La lotta per la libertà di ricerca scientifica ci aiuta a contrastare l'integralismo cattolico
Il Riformista del 20 febbraio 2007, pag. 2
di Gilberto Corbellini
A un anno dalla morte di Luca Coscioni, le sue ultime parole consegnate a un'audience pubblica risuonano più attuali che mai, nella loro drammaticità personale e politica. Solo pochi giorni prima, Luca aveva aperto i lavori del primo congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica denunciando il cinismo con cui una concezione della politica allo stesso tempo integralista e opportunista stava introducendo in Italia limitazioni incostituzionali della libertà di ricerca scientifica, contro i diritti fondamentali dei cittadini. «Io ho risposto con il mio corpo - diceva Luca - che in molti vorrebbero ridurre a una prigione senza speranza, e oggi rispondo con la mia sete di aria - perché sono davvero sempre meno capace di respirare - che è sete di verità, sete di libertà».
Oggi la sete di libertà sta diventando, in Italia, è un'emergenza vera. Qualcuno aveva paventato il pericolo che la campagna antireferendaria, in difesa della legge 40, ovvero la ben congegnata manipolazione della comunicazione scientifica sui temi refe-rendari veicolata da bioeticisti e scienziati prezzolati dal Vaticano, rappresentasse un modello sperimentale per l'integralismo cattolico. Ovvero che ci si trovasse di fronte a un'astuta strategia che poteva funzionare anche per condizionare negativamente altre sfere di diritti. Non è dovuto passare molto tempo per constatare che la realtà supera ogni previsione. La recente vicenda che ha visto protagonista il co-presidente dell'associazione Luca Coscioni, Piergiorgio Welby, è stata caratterizzata da una comunicazione terroristica da parte delle gerarchie vaticane, rispetto al diritto costituzionale individuale di rifiutare un trattamento medico. Mentre un'irrituale ingerenza del papa e dei suoi vescovi sta snaturando il dibattito politico sull'ampliamento dei diritti di tutela giuridica e sociale delle unioni civili tra persone libere e responsabili, testimoniano di un clima nuovo che merita quantomeno qualche attenzione da parte della politica. I politici e intellettuali laici, credenti e non, che ogni giorno si genuflettono di fronte ai capricci senili, camuffati con puerili ragionamenti teologici e morali, del papa e di Ruini, dovrebbero riflettere che se un leader politico democraticamente eletto si comportasse come questi due signori, verrebbero probabilmente invocate delle procedure per dimissionarlo. Ma questi sono problemi per la coscienza civile e la dignità morale di quei rappresentanti del popolo italiano che avrebbero per legge il dovere di rispettare la Costituzione. Non i diktat del capo di uno stato straniero teocratico, e del suo rappresentante politico in Italia.
E la libertà di ricerca scientifica? Perché insistere, in questo momento, sulla libertà della scienza, di riprendere la battaglia contro la legge 40 e di chiedere che il governo e il Parlamento aiutino la ricerca scientifica italiana a ritrovare una dignitosa collocazione nel quadro internazionale? Perché attraverso il rilancio di una battaglia culturale per la libertà della ricerca scientifica, il pensiero laico può trovare quella vitalità intellettuale che in questo momento gli difetta, rispetto ai cattolici integralisti. Infatti una cosa è certa: potrà anche far sorridere la contraddittorietà e l'insensatezza di certi argomenti sostenuti dagli integralisti. Ma funzionano benissimo come attrattoli sul piano della comunicazione, e portano il discorso a un livello presuntamene intuitivo, dove la logica perde consistenza. E questo, almeno il Dottor Sottile, dovrebbe saperlo. Se non si eleva il livello della discussione e del dibattito, l'esito della battaglia rischia di essere purtroppo segnato.
Diversi interventi presentati al congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica tenutosi a Roma nel febbraio del 2006, in corso di stampa in vista del secondo appuntamento previsto verso la fine dell'anno in Turchia, sostengono in modo convincente che una più attiva valorizzazione culturale e politica delle analisi e dei ragionamenti istruiti dalla buona scienza - quella prodotta cioè utilizzando i criteri interni di valutazione e controllo dei risultati - è necessaria, nelle società democratiche, per qualificare gli immensi spazi di libertà personale che la stessa conoscenza scientifica e i progressi tecnologici aprono nelle scelte riguardanti le sfere del vivere e del morire, della salute e della malattia. Per le tradizioni religiose integraliste nulla è avvertito come più minaccioso contro l'efficacia del proselitismo di una diffusa domanda di libertà personale alimentata da una sana educazione liberale orientata dalla metodologia delle scienze empiriche. L'associazione Luca Coscioni continuerà la battaglia in Italia, e a livello internazionale, per affermare il principio, incarnato nella storia della libertà in occidente, che la libertà di ricerca scientifica, nella misura in cui non arreca danni, è un «requisito essenziale della democrazia, nonché un diritto civile e politico fondamentale, e una delle massime garanzie per la salute ed il benessere dell'uomo». Queste parole sono state sottoscritte da centinaia di scienziati e intellettuali che aderiscono al congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica. La dichiarazione di Roma denunciava anche «le preoccupanti tendenze oscurantiste e settarie che, attraverso legislazioni proibizioniste e drastiche riduzioni dei finanziamenti, minacciano la laicità dello Stato e la libertà di ricerca, tra l'altro ostacolando lo sviluppo di cure» che potrebbero migliorare le condizioni di vita di miliardi di persone in tutto il mondo.
Il Riformista del 20 febbraio 2007, pag. 2
di Gilberto Corbellini
A un anno dalla morte di Luca Coscioni, le sue ultime parole consegnate a un'audience pubblica risuonano più attuali che mai, nella loro drammaticità personale e politica. Solo pochi giorni prima, Luca aveva aperto i lavori del primo congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica denunciando il cinismo con cui una concezione della politica allo stesso tempo integralista e opportunista stava introducendo in Italia limitazioni incostituzionali della libertà di ricerca scientifica, contro i diritti fondamentali dei cittadini. «Io ho risposto con il mio corpo - diceva Luca - che in molti vorrebbero ridurre a una prigione senza speranza, e oggi rispondo con la mia sete di aria - perché sono davvero sempre meno capace di respirare - che è sete di verità, sete di libertà».
Oggi la sete di libertà sta diventando, in Italia, è un'emergenza vera. Qualcuno aveva paventato il pericolo che la campagna antireferendaria, in difesa della legge 40, ovvero la ben congegnata manipolazione della comunicazione scientifica sui temi refe-rendari veicolata da bioeticisti e scienziati prezzolati dal Vaticano, rappresentasse un modello sperimentale per l'integralismo cattolico. Ovvero che ci si trovasse di fronte a un'astuta strategia che poteva funzionare anche per condizionare negativamente altre sfere di diritti. Non è dovuto passare molto tempo per constatare che la realtà supera ogni previsione. La recente vicenda che ha visto protagonista il co-presidente dell'associazione Luca Coscioni, Piergiorgio Welby, è stata caratterizzata da una comunicazione terroristica da parte delle gerarchie vaticane, rispetto al diritto costituzionale individuale di rifiutare un trattamento medico. Mentre un'irrituale ingerenza del papa e dei suoi vescovi sta snaturando il dibattito politico sull'ampliamento dei diritti di tutela giuridica e sociale delle unioni civili tra persone libere e responsabili, testimoniano di un clima nuovo che merita quantomeno qualche attenzione da parte della politica. I politici e intellettuali laici, credenti e non, che ogni giorno si genuflettono di fronte ai capricci senili, camuffati con puerili ragionamenti teologici e morali, del papa e di Ruini, dovrebbero riflettere che se un leader politico democraticamente eletto si comportasse come questi due signori, verrebbero probabilmente invocate delle procedure per dimissionarlo. Ma questi sono problemi per la coscienza civile e la dignità morale di quei rappresentanti del popolo italiano che avrebbero per legge il dovere di rispettare la Costituzione. Non i diktat del capo di uno stato straniero teocratico, e del suo rappresentante politico in Italia.
E la libertà di ricerca scientifica? Perché insistere, in questo momento, sulla libertà della scienza, di riprendere la battaglia contro la legge 40 e di chiedere che il governo e il Parlamento aiutino la ricerca scientifica italiana a ritrovare una dignitosa collocazione nel quadro internazionale? Perché attraverso il rilancio di una battaglia culturale per la libertà della ricerca scientifica, il pensiero laico può trovare quella vitalità intellettuale che in questo momento gli difetta, rispetto ai cattolici integralisti. Infatti una cosa è certa: potrà anche far sorridere la contraddittorietà e l'insensatezza di certi argomenti sostenuti dagli integralisti. Ma funzionano benissimo come attrattoli sul piano della comunicazione, e portano il discorso a un livello presuntamene intuitivo, dove la logica perde consistenza. E questo, almeno il Dottor Sottile, dovrebbe saperlo. Se non si eleva il livello della discussione e del dibattito, l'esito della battaglia rischia di essere purtroppo segnato.
Diversi interventi presentati al congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica tenutosi a Roma nel febbraio del 2006, in corso di stampa in vista del secondo appuntamento previsto verso la fine dell'anno in Turchia, sostengono in modo convincente che una più attiva valorizzazione culturale e politica delle analisi e dei ragionamenti istruiti dalla buona scienza - quella prodotta cioè utilizzando i criteri interni di valutazione e controllo dei risultati - è necessaria, nelle società democratiche, per qualificare gli immensi spazi di libertà personale che la stessa conoscenza scientifica e i progressi tecnologici aprono nelle scelte riguardanti le sfere del vivere e del morire, della salute e della malattia. Per le tradizioni religiose integraliste nulla è avvertito come più minaccioso contro l'efficacia del proselitismo di una diffusa domanda di libertà personale alimentata da una sana educazione liberale orientata dalla metodologia delle scienze empiriche. L'associazione Luca Coscioni continuerà la battaglia in Italia, e a livello internazionale, per affermare il principio, incarnato nella storia della libertà in occidente, che la libertà di ricerca scientifica, nella misura in cui non arreca danni, è un «requisito essenziale della democrazia, nonché un diritto civile e politico fondamentale, e una delle massime garanzie per la salute ed il benessere dell'uomo». Queste parole sono state sottoscritte da centinaia di scienziati e intellettuali che aderiscono al congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica. La dichiarazione di Roma denunciava anche «le preoccupanti tendenze oscurantiste e settarie che, attraverso legislazioni proibizioniste e drastiche riduzioni dei finanziamenti, minacciano la laicità dello Stato e la libertà di ricerca, tra l'altro ostacolando lo sviluppo di cure» che potrebbero migliorare le condizioni di vita di miliardi di persone in tutto il mondo.