Religione: il Rischio Fondamentalismo
I fondamentalismi religiosi si assomigliano tutti: ingozzati di una fede che si trova al supermarket, in preda alla febbre del visibile (più che dell' invisibile), frugano in quegli enigmi di superficie che loro chiamano salvezza. Non è più religione, è indottrinamento, lavaggio del cervello, forma degradata di saggezza. Il documentario «Jesus camp», diretto da Heidi Ewing e Rachel Grady (Cult, canale 142 di Sky, lunedì, ore 21) racconta alcuni rituali del movimento cristiano-evangelico, una delle principali forze d' urto di questo fermento che percorre gli Stati Uniti. E lo fa seguendo un gruppo di ragazzini al campeggio estivo «Kids on Fire» a Devil' s Lake, in Nord Dakota, dove i bambini, dai sei anni in su, imparano come si diventa «soldati» nell' esercito di Dio, come si «riconquista l' America per Cristo», come si riconosce e si coltiva il proprio dono profetico, e come si diventa parte del futuro politico del proprio Paese. Un numero crescente di cristiani-evangelici, infatti, considera di vitale importanza puntare sul proselitismo tra i giovani e i giovanissimi per impedire che la cultura di massa, giudicata sempre meno incline alla spiritualità e sempre più schiava del consumismo, prevalga all' interno della società a stelle e strisce. A guida di questo progetto c' è Becky Fisher, ex imprenditrice e oggi pastore a tempo pieno, tra le prime a riconoscere il potenziale offerto dai bambini come ferventi missionari e ministri del Vangelo. Dice una bambina, molto piccola: «È come se ci addestrassero a diventare guerrieri ma in modo divertente: molto bello». Certo, tutto ha la parvenza di un gioco, anche se i bambini vengono trascinanti al pianto, in una sorta di catarsi coatta, e appaiono terrorizzati di fronte ai racconti del pastore. Che li invita a odiare Harry Potter (la magia è contro la fede!), che li educa all' intolleranza, alla brutalità del pensiero, al provincialismo. È come se questa corpulenta Becky Fisher, dopo aver gestito per molto tempo un motel e una stazione radio, si volesse ora vendicare sugli altri delle sue passate incertezze, delle sue passate paure. Nel brandire la spada per la fede c' è sempre il rischio di uscire fuori di metafora.
www.corriere.it/grasso
Grasso Aldo
Corriere della Sera - 23 maggio 2007, Pagina 47
I fondamentalismi religiosi si assomigliano tutti: ingozzati di una fede che si trova al supermarket, in preda alla febbre del visibile (più che dell' invisibile), frugano in quegli enigmi di superficie che loro chiamano salvezza. Non è più religione, è indottrinamento, lavaggio del cervello, forma degradata di saggezza. Il documentario «Jesus camp», diretto da Heidi Ewing e Rachel Grady (Cult, canale 142 di Sky, lunedì, ore 21) racconta alcuni rituali del movimento cristiano-evangelico, una delle principali forze d' urto di questo fermento che percorre gli Stati Uniti. E lo fa seguendo un gruppo di ragazzini al campeggio estivo «Kids on Fire» a Devil' s Lake, in Nord Dakota, dove i bambini, dai sei anni in su, imparano come si diventa «soldati» nell' esercito di Dio, come si «riconquista l' America per Cristo», come si riconosce e si coltiva il proprio dono profetico, e come si diventa parte del futuro politico del proprio Paese. Un numero crescente di cristiani-evangelici, infatti, considera di vitale importanza puntare sul proselitismo tra i giovani e i giovanissimi per impedire che la cultura di massa, giudicata sempre meno incline alla spiritualità e sempre più schiava del consumismo, prevalga all' interno della società a stelle e strisce. A guida di questo progetto c' è Becky Fisher, ex imprenditrice e oggi pastore a tempo pieno, tra le prime a riconoscere il potenziale offerto dai bambini come ferventi missionari e ministri del Vangelo. Dice una bambina, molto piccola: «È come se ci addestrassero a diventare guerrieri ma in modo divertente: molto bello». Certo, tutto ha la parvenza di un gioco, anche se i bambini vengono trascinanti al pianto, in una sorta di catarsi coatta, e appaiono terrorizzati di fronte ai racconti del pastore. Che li invita a odiare Harry Potter (la magia è contro la fede!), che li educa all' intolleranza, alla brutalità del pensiero, al provincialismo. È come se questa corpulenta Becky Fisher, dopo aver gestito per molto tempo un motel e una stazione radio, si volesse ora vendicare sugli altri delle sue passate incertezze, delle sue passate paure. Nel brandire la spada per la fede c' è sempre il rischio di uscire fuori di metafora.
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Grasso Aldo
Corriere della Sera - 23 maggio 2007, Pagina 47