Aborto, in campo le donne
di Eleonora Martini
Il Manifesto del 14/02/2008
Cresce l'indignazione per l'irruzione della polizia al Policlinico di Napoli e la campagna contro la legge 194. Oggi una manifestazione nel capoluogo campano, sit-in a Roma, Bologna e Milano
Il passaparola delle donne viaggia di nuovo su internet. Come era avvenuto per la grande manifestazione contro la violenza di novembre scorso a Roma, così anche ieri l'indignazione per l'intervento della polizia nel reparto di Ostetricia del Policlinico Federico II di Napoli a caccia di donne assassine e feti da rianimare è cresciuta on line e si è trasformata in mobilitazione di massa. Per tutto il giorno non hanno smesso di squillare i telefoni della Cgil di Roma e Lazio, dove si raccoglievano le adesioni alla manifestazione organizzata dall'Udi (Unione donne in Italia) e dall'Assemblea permanente delle donne napoletane che si terrà oggi alle 17 in piazza Vanvitelli a Napoli. E decine di persone hanno prenotato un posto sui treni organizzati in rappresentanza delle camere del lavoro territoriali. Contemporaneamente altri sit-in di protesta si terranno oggi a Roma, Bologna e Milano. Mentre l'Arcidonna lancia per l'8 marzo un appuntamento nazionale in difesa della legge 194, e per lo stesso motivo è stato indetto per venerdì prossimo alle 10 un presidio di protesta davanti al Secondo Policlinico di Napoli. Insomma, «la mobilitazione è spontanea e si sta organizzando via via», come ha raccontato Pina Nuzzo dell'Udi.
«Chiunque vada al governo sappia - avverte Stefania Cantatore dell'Udi di Napoli - che le femministe di questo Paese non abbasseranno la guardia perché sia la destra che la sinistra non hanno affrontato il problema strutturale, quello del potere maschile». Evidentemente, malgrado «il clima che sta montando contro le donne nel nostro Paese», nessuno si aspettava di assistere a un episodio così inquietante come quello napoletano. Come se a capo del ministero della Sanità ci fosse già Giuliano Ferrara. Tanto che ieri qualche flebile voce di protesta si è levata perfino da alcuni esponenti del Popolo delle libertà. A sinistra invece l'indignazione è forte ed evidente. «Quanto avvenuto a Napoli è una vera e propria dichiarazione di guerra. Una violenza contro il corpo delle donne, istigata dalla crociata per la moratoria sull'aborto», hanno scritto nel comunicato finale dell'assemblea che si è svolta ieri pomeriggio presso la Casa internazionale delle donne e alla fine della quale è stato deciso di indire una manifestazione per oggi alle 17 davanti al ministero della Salute. Stesso orario per l'appuntamento della Rete delle donne di Bologna davanti al reparto di ginecologia dell'Ospedale Sant'Orsola, considerato un luogo emblematico della sofferenza aggiuntiva a cui sempre più spesso sono sottoposte le donne che vivono il dramma dell'aborto: per il numero ragguardevole di medici obiettori di coscienza e per le incursioni dei cattolici oltranzisti con i loro rosari e le loro gigantografie di feti. A Milano invece l'appuntamento è doppio: c'è chi vuole manifestare - senza autorizzazione - davanti alla clinica Mangiagalli, che per prima in Italia ha introdotto un codice di autoregolamentazione per fissare il limite dell'interruzione di gravidanza alla 22esima settimana. Sono collettivi di femministe e lesbiche e si vedranno lì alle 17. La Rete delle donne della Lombardia invece, che comprende l'Udi, Sinistra arcobaleno e Usciamo dal silenzio, ha fissato un sit-in in piazza San Babila alle 18.
E anche la sinistra di governo reagisce: la sottosegretaria alla Famiglia Chiara Acciarini annuncia che sarà presente alla manifestazione di Napoli, mentre il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero invia la sua adesione considerando l'episodio «un pesante attacco alla dignità delle donne e ai loro diritti». Forse per questo anche Walter Veltroni - nella «terza Camera» di Bruno Vespa - non ha potuto fare altro che dire, rispondendo a una domanda sull'aborto: «Penso che la 194 è un'ottima legge, che ha ridotto del 45% il numero degli aborti. Fermiamoci qui e non trasciniamo questi temi in campagna elettorale».
di Eleonora Martini
Il Manifesto del 14/02/2008
Cresce l'indignazione per l'irruzione della polizia al Policlinico di Napoli e la campagna contro la legge 194. Oggi una manifestazione nel capoluogo campano, sit-in a Roma, Bologna e Milano
Il passaparola delle donne viaggia di nuovo su internet. Come era avvenuto per la grande manifestazione contro la violenza di novembre scorso a Roma, così anche ieri l'indignazione per l'intervento della polizia nel reparto di Ostetricia del Policlinico Federico II di Napoli a caccia di donne assassine e feti da rianimare è cresciuta on line e si è trasformata in mobilitazione di massa. Per tutto il giorno non hanno smesso di squillare i telefoni della Cgil di Roma e Lazio, dove si raccoglievano le adesioni alla manifestazione organizzata dall'Udi (Unione donne in Italia) e dall'Assemblea permanente delle donne napoletane che si terrà oggi alle 17 in piazza Vanvitelli a Napoli. E decine di persone hanno prenotato un posto sui treni organizzati in rappresentanza delle camere del lavoro territoriali. Contemporaneamente altri sit-in di protesta si terranno oggi a Roma, Bologna e Milano. Mentre l'Arcidonna lancia per l'8 marzo un appuntamento nazionale in difesa della legge 194, e per lo stesso motivo è stato indetto per venerdì prossimo alle 10 un presidio di protesta davanti al Secondo Policlinico di Napoli. Insomma, «la mobilitazione è spontanea e si sta organizzando via via», come ha raccontato Pina Nuzzo dell'Udi.
«Chiunque vada al governo sappia - avverte Stefania Cantatore dell'Udi di Napoli - che le femministe di questo Paese non abbasseranno la guardia perché sia la destra che la sinistra non hanno affrontato il problema strutturale, quello del potere maschile». Evidentemente, malgrado «il clima che sta montando contro le donne nel nostro Paese», nessuno si aspettava di assistere a un episodio così inquietante come quello napoletano. Come se a capo del ministero della Sanità ci fosse già Giuliano Ferrara. Tanto che ieri qualche flebile voce di protesta si è levata perfino da alcuni esponenti del Popolo delle libertà. A sinistra invece l'indignazione è forte ed evidente. «Quanto avvenuto a Napoli è una vera e propria dichiarazione di guerra. Una violenza contro il corpo delle donne, istigata dalla crociata per la moratoria sull'aborto», hanno scritto nel comunicato finale dell'assemblea che si è svolta ieri pomeriggio presso la Casa internazionale delle donne e alla fine della quale è stato deciso di indire una manifestazione per oggi alle 17 davanti al ministero della Salute. Stesso orario per l'appuntamento della Rete delle donne di Bologna davanti al reparto di ginecologia dell'Ospedale Sant'Orsola, considerato un luogo emblematico della sofferenza aggiuntiva a cui sempre più spesso sono sottoposte le donne che vivono il dramma dell'aborto: per il numero ragguardevole di medici obiettori di coscienza e per le incursioni dei cattolici oltranzisti con i loro rosari e le loro gigantografie di feti. A Milano invece l'appuntamento è doppio: c'è chi vuole manifestare - senza autorizzazione - davanti alla clinica Mangiagalli, che per prima in Italia ha introdotto un codice di autoregolamentazione per fissare il limite dell'interruzione di gravidanza alla 22esima settimana. Sono collettivi di femministe e lesbiche e si vedranno lì alle 17. La Rete delle donne della Lombardia invece, che comprende l'Udi, Sinistra arcobaleno e Usciamo dal silenzio, ha fissato un sit-in in piazza San Babila alle 18.
E anche la sinistra di governo reagisce: la sottosegretaria alla Famiglia Chiara Acciarini annuncia che sarà presente alla manifestazione di Napoli, mentre il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero invia la sua adesione considerando l'episodio «un pesante attacco alla dignità delle donne e ai loro diritti». Forse per questo anche Walter Veltroni - nella «terza Camera» di Bruno Vespa - non ha potuto fare altro che dire, rispondendo a una domanda sull'aborto: «Penso che la 194 è un'ottima legge, che ha ridotto del 45% il numero degli aborti. Fermiamoci qui e non trasciniamo questi temi in campagna elettorale».