sabato 16 febbraio 2008

Blitz in ospedale, il governo riferisce alla Camera

Blitz in ospedale, il governo riferisce alla Camera

Il Messaggero del 15 febbraio 2008, pag. 9

di Raffaele Indofi
Approda a Montecitorio il blitz antabortista al policlinico di Napoli. Il governo riferirà in commisione alla Camera. Mentre non si placa la polemica e cresce la mobilitazione delle donne che scendono in piazza in molte città fra cui Napoli e Roma. Nella capitale non sono mancati momenti di alta tensione fra le manifestanti delle associazioni femminili e forze dell’ordine. Sul blitz dibattito acceso anche ieri fra gli opposti schieramenti. Il presidente della Camera Fausto Bertinotti ammonisce: «No alle crociate ideologiche». E spiega: «Credo che sia cresciuta giustamente una indignazione nelle parti più sensibili del Paese. È stata fatta una offesa al dolore di una donna che ha fatto una scelta drammatica che deve essere rispettata. Si preferisce, invece, fare violenza su una donna in nome di una crociata ideologica».
Parla di «grave segnale nel Paese» anche il segretario nazionale della Cgil Guglielmo Epifani, mentre il gruppo del Prc al Senato presenta un’interrogazione al ministro della Giustizia sui motivi del blitz e i provvedimenti da prendere nei confronti dei responsabili. Difende la 194 Walter Veltroni che definisce la legge «utile ed equilibrata». «La 194 - ricorda il leader del Pd - ha ridotto del 45 per cento il numero delle interruzioni volontarie di gravidanza e ha cancellato la piaga degli aborti clandestini».
«Riformiamo la legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza. Ma all'insegna anche della pillola del giorno dopo e della possibilità di ricorrere all'aborto farmacologico con la Ru486»: così il segretario dei radicali italiani Rita Bernardini, intervenuta ieri alla manifestazione romana davanti al ministero della Salute, a difesa della legge 194. «La legge dovrebbe essere riformata - incalza Bernardini - per dare più opportunità di scelta alle donne. C'è - accusa - un'ipocrisia in giro. La campagna che sta facendo Giuliano Ferrara con grande abilità - conclude - passa sopra il corpo delle donne».
Sempre alla manifestazione di Roma l'assessore alla Cultura, Spettacolo e Sport della Regione Lazio, consigliere regionale di Sinistra Democratica, Giulia Rodano, parla di «attacco frontale al diritto delle donne alla salute e al loro diritto di scelta. Un attacco di cui l'episodio del Policlinico di Napoli è il più eclatante ma certo non il solo». «Si tratta, infatti, di un clima complessivo che tutte le forze politiche, senza distinzione, devono impegnarsi a rasserenare in questa campagna elettorale - continua Rodano - iniziando col circondare di solidarietà le donne costrette ad abortire».
«Nessuno vuole abolire la legge 194 ed è sorprendente che il ministro della Salute si presti a iniziative strumentali», accusa la senatrice Maria Alberti Casellati, vice presidente del gruppo di Forza Italia. Di segno opposto il commento del senatore del Pd Massimo Brutti: «Voglio esprimere piena adesione alla manifestazione delle donne, è giusto dire basta all’oscurantismo». E dal presidente della commissione Sanità del Senato Ignazio Marino arriva la proposta di «obiezione di coscienza» per le forze dell’ordine in casi come quello di Napoli.
Il capogruppo dell’Udc, Luca Volontè e Giuliano Ferrara, dal canto loro, insistono. Per loro l’aborto al policlinico di Napoli resta un caso di eugenetica. Ferrara porta avanti la sua battaglia per la vita con un annuncio-shock e una decisione. L’annuncio: «Mi sottoporrò - dice - alle analisi del sangue perchè penso di avere la sindrome di Klinefelter», la stessa malattia diagnosticata al feto abortito a Napoli. Ma la provocazione va oltre: Ferrara ha annunciato che la foto dei suoi testicoli, «emblemi della malattia che ha portato all'aborto terapeutico di Napoli, verrà pubblicata sul «Foglio». La decisione: presenterà le liste «pro life» solo al Senato in Lombardia e Lazio, senza alcun accordo con altri partiti. Contro Ferrara si esprime un antiabortista come il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni che non condivide la lista «pro-life» pur essendo delle stesse idee di Ferrara riguardo alla legge 194. Un segnale del clima che si surriscalda arriva da Padova: scritte con minacce contro Ferrara sono comparse in vari punti della città.