Il pressing integralista
Il Manifesto del 13 febbraio 2008, pag. 1
di Aurelio Mancuso
E' di fatto iniziata la campagna elettorale e non manca il protagonismo, in verità un po' confuso di Vaticano e Cei, per condizionare partiti, alleanze, patti, e naturalmente scelta di candidati. Tra la scandalosa campagna sulla moratoria sull'aborto lanciata da tempo da Giuliano Ferrara, che ora addirittura vuole presentarsi alle elezioni con una lista ad hoc, le dichiarazioni della solita Binetti, e l'equilibrismo interessato di Berlusconi, sono abbastanza chiari i sommovimenti in atto nel cattolicesimo italiano.
Plasmati dal Pd alla Destra di Storace (e promotori della Rosa Bianca e altro) i cattolici tridentini, si preparano a una straordinaria operazione politica, ben orchestrata da Ruini (che anche se un po' infastidito da uno scettico e irritato Bertone) che potrebbe ottenere un clamoroso e determinante risultato: accrescere ulteriormente il numero e il peso dei parlamentari direttamente dipendenti dalla gerarchia. Un vero e proprio golpe «bianco», che ridicolizza nei fatti le norme presenti nella Costituzione e nei Patti Lateranensi riformati con il governo Craxi. In un paese confuso, frammentato, alle prese con una grave perdita di potere d'acquisto dei salari, di precarietà economica e di senso di milioni di ragazze e dì ragazzi, il progetto può vincere agevolmente, perché la sinistra si presenta ancora troppo, in questi primi giorni di campagna elettorale, come elemento resistenziale, non di nuova proposta politica.
Implorare i dirigenti della Sinistra Arcobaleno, delle altre formazioni laiche e progressiste, le sempre più ristrette riserve riformiste presenti nel Pd, di reagire con una vasta iniziativa culturale e sociale è un dovere per chi lavorando nell'associazionismo sociale, percepisce da lontano il rumore di una potente valanga che può travolgere tutte e tutti.
Se davvero l'implosione dell'Unione è stata ritenuta inevitabile, può il blocco sociale, culturale e politico che per la gran parte l'ha sostenuta essere consegnato alla neutralità valoriale, mentre avanza il moderno progetto di stabile presa di potere del de ralicalismo reazionario?
Può il Pd pensare, che mantenendo dentro di se una truppa di esponenti politici che rispondono non alle regole dei partiti e della democrazia, ma alla teocrazia vaticana, di poter essere percepito almeno come un vero baluardo della difesa difesa della laicità dello stato?
Come è stato possibile, e la domanda è posta anche alla Sinistra Arcobaleno, ai socialisti, ai radicali, che conquiste come la 194, siano attaccate in questo modo senza un'efficace risposta? Lo ripeteremo fino alla nausea, non è sufficiente, anzi a questo punto è dannoso, mettersi nella condizione di dover «difendere», laicità, 194, diritti civili e di libertà; e poi toccherà al divorzio, e poi...
Un'idea precisa di convivenza e pluralismo sociale circola ancora tra di noi? Certo bisogna pensare ai salari, alle questioni economiche e finanziarie, al welfare, e cosi via, ma se non si è portatrici e portatori di pochi ma essenziali valori sulla vita, sul futuro, sull'umanità, l'unica risposta forte, per i tratti storici di questo paese, è quella fornita dalla chiesa e dalle destre politiche e sociali.
Tutto ciò non salverà la gerarchia cattolica dal disastro spirituale in cui ha spinto il popolo di dio in Italia, tra simonia dilagante e revisionismo teologico, dove le chiese si svuotano, la fiducia verso l'istituzione si assottiglia, e si rimpolpano le fila dei movimenti ecclesiali sempre più estremisti. Il messaggio evangelico è ridotto a talk show delle coscienze, inseguendo la cultura del neo protestantesimo americano, anche questo zeppo di soldi e spaventosamente cattivo maestro. Il silenzio assordante dei cattolici conciliari, che spaventati si rannicchiano nelle sicure e tante parrocchie, istituzioni, ordini e fondazioni, la dice lunga su quale speranza si possa coltivare nel medio periodo sii un cambiamento di rotta.
A meno che intervenga lo spirito santo, che stanco di esser molestato dalla numeraria dell'Opus Dei, decida di raccogliere l'appello disperato di tante e tanti credenti, spossati dalle blasfeme strumentalizzazioni del sentimento religioso. Per ora però dilaga la mondanità, che propone vanesie sfilate di moda, con tanto di troni dorati da far invidia a Maria De Filippi.
La sinistra, quindi, prima di chiedere consensi, ha il dovere di chiarire da che parte sta, perché potrebbe accorgersi, con grande stupore di classi dirigenti troppo in sintonia con il chiacchiericcio devastante delle coorti ristrette dei palazzi, che c'è un popolo che vorrebbero dare di nuovo un'occasione al cambiamento, senza ma anche, senza inutili oltranzismi d'antan: sarebbero sufficienti la chiarezza e la linearità.
Il Manifesto del 13 febbraio 2008, pag. 1
di Aurelio Mancuso
E' di fatto iniziata la campagna elettorale e non manca il protagonismo, in verità un po' confuso di Vaticano e Cei, per condizionare partiti, alleanze, patti, e naturalmente scelta di candidati. Tra la scandalosa campagna sulla moratoria sull'aborto lanciata da tempo da Giuliano Ferrara, che ora addirittura vuole presentarsi alle elezioni con una lista ad hoc, le dichiarazioni della solita Binetti, e l'equilibrismo interessato di Berlusconi, sono abbastanza chiari i sommovimenti in atto nel cattolicesimo italiano.
Plasmati dal Pd alla Destra di Storace (e promotori della Rosa Bianca e altro) i cattolici tridentini, si preparano a una straordinaria operazione politica, ben orchestrata da Ruini (che anche se un po' infastidito da uno scettico e irritato Bertone) che potrebbe ottenere un clamoroso e determinante risultato: accrescere ulteriormente il numero e il peso dei parlamentari direttamente dipendenti dalla gerarchia. Un vero e proprio golpe «bianco», che ridicolizza nei fatti le norme presenti nella Costituzione e nei Patti Lateranensi riformati con il governo Craxi. In un paese confuso, frammentato, alle prese con una grave perdita di potere d'acquisto dei salari, di precarietà economica e di senso di milioni di ragazze e dì ragazzi, il progetto può vincere agevolmente, perché la sinistra si presenta ancora troppo, in questi primi giorni di campagna elettorale, come elemento resistenziale, non di nuova proposta politica.
Implorare i dirigenti della Sinistra Arcobaleno, delle altre formazioni laiche e progressiste, le sempre più ristrette riserve riformiste presenti nel Pd, di reagire con una vasta iniziativa culturale e sociale è un dovere per chi lavorando nell'associazionismo sociale, percepisce da lontano il rumore di una potente valanga che può travolgere tutte e tutti.
Se davvero l'implosione dell'Unione è stata ritenuta inevitabile, può il blocco sociale, culturale e politico che per la gran parte l'ha sostenuta essere consegnato alla neutralità valoriale, mentre avanza il moderno progetto di stabile presa di potere del de ralicalismo reazionario?
Può il Pd pensare, che mantenendo dentro di se una truppa di esponenti politici che rispondono non alle regole dei partiti e della democrazia, ma alla teocrazia vaticana, di poter essere percepito almeno come un vero baluardo della difesa difesa della laicità dello stato?
Come è stato possibile, e la domanda è posta anche alla Sinistra Arcobaleno, ai socialisti, ai radicali, che conquiste come la 194, siano attaccate in questo modo senza un'efficace risposta? Lo ripeteremo fino alla nausea, non è sufficiente, anzi a questo punto è dannoso, mettersi nella condizione di dover «difendere», laicità, 194, diritti civili e di libertà; e poi toccherà al divorzio, e poi...
Un'idea precisa di convivenza e pluralismo sociale circola ancora tra di noi? Certo bisogna pensare ai salari, alle questioni economiche e finanziarie, al welfare, e cosi via, ma se non si è portatrici e portatori di pochi ma essenziali valori sulla vita, sul futuro, sull'umanità, l'unica risposta forte, per i tratti storici di questo paese, è quella fornita dalla chiesa e dalle destre politiche e sociali.
Tutto ciò non salverà la gerarchia cattolica dal disastro spirituale in cui ha spinto il popolo di dio in Italia, tra simonia dilagante e revisionismo teologico, dove le chiese si svuotano, la fiducia verso l'istituzione si assottiglia, e si rimpolpano le fila dei movimenti ecclesiali sempre più estremisti. Il messaggio evangelico è ridotto a talk show delle coscienze, inseguendo la cultura del neo protestantesimo americano, anche questo zeppo di soldi e spaventosamente cattivo maestro. Il silenzio assordante dei cattolici conciliari, che spaventati si rannicchiano nelle sicure e tante parrocchie, istituzioni, ordini e fondazioni, la dice lunga su quale speranza si possa coltivare nel medio periodo sii un cambiamento di rotta.
A meno che intervenga lo spirito santo, che stanco di esser molestato dalla numeraria dell'Opus Dei, decida di raccogliere l'appello disperato di tante e tanti credenti, spossati dalle blasfeme strumentalizzazioni del sentimento religioso. Per ora però dilaga la mondanità, che propone vanesie sfilate di moda, con tanto di troni dorati da far invidia a Maria De Filippi.
La sinistra, quindi, prima di chiedere consensi, ha il dovere di chiarire da che parte sta, perché potrebbe accorgersi, con grande stupore di classi dirigenti troppo in sintonia con il chiacchiericcio devastante delle coorti ristrette dei palazzi, che c'è un popolo che vorrebbero dare di nuovo un'occasione al cambiamento, senza ma anche, senza inutili oltranzismi d'antan: sarebbero sufficienti la chiarezza e la linearità.