martedì 12 febbraio 2008

Fra la chiesa e lo Stato una guerra continua

Corriere della Sera 12.2.08
Fra la chiesa e lo Stato una guerra continua
risponde Sergio Romano

Pensa che stiamo scivolando verso un oscurantismo religioso da Grande Inquisizione, con un reale pericolo per le libertà di pensiero e di ricerca? La firma di documenti e appelli di illustri cattedratici contro le ingerenze vaticane nel mondo accademico, che vengono viste come minaccia alla libertà dell'insegnamento e della ricerca, fa infatti temere il peggio. Perché altrimenti tanto impegno per arrestare, con sprezzo del pericolo, l'ingerente avanzata dei clericali nei templi del sapere? Oppure finirà tutto in girotondi?
Francesco Milazzo

Non è mai stato facile tracciare il confine tra l'autorità della Chiesa e il potere degli Stati. Le guerre internazionali di religione sono terminate con i Trattati di Westfalia, ma i conflitti si combattono da allora, anche se con lunghi intervalli di pace, all'interno degli Stati. La Rivoluzione francese fu anche una guerra fra la nuova Repubblica e la Chiesa Romana. La Restaurazione, dopo le guerre napoleoniche, non fu soltanto il ritorno dei re nei loro territori. Fu anche la rivincita della Chiesa, e la vittoria venne celebrata in alcuni Paesi con la costruzione simbolica di grandi templi in segno di espiazione: la Madeleine a Parigi, la Grande Madre di Dio a Torino. Le due maggiori unificazioni del XIX secolo, quella italiana e quella tedesca, avvennero contro la Chiesa, e provocarono guerre culturali che si placarono soltanto dopo forti tensioni. La rivoluzione bolscevica fu anche una guerra contro la Chiesa ortodossa e il suo ruolo nello Stato russo. La guerra civile spagnola non fu soltanto una guerra difensiva della Repubblica contro il putsch franchista. Fu anche una guerra aggressiva della Spagna repubblicana contro la Chiesa di Roma.
Vi sono momenti in cui il conflitto si conclude con un trattato di pace — il Concordato — che mette fine alle ostilità: quello napoleonico del 1811, quello mussoliniano del 1929, quello hitleriano del 1933. Ma la pace è spesso soltanto un armistizio, destinato a durare sino a quando un'alterazione nell'equilibrio dei rapporti fra i due poteri rimette in discussione le regole della convivenza. Dopo la Seconda guerra mondiale la Chiesa ottenne che il Concordato con l'Italia diventasse parte integrante della Costituzione repubblicana. Dopo il Concilio Vaticano II e la ventata libertaria degli anni Settanta, il governo Craxi, nel 1984, ottenne che lo Stato riconquistasse una parte del terreno perduto.
Esistono altri fattori che possono riaprire il conflitto. Accade quando i mutamenti delle mentalità sociali, le scoperte scientifiche e le nuove tecnologie rendono desiderabile, lecito e possibile ciò che era in altri tempi esecrabile, condannabile o più difficilmente realizzabile. La Chiesa è diventata più aggressiva, in questi ultimi anni, perché la modernità sta modificando i passaggi fondamentali dell'esistenza. Per nascere, procreare, unirsi in matrimonio e morire esistono oggi, molto più di quanto non accadesse in passato, opzioni diverse. Quando una parte della società chiede che queste nuove opzioni (fecondazione artificiale, aborto, unione fra omosessuali, adozioni da parte di coppie di uomini o di donne, eutanasia) vengano riconosciute dalla legge, la Chiesa insorge, proclama la sua autorità, nega allo Stato il diritto di legiferare in queste materie. E il successo delle sue offensive è tanto maggiore quanto più trova sulla sua strada, come in Italia, uno Stato debole e diviso. Alla sua domanda, caro Milazzo, non so rispondere. La guerra è in corso e non riesco a intravedere per ora il prossimo armistizio.