«Rendiamo pubblici i nomi dei medici che non garantiscono le interruzioni»
Liberazione del 29 febbraio 2008, pag. 6
di Benedetta Aledda
« Obiettiamo gli obiettori» è una campagna lanciata dalle donne milanesi di Mai stat@ zitt@ e accolta dalla due giorni che si è tenuta a Roma la scorsa fine settimana (Flat, Femministe e lesbiche ai tavoli). Alla campagna ha aderito anche Facciamo breccia. A Bologna la Rete delle donne vuole creare una mappa condivisa delle strutture in cui operano gli obiettori e il corteo cittadino dell'8 marzo sarà un'occasione di scambio e raccolta di informazioni; a Trieste sono partite le donne del coordinamento friulano e altri gruppi si stanno muovendo a Brescia e a Perugia. Le informazioni sulla campagna si trovano sul sito www.vieneprimalagallina.org.
Come è nata l'idea? Sandra fa parte di Mai stat@ zitt@ (il gruppo si è dato provocatoriamente questo nome nel 2006 aderendo alla manifestazione Usciamo dal silenzio).
Ci stavamo già pensando prima degli ultimi sviluppi drammatici di Napoli e in un certo senso siamo state profetiche.
Chi sono gli obiettori che prendete di mira?
Tutti quelli che fanno obiezione di coscienza sulla legge 194 e soprattutto gli obiettori di comodo, cioè quelli che non lo fanno per motivi di coscienza ma per carriera, per compiacimento del loro primario o per quieto vivere. Sappiamo che ci sono molti medici che finiscono per fare questa scelta perché sono rimasti gli ultimi nel loro reparto o nel loro ospedale a praticare l'interruzione volontaria di gravidanza e quindi decidono di obiettare per non trovarsi a fare solo quello. È una decisione comprensibile, ma cosa c'entra la coscienza?
Vi concentrate su chi rifiuta di praticare l'ivg?
L'obiettivo iniziale era questo ma nella due giorni romana è stato chiesto di portare avanti la campagna anche contro l'obiezione di coscienza sulla pillola del giorno dopo.
Cosa intendete per «stanare»?
Vogliamo i nomi: una donna non può avere un rapporto di fiducia col medico senza sapere se è obiettore oppure no; non può mettere la propria salute in mano a chi mette le proprie esigenze di carriera davanti alla sofferenza di una donna. Succede a molte di fare un giro dell'oca da un ospedale all'altro prima di poter accedere all'interruzione di gravidanza o alla pillola del giorno dopo perché nelle strutture ci sono troppi obiettori. Chiediamo di avere i nomi di questi medici. Se è davvero una scelta morale, non dovrebbero avere problemi a fare coming out. In ogni caso, quando una donna prenota un esame o una visita deve sapere se il medico è obiettore di coscienza.
Come sta prendendo forma la campagna?
Mano a mano che completiamo i dati, nelle grandi città (nelle piccole è più difficile) proporremo di boicottare le strutture dove ci sono più medici obiettori, in particolare in Lombardia, dove al presidente della Regione Formigoni interessa la salute in quanto merce. Al Niguarda di Milano su 20 ginecologi solo 3 non sono obiettori; al San Gerardo 2 su 23; a Cernusco e a Gorgonzola sono tutti obiettori; in tutta la provincia di Como non ci sono obiettori e per fare le interruzioni di gravidanza devono chiamare i medici da fuori. Al San Paolo di Milano le igv si fanno su appuntamento in base alle emergenze, ma in tutti gli altri ospedali ci sono degli orari e le prime che si presentano sono ricevute; chi rimane fuori deve ripresentarsi senza che venga fissato un appuntamento.
Farete delle iniziative pubbliche per promuovere la campagna?
Domenica a Milano, in concomitanza col Family day in un centinaio di piazza italiane, saremo in zona Navigli, dove una donna è stata annegata dal convivente, per ricordare che la maggior parte delle violenze contro le donne avviene in famiglia, fra conoscenti o parenti. Poi faremo presidi davanti agli ospedali in cui prevalgono gli obiettori. Per l'8 marzo stiamo preparando un giro dell'oca, come quelli che ci fanno fare per gli ospedali e per tutte le altre faccende che ineriscono all'autodifesa della nostra vita, dal lavoro ai lavori di cura.
Liberazione del 29 febbraio 2008, pag. 6
di Benedetta Aledda
« Obiettiamo gli obiettori» è una campagna lanciata dalle donne milanesi di Mai stat@ zitt@ e accolta dalla due giorni che si è tenuta a Roma la scorsa fine settimana (Flat, Femministe e lesbiche ai tavoli). Alla campagna ha aderito anche Facciamo breccia. A Bologna la Rete delle donne vuole creare una mappa condivisa delle strutture in cui operano gli obiettori e il corteo cittadino dell'8 marzo sarà un'occasione di scambio e raccolta di informazioni; a Trieste sono partite le donne del coordinamento friulano e altri gruppi si stanno muovendo a Brescia e a Perugia. Le informazioni sulla campagna si trovano sul sito www.vieneprimalagallina.org.
Come è nata l'idea? Sandra fa parte di Mai stat@ zitt@ (il gruppo si è dato provocatoriamente questo nome nel 2006 aderendo alla manifestazione Usciamo dal silenzio).
Ci stavamo già pensando prima degli ultimi sviluppi drammatici di Napoli e in un certo senso siamo state profetiche.
Chi sono gli obiettori che prendete di mira?
Tutti quelli che fanno obiezione di coscienza sulla legge 194 e soprattutto gli obiettori di comodo, cioè quelli che non lo fanno per motivi di coscienza ma per carriera, per compiacimento del loro primario o per quieto vivere. Sappiamo che ci sono molti medici che finiscono per fare questa scelta perché sono rimasti gli ultimi nel loro reparto o nel loro ospedale a praticare l'interruzione volontaria di gravidanza e quindi decidono di obiettare per non trovarsi a fare solo quello. È una decisione comprensibile, ma cosa c'entra la coscienza?
Vi concentrate su chi rifiuta di praticare l'ivg?
L'obiettivo iniziale era questo ma nella due giorni romana è stato chiesto di portare avanti la campagna anche contro l'obiezione di coscienza sulla pillola del giorno dopo.
Cosa intendete per «stanare»?
Vogliamo i nomi: una donna non può avere un rapporto di fiducia col medico senza sapere se è obiettore oppure no; non può mettere la propria salute in mano a chi mette le proprie esigenze di carriera davanti alla sofferenza di una donna. Succede a molte di fare un giro dell'oca da un ospedale all'altro prima di poter accedere all'interruzione di gravidanza o alla pillola del giorno dopo perché nelle strutture ci sono troppi obiettori. Chiediamo di avere i nomi di questi medici. Se è davvero una scelta morale, non dovrebbero avere problemi a fare coming out. In ogni caso, quando una donna prenota un esame o una visita deve sapere se il medico è obiettore di coscienza.
Come sta prendendo forma la campagna?
Mano a mano che completiamo i dati, nelle grandi città (nelle piccole è più difficile) proporremo di boicottare le strutture dove ci sono più medici obiettori, in particolare in Lombardia, dove al presidente della Regione Formigoni interessa la salute in quanto merce. Al Niguarda di Milano su 20 ginecologi solo 3 non sono obiettori; al San Gerardo 2 su 23; a Cernusco e a Gorgonzola sono tutti obiettori; in tutta la provincia di Como non ci sono obiettori e per fare le interruzioni di gravidanza devono chiamare i medici da fuori. Al San Paolo di Milano le igv si fanno su appuntamento in base alle emergenze, ma in tutti gli altri ospedali ci sono degli orari e le prime che si presentano sono ricevute; chi rimane fuori deve ripresentarsi senza che venga fissato un appuntamento.
Farete delle iniziative pubbliche per promuovere la campagna?
Domenica a Milano, in concomitanza col Family day in un centinaio di piazza italiane, saremo in zona Navigli, dove una donna è stata annegata dal convivente, per ricordare che la maggior parte delle violenze contro le donne avviene in famiglia, fra conoscenti o parenti. Poi faremo presidi davanti agli ospedali in cui prevalgono gli obiettori. Per l'8 marzo stiamo preparando un giro dell'oca, come quelli che ci fanno fare per gli ospedali e per tutte le altre faccende che ineriscono all'autodifesa della nostra vita, dal lavoro ai lavori di cura.