sempre negati, di aborto clandestino farmacologico - racconta un’infermiera dal pronto soccorso del San Camillo - soprattutto tra immigrate. Spesso le donne non sanno della pillola del giorno dopo e neppure che si può avere la prescrizione gratuita, senza il triage del pronto soccorso, all’ambulatorio della 194, che è quasi in ogni ospedale che pratica Ivg e dove è sicuro che ci sono medici non obiettori».
Avuta la ricetta bisogna andare in farmacia. Quella che i farmacisti non danno la pillola del giorno dopo, somiglia a una leggenda metropolitana: «L’abbiamo sempre venduta, non è un farmaco abortivo ma un anticoncezionale d’emergenza: allora non si dovrebbero vendere neppure gli altri anticoncezionali - dice una farmacista cattolica - Invece vendere la Ru 486, se dovesse essere messa in commercio, mi creerebbe un problema di coscienza, non credo la fornirei». Rispetto alla pillola del giorno dopo si esprime anche Federfarma: «Se c’è una ricetta medica non possiamo tirarci indietro - dice Annarosa Racca del consiglio di presidenza - Per i farmacisti non è prevista l’obiezione di coscienza: devono dare il farmaco e, qualora non l’avessero, procurarlo nel più breve tempo possibile». Tempo che magari è quello che resta tra il rapporto a rischio e le 12 ore successive, le più utili a evitare la gravidanza con la pillola del giorno dopo: «Quella che le donne, con la paura di una gravidanza indesiderata - dice l’infermiera del San Camillo - vorrebbero dopo cinque minuti». E invece trascinando l’angoscia lungo bui viali d’ospedale, asettiche sale d’attesa, medici obiettori e informazioni sbagliate, una donna, a Roma, capita che aspetti anche 15 ore.
Viaggio negli ospedali romani
Pillola del giorno dopo, una chimera tra medici obiettori e lunghe attese
di Gioia Salvatori
La nostra ricerca per avere una prescrizione è durata 15 ore: c’è chi non l’ha prescritta perché non ginecologo, chi perché cattolico
Qualunque medico può prescriverla, al pronto soccorso, al consultorio, nell’ambulatorio del medico di famiglia. Di fatto, però, molti fanno obiezione di coscienza e per averla può non bastare neppure recarsi al pronto soccorso ginecologico. La pillola del giorno dopo è un anticoncezionale d’emergenza, niente a che vedere con aborto e Ru 486, ma la sua prescrizione a Roma, soprattutto la notte e nei weekend, è una chimera. L’odissea di coppie, donne sole e turiste alla ricerca della pillola che non c’è, può protrarsi per ore tra obiezioni di coscienza, per altro ammesse solo per la 194, e file.
Il nostro viaggio alla ricerca della prescrizione è durato una notte e mezza giornata, tra lunghi viali bui di grandi presidi ospedalieri da percorrere, portieri sonnacchiosi in guardiola, silenziosi corridoi d’ospedale e asettiche sale d’attesa. Dall’altra parte, la notte, c’è un infermiere di pronto soccorso che fa da filtro e ti consiglia di andare altrove, di giorno c’è un assistente sociale di consultorio, una donna solidale e cortese, che fa quello che può per aiutarti, in uffici pubblici tappezzati da manifesti sui servizi della Asl per bambini, famiglie e donne in maternità. Tra i medici c’è chi non prescrive la pillola del giorno dopo perché non è ginecologo, chi non la prescrive perché è obiettore e chi non la dà perché l’ospedale è cattolico. Con angoscia della povera malcapitata alle prese con una corsa contro il tempo, magari by night o nel traffico della Capitale. La pillola del giorno dopo, infatti, se presa entro 72 ore dal rapporto a rischio, nel 75 per cento dei casi evita la gravidanza ma è più efficace se si prende entro 12 ore. A noi, però, che l’abbiamo cercata la notte tra mercoledì e giovedì, sono servite 15 ore solo per avere la ricetta.
Prima tappa l’isola Tiberina, ospedale Fatebenefratelli, dove, essendo il presidio pubblico ma di proprietà dell’Ordine, già alla accettazione dicono: «No, qui non si dà è un ospedale cattolico». Al pronto soccorso del C.t.o. anche c’è un medico obiettore. Ce lo dice un infermiere chiamato dopo 30 minuti passati in anticamera, in attesa di parlare con «la dottoressa di turno». Ci consiglia di recarsi al Sant’Eugenio o al San Camillo, dove c’è il pronto soccorso ginecologico: «E magari la danno perché - dice - la può prescrivere solo il ginecologo. Vuoi parlare con i medico? Fai l’accettazione, compili il foglio e aspetti: codice bianco». Anche al San Giovanni c’è il pronto soccorso ginecologico, ma entrambi i medici in turno la notte tra mercoledì e giovedì, sono obiettori. «Inutile anche parlarci - dice l’infermiera dell’accettazione - vieni domattina al nostro ambulatorio per la pianificazione famigliare, o vai al consultorio di via Monza». È a via Monza che ci rechiamo l’indomani mattina ma l’assistente sociale prende il nome della malcapitata e dice che: «L’informazione data dal San Giovanni è improvvisata: qui il medico di turno, stamattina, è un pediatra». Dopo un rapido check dei consultori più vicini all’abitazione della paziente e una telefonata, arriva un appuntamento per il pomeriggio, ore 16.30, al consultorio del quartiere Garbatella. Qui, nel cuore della scuola resa nota dal film «I Cesaroni», dopo un’ora di attesa, la compilazione della cartella clinica e anche di un foglio sul consenso informato sui rischi del farmaco, arriva l’agognata ricetta con su scritto «Norlevo». Dopo 15 ore, 4 medici obiettori, tre ospedali visitati nella notte e informazioni sbagliate. «Ma sono stata sfortunata o è sempre così?». «Sempre così - dice il ginecologo non obiettore, sconsolato - Sembra che questo servizio debba ricadere solo sulle spalle dei consultori. Tutti obiettano ma non è mica un farmaco abortivo».
L’obiezione di coscienza, infatti, è prevista per la legge 194. Per la pillola del giorno dopo, ha stabilito il Comitato nazionale di bioetica, c’è la «clausola di coscienza», concetto più sfumato che si traduce, comunque, in un esonero del medico. Autorità ed istituzioni competenti, però, ha deliberato il Cnb, devono vigilare affinché l’esercizio della clausola di coscienza non si traduca di fatto nella restrizione delle libertà e diritti riconosciuti. Inoltre, si legge nel codice deontologico dei medici, l’obiettore deve fornire informazioni utili alla donna e non si può esonerare dalla prestazione se c’è grave e immediato nocumento per la sua salute.
Anche se non sempre vanno di pari passo mancata prescrizione della pillola del giorno dopo e obiezione per la legge 194, di fatto avere questo farmaco a Roma, con il 77, 7 per cento dei medici del Lazio obiettori, è complicato. Il metodo più sicuro per la prescrizione in tempi rapidi sono i medici di famiglia, che fanno la ricetta forti di una conoscenza clinica della paziente, e gli ambulatori per la 194. «Le controindicazioni di un aborto sono cento volte maggiori di quelle della pillola del giorno dopo - dice Pier Luigi Bartoletti della Fimmg Lazio - Le pazienti che rimangono incinte per mancata prescrizione della pillola del giorno dopo nonostante si siano mosse in tempo e abbiano seguito le indicazioni degli addetti ai lavori, a parer nostro possono citare il medico che gliel’ha negata se riescono a dimostrare il rapporto causa-effetto tra la mancata prescrizione e danni conseguenti».
Al pronto soccorso ginecologico dell’ospedale romano San Camillo c’è quasi sempre un medico non obiettore. Per avere la pillola si fa il normale triage: codice bianco e ticket di 25 euro più 12 per comprare la pillola in farmacia. «Come fa una ragazzina di 16 anni? - dice la responsabile del day hospital legge 194 del San Camillo, Giovanna Scassellati - Così non c’è prevenzione, per questo abbiamo chiesto al ministro Turco di declassare a farmaco da banco questa pillola e di abolire il ticket se viene prescritta al pronto soccorso. Il nostro appello è anche per le Regioni e le direzioni sanitarie. Alle donne invece dico: compratela prima e tenetela in casa. Una volta è venuta una spagnola respinta in 7 ospedali il giorno di Pasqua. Vallo a spiegare ai turisti, che in molti paesi europei trovano questo farmaco al banco, perché qui averlo è così difficile». Dal fronte i medici attendono il passaggio alla conferenza Stato regioni dello schema d’accordo per l’applicazione della legge 194 che prevede, tra l’altro, pillola del giorno dopo in pronto soccorso e guardie mediche e un medico non obiettore in ogni distretto sanitario.
Alle prese con la pillola che non si trova, intanto, ci sono coppie di tutte le età e tante giovanissime. «Nei nostri consultori - dice il direttore dell’Aied Roma, Enzo Spinelli - il sabato mattina c’è la fila degli universitari, in numero quasi pari a quanti ne vengono durante la settimana. Due settimane fa è venuta una coppia a cui in un ospedale avevano detto che la pillola del giorno dopo non esiste». Almeno, loro sanno che c’è una pillola del giorno dopo. Immigrate e rom, non sempre sono informate. «Non ho visto uteri bucati ma tanti tentativi, sempre negati, di aborto clandestino farmacologico - racconta un’infermiera dal pronto soccorso del San Camillo - soprattutto tra immigrate. Spesso le donne non sanno della pillola del giorno dopo e neppure che si può avere la prescrizione gratuita, senza il triage del pronto soccorso, all’ambulatorio della 194, che è quasi in ogni ospedale che pratica Ivg e dove è sicuro che ci sono medici non obiettori».
Avuta la ricetta bisogna andare in farmacia. Quella che i farmacisti non danno la pillola del giorno dopo, somiglia a una leggenda metropolitana: «L’abbiamo sempre venduta, non è un farmaco abortivo ma un anticoncezionale d’emergenza: allora non si dovrebbero vendere neppure gli altri anticoncezionali - dice una farmacista cattolica - Invece vendere la Ru 486, se dovesse essere messa in commercio, mi creerebbe un problema di coscienza, non credo la fornirei». Rispetto alla pillola del giorno dopo si esprime anche Federfarma: «Se c’è una ricetta medica non possiamo tirarci indietro - dice Annarosa Racca del consiglio di presidenza - Per i farmacisti non è prevista l’obiezione di coscienza: devono dare il farmaco e, qualora non l’avessero, procurarlo nel più breve tempo possibile». Tempo che magari è quello che resta tra il rapporto a rischio e le 12 ore successive, le più utili a evitare la gravidanza con la pillola del giorno dopo: «Quella che le donne, con la paura di una gravidanza indesiderata - dice l’infermiera del San Camillo - vorrebbero dopo cinque minuti». E invece trascinando l’angoscia lungo bui viali d’ospedale, asettiche sale d’attesa, medici obiettori e informazioni sbagliate, una donna, a Roma, capita che aspetti anche 15 ore.