domenica 23 dicembre 2007

L’eredità di Piergiorgio alla libertà di ricerca

L’eredità di Piergiorgio alla libertà di ricerca

Il Riformista del 20 febbraio 2007, pag. 1

di Mina Welby

A due mesi dalla morte di Piergiorgio voglio da­re pubblicamente comunicazione di una sua volontà. «I testi del mio libro, Lasciatemi morire, non sono più miei, Lo stesso vale per gli articoli del Calibano e tutto quello che ho scritto sul forum dei Radicali italiani. Quei testi appartengono ai Radi­cali». Questo è quanto mi disse. Non ha lasciato scritto nulla, ma per me è un dovere sacrosanto es­sere l'esecutrice della sua volontà, del suo testa­mento. I primi proventi del libro, 8mila e 500 euro, li verso oggi - in occasione della prima giornata per la libertà di ricerca, a un anno dalla morte di Luca - all'associazione Luca Coscioni.



Sia nei Radicali italiani che nell'associazione Piergiorgio aveva trovato la piena e disinteressata accettazione della sua per­sona gravemente disabile. Si è sentito non solo accet­tato, ma valorizzato nelle sue capacità di arguto scrittore, fustigatore e iro­nico allo stesso tempo. En­tra nelle coscienze e muo­ve anche i pigri. Spero che si realizzi presto il suo desiderio che tutti quelli come lui, provati da ma­lattie terribili, trovino presto anche in questo Pae­se una vita dignitosa, senza sobbarcarsi sofferen­ze inutili alla fine della loro vita.



Nello stesso spirito di Piergiorgio, chiedo an­ch'io di cogliere l'occasione di questa giornata speciale per iscriversi all'associazione Luca Coscioni, chiamando lo 06-6826. Per fare cosa? Delle tante iniziative, io ne voglio ricordare una, che mi sta par­ticolarmente a cuore, perché Piergiorgio ha voluto esserne il primo firmatario pochi giorni prima di morire: la petizione al Parlamento italiano per un'indagine conoscitiva sull'eutanasia clandestina. Spero che il Parlamento non lasci cadere la nostra richiesta di un'indagine che faccia luce su dove e come vengono curate le persone con malattie de­generative e terminali, spesso ricoverate in reparti di terapia intensiva, asettici e per troppo tempo, an­che senza necessità, con minimi contatti affettivi. Si deve poter conoscere se ci siano episodi assimilabi­li a vera e propria eutanasia o altri trattamenti al li­mite della legalità o oltre la legalità.


Inoltre, dovremmo saper­ne di più su come funzionano veramente le terapie del do­lore, fino a che punto viene ri­spettata la volontà dei pazien­ti sul rifiuto o la cessazione di terapie o trattamenti sanitari divenuti futili. Questa è la ri­chiesta contenuta nella "peti­zione Welby", con oltre 25mila firmatari di cui 170 tra gli amministratori locali. Sono felice di poter continuare ad impegnarmi per questo obiet­tivo. Il risultato potrebbe essere utilissimo al governo, per dare possibilità di vita e "fine-vita" più accettabile e dignito­sa anche a persone con gra­vissime disabilità fisiche ma con alte capacità intellettive. Al Parlamento, potrebbe ser­vire per verificare nella prati­ca l'adeguatezza della legisla­zione. Sono convinta che nes­suno dovrebbe aver paura della conoscenza.