Eutanasia, aborto e Benedetto: io speriamo che rinasca la Dc...
Liberazione del 13 dicembre 2006, pag. 1
di Antonella Marrone
Nel messaggio per la giornata della pace mondiale, ieri mattina, il Papa Benedetto XVI ha detto la sua su molte cose. Dal nucleare alla condizione della donna, dalla fame nel mondo alle diseguaglianze sociali. Ha espresso posizioni di estrema saggezza e di grande apertura mentale confrontate, ad esempio, con i giudizi, sulle stesse materie, di alcuni parlamentari italiani. Ma è pur sempre il Papa e il suo è un punto di vista particolare. Quando parla di aborto ed eutanasia, e, più in generale, di quei temi oggi detti “eticamente sensibili”, Benedetto XVI esprime le posizioni più fondamentaliste tra quelle che, il capo della Chiesa Cattolica, avrebbe potuto esprimere. Dire che aborto ed eutanasia sono una minaccia per la pace va molto oltre la previdibile contrarietà ad un modo laico di intervenire su questi temi. «L’aborto e la sperimentazione sugli embrioni costituiscono la diretta negazione dell’atteggiamento di accoglienza verso l’altro che è indispensabile per instaurare durevoli rapporti di pace - scrive nel messaggio - Il rispetto del diritto alla vita in ogni sua fase stabilisce un punto fermo di decisiva importanza: la vita è un dono di cui il soggetto non ha la completa disponibilità. Il diritto alla vita e alla libera espressione della propria fede in Dio non è in potere dell’uomo. La pace ha bisogno che si stabilisca un chiaro confine tra ciò che è disponibile e ciò che non lo è: saranno così evitate intromissioni inaccettabili in quel patrimonio di valori che è proprio dell’uomo in quanto tale». Benedetto XVI non si preoccupa di apparire tollerante, né eticamente né ”politicamente”. Il suo è un discorso onestamente integralista. Quello di un Papa cui è capitato di guidare la Chiesa all’inizio del terzo millennio, in un mondo che a tratti va avanti, ma che molto spesso torna indietro. Un mondo contraddittorio, in crisi, probabilmente alle soglie di un bivio. I detrattori di Benedetto XVI dicono che le sue ingerenze nella vita politica del nostro paese (all’estero, per esempio nella cattolicissima Spagna, non ha così gran seguito tra partiti e parlamentari) stanno diventando troppo frequenti, invasive. Ma è un Papa che esprime liberamente il suo pensiero. Il dubbio semmai è un altro: e se il problema non fosse il Papa che ”esterna”, ma il nostro paese, o meglio quella larga parte del nostro paese che ha perso ”dignità” laica e si fa bello sui temi “eticamente sensibili” più per il numero degli elettori che per solidi principi morali?
Ieri Fassino ha scritto sul Riformista: «Cerco soluzioni condivise perché su temi antropologici ed eticamente sensibili che riguardano la vita e la morte, la generazione umana... si ha il dovere di cercare soluzioni che tengano conto dei diversi approcci culturali, etici, religiosi, sforzandosi di rispettare le scelte di vita di ciascuno senza al tempo stesso lacerare la società e i suoi fondamenti coesivi». Ma come può una legge imporre la propria volontà nelle scelte di vita? Può una legge obbligare qualcuna ad abortire o a ricorrere alla fecondazione assistita? Può una legge obbligare qualcuno a togliersi la vita? No. Le leggi, liberali e eticamente sensibil, ci sono proprio per garantire la scelta. Di chi è cattolico e di chi non lo è. E torniamo al dubbio: e se tutte queste prese di posizione della Chiesa non fossero altro che un sottile, subliminale indirizzo per un nuovo nascente partito centrista di forte ispirazione cattolica? Sapete chi diede una spinta decisiva alla nascita del Partito Popolare (futura Dc) in Italia? Benedetto XV che abrogò il “non -expedit” di Pio IX e, senza aderire né sabotare, lasciò che Don Sturzo mettesse in moto quella gigantesca macchina politica che avrebbe permeato di sé la storia italiana del ventesimo secolo. Per il Papa della grande guerra, però, fu un po’ più facile: non c’erano i Ds a contaminare, seppur lievemente, il cattolicesimo puro dei popolari dell’epoca. Benedetto XVI, invece, non ha Don Sturzo davanti a sé, ma Casini, Cesa e Rutelli, e inoltre se la deve vedere con un caotico partito Democratico dalle preoccupanti “derive” zapateriste. Per questo non può ”delegare” come fece il predecessore. Deve fare proprio tutto da solo. Meglio rimettere insieme, sulla spinta del dolore di Welby, sui cocci di un’istituzione zoppicante come il matriomonio, sul desiderio di donne e uomini ad avere figli, meglio rimettere insieme allora, i valori squisitamente tradizionalisti cattolici consigliando, intervenendo, spingendo le scelte politiche in un verso anziché un altro. Incrociando le dita e sperando che sia Dc.
Liberazione del 13 dicembre 2006, pag. 1
di Antonella Marrone
Nel messaggio per la giornata della pace mondiale, ieri mattina, il Papa Benedetto XVI ha detto la sua su molte cose. Dal nucleare alla condizione della donna, dalla fame nel mondo alle diseguaglianze sociali. Ha espresso posizioni di estrema saggezza e di grande apertura mentale confrontate, ad esempio, con i giudizi, sulle stesse materie, di alcuni parlamentari italiani. Ma è pur sempre il Papa e il suo è un punto di vista particolare. Quando parla di aborto ed eutanasia, e, più in generale, di quei temi oggi detti “eticamente sensibili”, Benedetto XVI esprime le posizioni più fondamentaliste tra quelle che, il capo della Chiesa Cattolica, avrebbe potuto esprimere. Dire che aborto ed eutanasia sono una minaccia per la pace va molto oltre la previdibile contrarietà ad un modo laico di intervenire su questi temi. «L’aborto e la sperimentazione sugli embrioni costituiscono la diretta negazione dell’atteggiamento di accoglienza verso l’altro che è indispensabile per instaurare durevoli rapporti di pace - scrive nel messaggio - Il rispetto del diritto alla vita in ogni sua fase stabilisce un punto fermo di decisiva importanza: la vita è un dono di cui il soggetto non ha la completa disponibilità. Il diritto alla vita e alla libera espressione della propria fede in Dio non è in potere dell’uomo. La pace ha bisogno che si stabilisca un chiaro confine tra ciò che è disponibile e ciò che non lo è: saranno così evitate intromissioni inaccettabili in quel patrimonio di valori che è proprio dell’uomo in quanto tale». Benedetto XVI non si preoccupa di apparire tollerante, né eticamente né ”politicamente”. Il suo è un discorso onestamente integralista. Quello di un Papa cui è capitato di guidare la Chiesa all’inizio del terzo millennio, in un mondo che a tratti va avanti, ma che molto spesso torna indietro. Un mondo contraddittorio, in crisi, probabilmente alle soglie di un bivio. I detrattori di Benedetto XVI dicono che le sue ingerenze nella vita politica del nostro paese (all’estero, per esempio nella cattolicissima Spagna, non ha così gran seguito tra partiti e parlamentari) stanno diventando troppo frequenti, invasive. Ma è un Papa che esprime liberamente il suo pensiero. Il dubbio semmai è un altro: e se il problema non fosse il Papa che ”esterna”, ma il nostro paese, o meglio quella larga parte del nostro paese che ha perso ”dignità” laica e si fa bello sui temi “eticamente sensibili” più per il numero degli elettori che per solidi principi morali?
Ieri Fassino ha scritto sul Riformista: «Cerco soluzioni condivise perché su temi antropologici ed eticamente sensibili che riguardano la vita e la morte, la generazione umana... si ha il dovere di cercare soluzioni che tengano conto dei diversi approcci culturali, etici, religiosi, sforzandosi di rispettare le scelte di vita di ciascuno senza al tempo stesso lacerare la società e i suoi fondamenti coesivi». Ma come può una legge imporre la propria volontà nelle scelte di vita? Può una legge obbligare qualcuna ad abortire o a ricorrere alla fecondazione assistita? Può una legge obbligare qualcuno a togliersi la vita? No. Le leggi, liberali e eticamente sensibil, ci sono proprio per garantire la scelta. Di chi è cattolico e di chi non lo è. E torniamo al dubbio: e se tutte queste prese di posizione della Chiesa non fossero altro che un sottile, subliminale indirizzo per un nuovo nascente partito centrista di forte ispirazione cattolica? Sapete chi diede una spinta decisiva alla nascita del Partito Popolare (futura Dc) in Italia? Benedetto XV che abrogò il “non -expedit” di Pio IX e, senza aderire né sabotare, lasciò che Don Sturzo mettesse in moto quella gigantesca macchina politica che avrebbe permeato di sé la storia italiana del ventesimo secolo. Per il Papa della grande guerra, però, fu un po’ più facile: non c’erano i Ds a contaminare, seppur lievemente, il cattolicesimo puro dei popolari dell’epoca. Benedetto XVI, invece, non ha Don Sturzo davanti a sé, ma Casini, Cesa e Rutelli, e inoltre se la deve vedere con un caotico partito Democratico dalle preoccupanti “derive” zapateriste. Per questo non può ”delegare” come fece il predecessore. Deve fare proprio tutto da solo. Meglio rimettere insieme, sulla spinta del dolore di Welby, sui cocci di un’istituzione zoppicante come il matriomonio, sul desiderio di donne e uomini ad avere figli, meglio rimettere insieme allora, i valori squisitamente tradizionalisti cattolici consigliando, intervenendo, spingendo le scelte politiche in un verso anziché un altro. Incrociando le dita e sperando che sia Dc.