Coscioni, due anni dopo. Ma la battaglia continua.
L'Unità del 21 febbraio 2008
di Maria Antonietta Farina Coscioni
Sono passati due anni da quando Luca ci ha lasciato; lui per primo, credo, non avrebbe apprezzato commemorazioni, panegirici. Lui per primo, credo, ci avrebbe spinto a pensare piuttosto a quel che ancora c'è da fare, ed è tanto purtroppo, nel campo delle «libertà». Il filo della vita che manteneva in vita Luca erano come lui stesso diceva «il valore, il senso e la verità di una così grande battaglia di libertà e di civiltà, (...) valore, senso, verità del mio, del nostro passato, del presente e del futuro, indispensabili ed indissolubili, valore politico tout court»; se è così, e se la battaglia da lui intrapresa, ha reso consapevoli, coscienti, partecipi tante persone, va anche detto che è ben lontana dall'esser conclusa: la battaglia di etica civile che ha preceduto la morte di Luca è tutt'altro che finita. Cos'abbia rappresentato e costituito Luca è ben descritto e sintetizzato nelle parole del premio Nobel per la letteratura José Sara- mago: «Attendevamo da molto tempo che si facesse giorno, eravamo sfiancati dall'attesa, ma ad un tratto il coraggio di un uomo reso muto da una malattia terribile ci ha restituito nuova forza».
Ecco, Luca è stato - è ancora - questo: nuova forza, in attesa che si facesse giorno. Ha dovuto, abbiamo dovuto, pagare dei prezzi incredibili, un ostracismo feroce: ricordate? Non più di qualche anno fa, ad accordo elettorale praticamente già stipulato, tra radicali e le forze del centro sinistra, tutto andò a monte: ci venne chiesto di rinunciare a una lista con il suo nome, perché il nome di Luca faceva paura, turbava, non si doveva fare; la sua storia, le sue idee, la sua e nostra lotta non si dovevano conoscere. Oggi come due anni fa, siamo costretti a denunciare la campagna neo-oscurantista e la sistematica, proterva manipolazione dell'informazione, del duopolio Rai-Mediaset in merito alle questioni della vita e della morte. C'è una realtà nascosta, colpevolmente ignorata, che viene pervicacemente negata. Una realtà fatta di storie di persone che soffrono, vivono nel dolore, e nel dolore troppo spesso, sono lasciate morire. E una realtà «silenziata», in nome di un'opinione, di una fede, di un'ideologia. Non è certo un caso che sui lavori del VI Congresso dell'Associazione Luca Coscioni che si è svolto a Salerno giorni fa, con la presenza di tanti malati, scienziati, ricercatori e politici, sia calata una ferrea, impenetrabile cortina di silenzio.
Una censura grave. Ora una singola censura si può comprendere, può avere una qualche spiegazione. Quando la censura è ripetuta, però, si trasforma in vero e proprio ostracismo. Di fatto si negano e si tentano di eliminare temi dal confronto pubblico e politico, si tenta di annullare una forza politica capace di ascoltare le istanze di quanti, muti sono lasciati senza voce, immobili sono segregati tra le mura domestiche. Anche così si colpiscono al cuore i diritti individuali delle persone e la loro possibilità di poter scegliere in modo informato e responsabile. Senza l'ostracismo, la disinformazione, la deformazione sistematica potrebbe accadere l'incredibile e l'inaudito, come peraltro accaduto il giorno della morte di Luca. L'Italia ha conosciuto Luca Coscioni. Solo allora. Forse dovremmo prima o poi trovare il modo di fame un consuntivo, una sintesi politica: non foss'altro per non smarrirne la memoria e garantirne la conoscenza, non episodica. Luca era fiero di appartenere a un corpo politico che sebbene i mezzi, le risorse e le forze sempre esigui, è riuscito a fare tanto davvero tanto. Ma quello che ci attende è ancora un lungo e non facile cammino, ci attendono giorni e sfide che chiederanno tutto l'impegno, il rigore e la determinazione di cui, Caro Luca, eri straordinariamente capace. Grazie.
L'Unità del 21 febbraio 2008
di Maria Antonietta Farina Coscioni
Sono passati due anni da quando Luca ci ha lasciato; lui per primo, credo, non avrebbe apprezzato commemorazioni, panegirici. Lui per primo, credo, ci avrebbe spinto a pensare piuttosto a quel che ancora c'è da fare, ed è tanto purtroppo, nel campo delle «libertà». Il filo della vita che manteneva in vita Luca erano come lui stesso diceva «il valore, il senso e la verità di una così grande battaglia di libertà e di civiltà, (...) valore, senso, verità del mio, del nostro passato, del presente e del futuro, indispensabili ed indissolubili, valore politico tout court»; se è così, e se la battaglia da lui intrapresa, ha reso consapevoli, coscienti, partecipi tante persone, va anche detto che è ben lontana dall'esser conclusa: la battaglia di etica civile che ha preceduto la morte di Luca è tutt'altro che finita. Cos'abbia rappresentato e costituito Luca è ben descritto e sintetizzato nelle parole del premio Nobel per la letteratura José Sara- mago: «Attendevamo da molto tempo che si facesse giorno, eravamo sfiancati dall'attesa, ma ad un tratto il coraggio di un uomo reso muto da una malattia terribile ci ha restituito nuova forza».
Ecco, Luca è stato - è ancora - questo: nuova forza, in attesa che si facesse giorno. Ha dovuto, abbiamo dovuto, pagare dei prezzi incredibili, un ostracismo feroce: ricordate? Non più di qualche anno fa, ad accordo elettorale praticamente già stipulato, tra radicali e le forze del centro sinistra, tutto andò a monte: ci venne chiesto di rinunciare a una lista con il suo nome, perché il nome di Luca faceva paura, turbava, non si doveva fare; la sua storia, le sue idee, la sua e nostra lotta non si dovevano conoscere. Oggi come due anni fa, siamo costretti a denunciare la campagna neo-oscurantista e la sistematica, proterva manipolazione dell'informazione, del duopolio Rai-Mediaset in merito alle questioni della vita e della morte. C'è una realtà nascosta, colpevolmente ignorata, che viene pervicacemente negata. Una realtà fatta di storie di persone che soffrono, vivono nel dolore, e nel dolore troppo spesso, sono lasciate morire. E una realtà «silenziata», in nome di un'opinione, di una fede, di un'ideologia. Non è certo un caso che sui lavori del VI Congresso dell'Associazione Luca Coscioni che si è svolto a Salerno giorni fa, con la presenza di tanti malati, scienziati, ricercatori e politici, sia calata una ferrea, impenetrabile cortina di silenzio.
Una censura grave. Ora una singola censura si può comprendere, può avere una qualche spiegazione. Quando la censura è ripetuta, però, si trasforma in vero e proprio ostracismo. Di fatto si negano e si tentano di eliminare temi dal confronto pubblico e politico, si tenta di annullare una forza politica capace di ascoltare le istanze di quanti, muti sono lasciati senza voce, immobili sono segregati tra le mura domestiche. Anche così si colpiscono al cuore i diritti individuali delle persone e la loro possibilità di poter scegliere in modo informato e responsabile. Senza l'ostracismo, la disinformazione, la deformazione sistematica potrebbe accadere l'incredibile e l'inaudito, come peraltro accaduto il giorno della morte di Luca. L'Italia ha conosciuto Luca Coscioni. Solo allora. Forse dovremmo prima o poi trovare il modo di fame un consuntivo, una sintesi politica: non foss'altro per non smarrirne la memoria e garantirne la conoscenza, non episodica. Luca era fiero di appartenere a un corpo politico che sebbene i mezzi, le risorse e le forze sempre esigui, è riuscito a fare tanto davvero tanto. Ma quello che ci attende è ancora un lungo e non facile cammino, ci attendono giorni e sfide che chiederanno tutto l'impegno, il rigore e la determinazione di cui, Caro Luca, eri straordinariamente capace. Grazie.