Aborto, le donne difendono la 194
La Stampa del 15 febbraio 2008, pag. 2
di Flavia Amabile
Almeno ventimila donne sono scese in piazza in tutt'Italia per protestare contro l'irruzione della polizia al Policlinico di Napoli subito dopo un aborto terapeutico. Una protesta organizzata in ventiquattro ore con il passaparola delle e-mail, dei blog, degli sms, senza partiti politici o sigle politiche dietro, un po' come era accaduto per la manifestazione del 24 novembre contro la violenza sulle donne dalla quale erano state cacciate le ministre Turco, Pollastrini e Melandri.
Le donne sono arrabbiate e vogliono che sia chiaro. Due giorni fa, quando si è deciso di protestare, blog e siti femministi si sono riempiti di messaggi non solo da tutte le città d'Italia per chiedere informazioni sui presidi organizzati, ma anche dall'estero. E così ieri sembrava di vivere in un film di trent'anni fa. «La 194 non si tocca» e «Silvia siamo tutte con te» (Silvia è la donna che ha subito l'aborto terapeutico a Napoli) erano alcuni degli slogan gridati in tutte le piazze.
Solo a Roma però il corteo si è trasformato in una carica dei carabinieri in tenuta antisommossa sulle manifestanti. Manganellate, pugni, calci e alla fine una ragazza fermata per resistenza a pubblico ufficiale è il bilancio della manifestazione a cui hanno partecipato alcune migliaia di persone e molte parlamentari. C'era la senatrice Franca Rame che gridava «Tremate, tremate, le streghe son tornate». C'era Massimo Brutti dei ds che ha condotto la trattativa con la polizia per ottenere il rilascio della ragazza fermata, e poi Ritanna Armeni che con Giuliano Ferrara divide la conduzione di un programma televisivo, «Otto e mezzo» su La7. C'erano Rita Bernardini dei Radicali, Elettra Deiana di Rifondazione Comunista, Imma Battaglia presidentessa di Gay Project.
La manifestazione era iniziata come un sit-in sotto il ministero della Salute alle cinque del pomeriggio. Il lungotevere bloccato e Livia Turco che dopo un po' scende per parlare alle donne. Ha un po' di timore che possano ripetersi le proteste del 24 novembre. Viene invece accolta con applausi e affronta a testa bassa le critiche delle donne su come il governo non le abbia difese. Qualcuno tenta di strapparle un impegno sul programma del Pd in materia di aborto e donne ma lei glissa: «sulle intenzioni del Pd dovete chiedere al partito». Il sit-in diventa poi un corteo spontaneo che attraversa il lungotevere e punta deciso verso largo Argentina. Lì le forze dell'ordine decidono che la protesta deve fermarsi. E avviene lo scontro.
Presidio diventato corteo spontaneo anche a Napoli ma senza carica da parte delle forze dell'ordine. Una piazza interamente piena e centinaia di donne sfilate poi in strada. Nessun palco, nessuno ha parlato a un microfono, c'erano solo le donne con slogan, cori e megafoni. A Bologna, come anche altrove, in piazza c'erano le donne che negli Anni Settanta hanno combattuto per ottenere la legge 194 e le ragazze più giovani a cui era affidato il compito di aprire il corteo con lo striscione: «Comunque decidiamo noi». E proprio da Bologna partirà anche un esposto alla Procura contro quei farmacisti che fanno obiezione, rifiutandosi di fornire la pillola del giorno dopo anche a coloro che si presentano con una regolare ricetta medica.
A Milano centinaia di donne ma anche tantissimi uomini (e il giornalista Gad Lerner fra loro), sono scesi in piazza per denunciare la loro «indignazione» in una regione come la Lombardia che ha già emanato direttive più restrittive sulla possibilità di effettuare l'aborto terapeutico. «Vigileremo - avvertono le donne - affinchè la legge 194 sia applicata alla luce del Dettato costituzionale». Almeno duecento donne a Torino, portate in piazza solo dal passaparola. L'appuntamento era di fronte alla Prefettura. Striscioni, rose, slogan e molta rabbia: «Siamo ancora qua - ha detto Marzia Rossi, 35 anni - a dover ribadire il concetto dell'autodeterminazione delle donne, anche se ormai dovrebbe essere scontato». In piazza giovanissime studentesse, ex femministe, pensionate, impiegate, manager, madri. Ma anche qualche fidanzato e marito come Filippo Graziano, venticinquenne, vicino alla laurea: «Sono qui perché non tutti gli uomini sono come Giuliano Ferrara e la sua incredibile moratoria sull'aborto».
La Stampa del 15 febbraio 2008, pag. 2
di Flavia Amabile
Almeno ventimila donne sono scese in piazza in tutt'Italia per protestare contro l'irruzione della polizia al Policlinico di Napoli subito dopo un aborto terapeutico. Una protesta organizzata in ventiquattro ore con il passaparola delle e-mail, dei blog, degli sms, senza partiti politici o sigle politiche dietro, un po' come era accaduto per la manifestazione del 24 novembre contro la violenza sulle donne dalla quale erano state cacciate le ministre Turco, Pollastrini e Melandri.
Le donne sono arrabbiate e vogliono che sia chiaro. Due giorni fa, quando si è deciso di protestare, blog e siti femministi si sono riempiti di messaggi non solo da tutte le città d'Italia per chiedere informazioni sui presidi organizzati, ma anche dall'estero. E così ieri sembrava di vivere in un film di trent'anni fa. «La 194 non si tocca» e «Silvia siamo tutte con te» (Silvia è la donna che ha subito l'aborto terapeutico a Napoli) erano alcuni degli slogan gridati in tutte le piazze.
Solo a Roma però il corteo si è trasformato in una carica dei carabinieri in tenuta antisommossa sulle manifestanti. Manganellate, pugni, calci e alla fine una ragazza fermata per resistenza a pubblico ufficiale è il bilancio della manifestazione a cui hanno partecipato alcune migliaia di persone e molte parlamentari. C'era la senatrice Franca Rame che gridava «Tremate, tremate, le streghe son tornate». C'era Massimo Brutti dei ds che ha condotto la trattativa con la polizia per ottenere il rilascio della ragazza fermata, e poi Ritanna Armeni che con Giuliano Ferrara divide la conduzione di un programma televisivo, «Otto e mezzo» su La7. C'erano Rita Bernardini dei Radicali, Elettra Deiana di Rifondazione Comunista, Imma Battaglia presidentessa di Gay Project.
La manifestazione era iniziata come un sit-in sotto il ministero della Salute alle cinque del pomeriggio. Il lungotevere bloccato e Livia Turco che dopo un po' scende per parlare alle donne. Ha un po' di timore che possano ripetersi le proteste del 24 novembre. Viene invece accolta con applausi e affronta a testa bassa le critiche delle donne su come il governo non le abbia difese. Qualcuno tenta di strapparle un impegno sul programma del Pd in materia di aborto e donne ma lei glissa: «sulle intenzioni del Pd dovete chiedere al partito». Il sit-in diventa poi un corteo spontaneo che attraversa il lungotevere e punta deciso verso largo Argentina. Lì le forze dell'ordine decidono che la protesta deve fermarsi. E avviene lo scontro.
Presidio diventato corteo spontaneo anche a Napoli ma senza carica da parte delle forze dell'ordine. Una piazza interamente piena e centinaia di donne sfilate poi in strada. Nessun palco, nessuno ha parlato a un microfono, c'erano solo le donne con slogan, cori e megafoni. A Bologna, come anche altrove, in piazza c'erano le donne che negli Anni Settanta hanno combattuto per ottenere la legge 194 e le ragazze più giovani a cui era affidato il compito di aprire il corteo con lo striscione: «Comunque decidiamo noi». E proprio da Bologna partirà anche un esposto alla Procura contro quei farmacisti che fanno obiezione, rifiutandosi di fornire la pillola del giorno dopo anche a coloro che si presentano con una regolare ricetta medica.
A Milano centinaia di donne ma anche tantissimi uomini (e il giornalista Gad Lerner fra loro), sono scesi in piazza per denunciare la loro «indignazione» in una regione come la Lombardia che ha già emanato direttive più restrittive sulla possibilità di effettuare l'aborto terapeutico. «Vigileremo - avvertono le donne - affinchè la legge 194 sia applicata alla luce del Dettato costituzionale». Almeno duecento donne a Torino, portate in piazza solo dal passaparola. L'appuntamento era di fronte alla Prefettura. Striscioni, rose, slogan e molta rabbia: «Siamo ancora qua - ha detto Marzia Rossi, 35 anni - a dover ribadire il concetto dell'autodeterminazione delle donne, anche se ormai dovrebbe essere scontato». In piazza giovanissime studentesse, ex femministe, pensionate, impiegate, manager, madri. Ma anche qualche fidanzato e marito come Filippo Graziano, venticinquenne, vicino alla laurea: «Sono qui perché non tutti gli uomini sono come Giuliano Ferrara e la sua incredibile moratoria sull'aborto».