Sulla fecondazione assistita una legge bigotta e crudele
Secolo XIX del 27 marzo 2007, pag. 20
di Lucia Chiesa
Il 10 marzo 2004 entrava in vigore una legge vergognosa, la famigerata legge 40, sulla procreazione medicalmente assistita. L'Italia, in prima fila nel processo di formazione della Ue, si trova cosi a essere fanalino di coda in Europa in materia di fecondazione assistita, grazie a questa legge anacronistica, bigotta e crudele. I veti imposti dalle gerarchie ecclesiali, con la complicità dei media, hanno fatto in modo che si creasse molta disinformazione, con il preciso scopo di portare al fallimento il referendum. Si è voluto far passare il messaggio che chi si affida alla procreazione assistita altro non è che un invasato il cui unico desiderio è quello di aver un figlio confezionato su misura, ed è stato tacciato di eugenetica. È ora di scrollarci di dosso questo velo di ipocrisia, perché la realtà è ben diversa: l'infertilità è una malattia, oggi in costante aumento, e chi chiede aiuto alla medicina lo fa perché la natura ha deciso di negargli il dono più bello, quello della procreazione. Che cosa c'è di così tremendo nel desiderare un figlio? O forse questo desiderio è legittimo solo per chi è sano? E gli altri, quelli che come me vivono l'infertilità? Si rassegnino. Ecco, rassegnazione, è questo che vogliono i benpensanti, salvo poi lamentarsi che il tasso di natalità è prossimo allo zero. Io non voglio un figlio a tutti i costi, ma voglio almeno avere la possibilità di poterci provare, senza per questo essere additata come un mostro. Sono solo all'inizio di questo lungo percorso, non so fino a quale punto riuscirò ad arrivare, ma una cosa è certa: questa legge non mi aiuta affatto, anzi limita fortemente la mia libertà. Allora vi chiedo, dopo tre anni di silenzio, di uscire da questo lungo torpore, di risvegliare le vostre coscienze e di ritornare a parlarne, ma questa volta seriamente. Un Paese maturo e civile non può rassegnarsi ad avere una legge così incivile.
NOTE
associazione Cercounbimbo
Secolo XIX del 27 marzo 2007, pag. 20
di Lucia Chiesa
Il 10 marzo 2004 entrava in vigore una legge vergognosa, la famigerata legge 40, sulla procreazione medicalmente assistita. L'Italia, in prima fila nel processo di formazione della Ue, si trova cosi a essere fanalino di coda in Europa in materia di fecondazione assistita, grazie a questa legge anacronistica, bigotta e crudele. I veti imposti dalle gerarchie ecclesiali, con la complicità dei media, hanno fatto in modo che si creasse molta disinformazione, con il preciso scopo di portare al fallimento il referendum. Si è voluto far passare il messaggio che chi si affida alla procreazione assistita altro non è che un invasato il cui unico desiderio è quello di aver un figlio confezionato su misura, ed è stato tacciato di eugenetica. È ora di scrollarci di dosso questo velo di ipocrisia, perché la realtà è ben diversa: l'infertilità è una malattia, oggi in costante aumento, e chi chiede aiuto alla medicina lo fa perché la natura ha deciso di negargli il dono più bello, quello della procreazione. Che cosa c'è di così tremendo nel desiderare un figlio? O forse questo desiderio è legittimo solo per chi è sano? E gli altri, quelli che come me vivono l'infertilità? Si rassegnino. Ecco, rassegnazione, è questo che vogliono i benpensanti, salvo poi lamentarsi che il tasso di natalità è prossimo allo zero. Io non voglio un figlio a tutti i costi, ma voglio almeno avere la possibilità di poterci provare, senza per questo essere additata come un mostro. Sono solo all'inizio di questo lungo percorso, non so fino a quale punto riuscirò ad arrivare, ma una cosa è certa: questa legge non mi aiuta affatto, anzi limita fortemente la mia libertà. Allora vi chiedo, dopo tre anni di silenzio, di uscire da questo lungo torpore, di risvegliare le vostre coscienze e di ritornare a parlarne, ma questa volta seriamente. Un Paese maturo e civile non può rassegnarsi ad avere una legge così incivile.
NOTE
associazione Cercounbimbo