lunedì 18 febbraio 2008

IL CASO LO SPECIALISTA: NON CURARE LA SOFFERENZA È COME TORTURARE

Corriere della Sera 27 nov. ’07

IL CASO LO SPECIALISTA: NON CURARE LA SOFFERENZA È COME TORTURARE

Ogni anno muoiono 90 mila malati di cancro senza terapia del dolore
La denuncia: oppioidi, Italia ultima nell'Ue Il rapporto dell'Oms. Costantino
Benedetti (Ohio University): 22 milioni di dosi sufficienti solo per 60 mila
pazienti MILANO - «La tragica condizione in cui versa la terapia del dolore in
Italia è paragonabile alla tortura per omissione». La denuncia è di Costantino
Benedetti, docente di Anestesiologia e terapia del dolore della Ohio State
University di Columbus. «Cervello» italiano da oltre 30 anni negli Stati Uniti
dove è stato allievo del «padre» della moderna terapia del dolore, Giovanni
Bonica, altro italiano (la sua famiglia si trasferì da Filicudi negli States
quando lui aveva 7 anni). Bonica è morto nel 1994. Benedetti ha proseguito la
sua opera, restando attento osservatore di quanto «non si faceva» in Italia.
«Umberto Veronesi - dice -, da ministro, si è impegnato a rimuovere alcune
importanti barriere che sembravano impedire ai medici di prescrivere con
facilità gli oppioidi, i farmaci morfino-simili più efficaci per la terapia del
dolore intenso. Sono ormai passati sette anni e l'Italia resta ultima in Europa
nell'uso di questi farmaci». Pur essendo terza per la prevalenza del dolore
cronico (26% su 75 milioni di europei) e prima per il dolore cronico severo (un
italiano su 4). Si soffre senza le giuste cure? Lo dicono i dati più recenti
(fonte: Centro studi Mundipharma): in Italia la spesa media pro-capite annua dei
maggiori oppioidi utilizzati nella lotta alla sofferenza (morfina, ossicodone,
tilidina, fentanil, idromorfone e buprenorfina) risulta pari a 0,52 euro, contro
i 7,25 e i 7,14 di Germania e Danimarca. Nel resto dei Paesi europei censiti, la
spesa media si aggira attorno ai 3 euro e il nostro Paese risulta ben distaccato
rispetto alle realtà immediatamente precedenti: Olanda 2,47 euro, Belgio 2,38 e
Francia 2,36. Una recente analisi dell'Organizzazione mondiale della sanità
(Oms) sottolinea come nel 2004 l'uso di morfina annuale pro capite in Italia era
di 5,32 milligrammi, mentre in Austria era di 115,71. Ancora più allarmanti sono
i numeri che snocciola Benedetti: «Nel 2005 in Italia si sono consumate 22
milioni di dosi di oppioidi. Insufficienti. Le linee-guida sulla terapia del
dolore sostengono che un paziente con dolori continui ed intensi, come quelli da
tumore, necessita di almeno una dose di oppioidi al giorno. Totale: 365 dosi per
paziente all'anno». Calcolatrice alla mano, 22 milioni di dosi servono per
controllare il dolore di 60 mila pazienti. Ma in Italia ogni anno muoiono di
cancro oltre 150 mila malati. «E più del 70% di loro soffre dolori
incoercibili», dice Benedetti. I conti non tornano. «Qualcuno non riceve morfina
- risponde Benedetti -. E parliamo solo dei malati oncologici terminali».
Insomma, circa 90 mila pazienti nel 2005 sarebbero morti senza un'adeguata cura
anti-dolore. Benedetti scuote la testa: «I conti non tornano». Se poi al dolore
oncologico si aggiunge quello cronico di qualsiasi intensità e natura, il numero
dei sofferenti - dicono le statistiche - oscilla tra il 15 ed il 25% della
popolazione. Secondo l'università dell'Ohio, il 10% della popolazione soffre di
dolori cronici intensi. Calcola Benedetti: «Circa sei milioni di italiani. Di
conseguenza, in base al consumo di oppioidi nel 2005, si può affermare che ad
ogni paziente italiano con dolori intollerabili è stata somministrata, in media,
una dose di oppioide ogni tre mesi. Altro che giornaliera». Tutto ciò è etico?
«E' etico omettere la corretta terapia? In tutte le nazioni civili neppure il
peggiore dei criminali viene sottoposto alla tortura. E un dolore intollerabile
causato da una malattia, e non trattato, equivale ad una tortura continua».
Benedetti conclude citando Primo Levi: «Se sappiamo che il dolore e la
sofferenza possono essere alleviati e noi non facciamo nulla, noi stessi siamo
dei carnefici». Note dolenti. Ma c'è n'è una anche positiva. Arriva da Pisa. Si
tratta di un test del sangue che misura la soglia del dolore individuale e come
ognuno risponde ai farmaci. L'hanno messo a punto Paolo Poli, direttore
dell'unità di terapia del dolore, e Paolo Barale, genetista. «Semplice quanto
efficace - spiega Poli -: un normale esame del sangue consente d'identificare la
risposta genetica personalizzata alla terapia farmacologia. Un risultato che
emerge dopo tre anni di studi e ricerche su 300 pazienti (40% oncologici, 60%
non oncologici ed afflitti da patologie comuni come il mal di schiena, dolori
artrosici). L'indagine riguarda in particolare l'impiego della morfina e
permette di quantizzare la dose trasportata, tramite una proteina, al suo
specifico recettore cellulare. Si può ottenere così la massima efficacia con il
minimo di farmaco». La scoperta è pubblicata su Clinical Pharmacology and
Therapeutics. Mario Pappagallo