domenica 23 dicembre 2007

Bioetica: il dialogo e il pregiudizio

Bioetica: il dialogo e il pregiudizio

L'Unità del 2 marzo 2007, pag. 28

di Maurizio Mori

La tecnica è ormai ben con­solidata: presentarsi come persone semplici che si li­mitano a porre dubbi o inge­nue domande. Se però non dai la risposta attesa (già presuppo­sta, dunque, quasi con dogmati­ca certezza) sei quello che non vuoi dialogare, che non è "serio", che è "prezzolato" o ad­dirittura che landa "offese". La risposta da dare è che l'embrio­ne è sacro, tesi che si fonda su sentimenti tanto intensi e radi­cati, per cui la sola possibilità che siano messi in crisi compor­ta sconcerto e ripugnanza da rendere quella possibilità inac­cettabile e persino offensiva. Questa è la nuova Inquisizione che cerca di bloccare la ricerca scientifica gettando discredito su scienziati di fama internazio­nale e studiosi seri, che da anni riflettono con intelligenza, aper­tura e spirito critico sui proble­mi in gioco. Mentre l'Inquisizio­ne storica, almeno, interveniva in modo diretto con adulti che discutevano alla pari, quella di oggi è in mano a giovani che ricorrono a una sorta di linciag­gio morale dei ricercatori attra­verso volantini ed e-mail e con l'appoggio dei media cattolici (vedi l'editoriale di ieri dell'Avve­nire). Ma l'obiettivo è sempre lo stesso: bloccare la ricerca scienti­fica sulle staminali embrionali. A Milano è toccato essere il banco di prova della nuova Inquisi­zione. Vediamo i fatti. Il Centro di ricerca sulle cellule staminali dell'Università di Milano (uniStem) organizza il 31 gennaio un Convegno scientifico in cui i migliori ricercatori italiani pre­sentano i progressi delle cono­scenze sulle cellule staminali. Grande attenzione è dedicata anche ai problemi etici, con re­latori di alto livello e di diverso orientamento: Demetrio Neri della Consulta di bioetica e mons. Maurizio Calipari della Pontificia Accademia per la Vi­ta presentano le diverse tesi e ri­spondono alle domande. Il con­vegno si chiude. Dopo un paio di settimane, al­cuni studenti cattolici diffondo­no un volantino e, tramite internet, una «Lettera ad una professoressa» (Elena Cattaneo, direttrice di UniStem) criticandola di avere evaso nel Convegno la domanda fondamentale: «è possibile fare ricerca senza porsi la domanda principale: che co­sa ho di fronte? Nella fattispecie: che cosa è l'embrione? È vi­ta umana?». Michele Benetti, il primo firmatario, precisa che la Lettera «vuole essere un tentati­vo di dialogo» su questo partico­lare tema. Al di là delle intenzioni (più o meno sincere), questa critica va però rispedita ai mittenti: il Convegno aveva infatti affron­tato il tema delle questioni eti­che in una sezione specificamente dedicata ad esse e, pro­prio dal punto di vista del dialo­go, aveva previsto e registrato interventi di relatori con posi­zioni diverse. Il problema è sta­to dunque esplicitamente af­frontato, non evaso. Chi voleva discutere in modo razionale aveva la possibilità di farlo inter­venendo e ricevendo le risposte del caso.



Invece, no. Quegli studenti pri­ma tacciono durante il Conve­gno, poi, nella Lettera, accusa­no di essere stati storditi e "sconcertati" perché Demetrio Neri aveva addotto «una serie di motivi per cui sarebbe giusti­ficabile utilizzare embrioni». E aggiungono: «non abbiamo bi­sogno di attendere ulteriori pro­gressi della ricerca scientifica» per sapere che l'embrione è sa­cro e intoccabile. Ma se già hanno la risposta in ta­sca, che dialogo vorrebbero cer­care? Se già sanno che l'embrio­ne è sacro, forse, non è la discus­sione quello che vogliono, quanto il fatto che gli altri si ac­codino. E Neri dovrebbe far que­sto per evitare che i loro animi siano sconvolti? Dispiace che studenti delle facoltà di scienze non siano preparati ad essere "sconvolti", perché dovrebbero sapere che la scienza ha sempre turbato gli animi. Galileo per primo sconvolse gli animi dei suoi colleghi proponendo tesi allora ritenute assurde. L'inten­sità di un sentimento non è pro­va della correttezza dello stesso.


Per sostenere una tesi circa l'em­brione ci vogliono argomenti razionali. Neri ne ha proposti alcuni. Può darsi che abbia sba­gliato, e scopo del dibattito pub­blico era dare agli intervenuti la possibilità di rilevare il punto in cui si riteneva nascosto l'errore: questo è il metodo scientifico (e democratico). Quando invece si ricorre al volantinaggio lo sco­po è altro: non più dialogare ra­zionalmente, ma screditare chi ha opinioni diverse. D'altro canto, come si può ra­gionare con chi afferma che «nelle questioni più decisive ... riponiamo l'arma della ragione nel fodero» e non esita ad attac­care lo stesso relatore cattolico lamentando che al Convegno la professoressa Cattaneo «ha fatto parlare dei preti (che ... hanno difeso più la ragione che il catechismo)»? Il caso di Milano è preoccupan­te perché mostra, non solo il du­ro attacco mosso alla libertà di ricerca scientifica, ma anche quello al pluralismo etico. L'au­gurio è che l'Università di Mila­no resista a queste frange e sap­pia far crescere la ricerca e il di­battito scientifico su questi te­mi. Non dimentichiamo che la scienza e il dibattito razionale, non solo servono a far progredi­re le conoscenze e offrire nuove armi contro le malattie, ma co­stituiscono anche lo spirito che anima la democrazia.

NOTE

Presidente della Consulta di bioetica, Milano