Le guerre di Ruini
La Repubblica del 8 marzo 2007, pag. 1
di Marco Politi
Camillo Ruini lascia il timone, ma non parte. Da Vicario papale per Roma la sua voce continuerà a farsi sentire. I suoi ventidue anni di guida dell'episcopato (da segretario generale e poi da presidente) lasciano la gerar-chia ecclesiastica in una posizione di potere invidiabile.
Pochi conoscono il Ruini che medita sulla rimozione del senso della morte in Occidente, che riflette sulla resurrezione della carne e il Giudizio universale, che spinge i vescovi a misurarsi con le ultime conquiste della neurologia, che si interroga sulla fine dell'egemonia dell'«uomo europeo».
C’è un Ruini intellettuale e pensatore, portato all'analisi e alla curiosità del nuovo, che costituisce la vera personalità del presidentissimo della Cei. E che ha sempre ispirato rispetto e stima ai suoi interlocutori.
La sorte ha voluto che di lui emergessero in pubblico le qualità di politico freddo, determinato, inesorabile nel perseguire l'obiettivo. Papa Wojtyla, dopo il convegno della Chiesa italiana a Loreto nel 1985, gli aveva dato un traguardo: lavorare per la riconquista cristiana dell'Italia. Camillo Ruini ha risposto—mentre assisteva al crollo della Democrazia cristiana e del suo sistema — trasformando la Cei in soggetto politico, negoziando direttamente con i partiti della Seconda Repubblica, conquistando alla Chiesa un potere permanente di interdizione, di pressione, di legittimazione o delegittimazione delle leggi. Il ceto politico si è mostrato estremamente fragile. Colpa di un bipolarismo traballante in cui il piccolo gruzzolo di voti, direttamente manovrabile dall'istituzione ecclesiastica, può risultare determinante.
Per fermare in Italia una secolarizzazione di tipo nord-europeo o spagnolo, Ruini ha combattuto anno dopo anno precise battaglie, impedendo anzitutto — subito dopo il disfarsi della Prima Repubblica — che tra Mario Segni e Achille Occhetto potesse crearsi un blocco riformista vincente. Da lì, in una riedizione della strategia dei due forni, con pressioni continue sull'uno e l'altro polo, ha mosso la Cei come una lobby per leggi che rafforzassero l'istituzione ecclesiastica o per sbarrare la strada a novità invise al magistero. Ha ottenuto che i catechisti dell'insegnamento di religione diventassero docenti statali a tutti gli effetti. Ha ottenuto, al di là dei generosi finanziamenti dell'8permille, che venissero finanziati anche gli oratori. Ha premuto costantemente per il finanziamento delle scuole cattoliche. Sul piano delle leggi generali ha bloccato il divorzio breve anche per le coppie senza figli. Ha imposto la formulazione finale della legge sulla fecondazione assistita, con il veto per la madre di sottoporre a diagnosi l'embrione che impianterà. Ha ispirato le campagne contro la pillola del giorno dopo e la pillola abortiva.
E' stato un lavoro preciso, calmo, tenace, strategico per rovesciare — anche usando l'emergere dei teocon, il clima sociale e psicologico creatosi nella società italiana dopo i referendum sul divorzio e sull'aborto e per affermare il principio che la legislazione deve attenersi ai valori del cattolicesimo e di una «tradizione storica e culturale italiana», interpretata dalla presidenza Cei. Il capolavoro di questo gioco tutto politico è stato l'allineamento dell'associazionismo cattolico sotto le bandiere dell'astensione al referendum sulla procreazione assistita nel 2005: capolavoro tattico, perché dinanzi all'incertezza sul modo frammentario con cui gli elettori cattolici avrebbero votato sui quesiti referendari, Ruini ha deciso di mimetizzarsi nella massa degli astenuti abituali e anzi di annetterseli. Così ha proclamato che il 75 per cento degli italiani seguiva la Chiesa. E su questa base ha lanciato l'attacco durissimo per affondare i Pacs. Storia di queste settimane.
Sul piano interno il suo stile di governo è coinciso con una centralizzazione assoluta. Vescovi desiderosi di andare al votare al referendum o di aprire l'assemblea dell'episcopato a critiche sull'interventismo militare di Bush sono stati zittiti. Ai convegni ecclesiali nazionali è stato eliminato il diritto di votare su documenti e sono state emarginate le voci divergenti.
Ruini ha, tuttavia, intuito che era necessario elaborare una risposta di cultura ai mutamenti in atto e cosi ha lanciato il «Progetto culturale di ispirazione cristiana». Un lavoro di analisi di lungo respiro, che però si è tramutato in una serie di Forum senza coagulare linee di orientamento innovativo.
Efficace è stato il rivoluzionamento dei media cattolici sia a livello centrale, facendo dell'Avvenire un giornale vivace e culturalmente stimolante, sia modernizzando la stampa diocesana.
In termini di successo politico Ruini chiude da protagonista vincente, ma enorme appare la sua distanza emotiva dal «cattolicesimo quotidiano». Quando tutta l'Italia si è commossa per il caso Welby, il cardinal Vicario non ha saputo che negare le esequie religiose al «dottor Welby». Poi ha ammesso di avere sofferto. Ma non ce l'ha fatta a mettersi in sintonia con il suo popolo, che chiedeva un gesto di carità cristiana.
La Repubblica del 8 marzo 2007, pag. 1
di Marco Politi
Camillo Ruini lascia il timone, ma non parte. Da Vicario papale per Roma la sua voce continuerà a farsi sentire. I suoi ventidue anni di guida dell'episcopato (da segretario generale e poi da presidente) lasciano la gerar-chia ecclesiastica in una posizione di potere invidiabile.
Pochi conoscono il Ruini che medita sulla rimozione del senso della morte in Occidente, che riflette sulla resurrezione della carne e il Giudizio universale, che spinge i vescovi a misurarsi con le ultime conquiste della neurologia, che si interroga sulla fine dell'egemonia dell'«uomo europeo».
C’è un Ruini intellettuale e pensatore, portato all'analisi e alla curiosità del nuovo, che costituisce la vera personalità del presidentissimo della Cei. E che ha sempre ispirato rispetto e stima ai suoi interlocutori.
La sorte ha voluto che di lui emergessero in pubblico le qualità di politico freddo, determinato, inesorabile nel perseguire l'obiettivo. Papa Wojtyla, dopo il convegno della Chiesa italiana a Loreto nel 1985, gli aveva dato un traguardo: lavorare per la riconquista cristiana dell'Italia. Camillo Ruini ha risposto—mentre assisteva al crollo della Democrazia cristiana e del suo sistema — trasformando la Cei in soggetto politico, negoziando direttamente con i partiti della Seconda Repubblica, conquistando alla Chiesa un potere permanente di interdizione, di pressione, di legittimazione o delegittimazione delle leggi. Il ceto politico si è mostrato estremamente fragile. Colpa di un bipolarismo traballante in cui il piccolo gruzzolo di voti, direttamente manovrabile dall'istituzione ecclesiastica, può risultare determinante.
Per fermare in Italia una secolarizzazione di tipo nord-europeo o spagnolo, Ruini ha combattuto anno dopo anno precise battaglie, impedendo anzitutto — subito dopo il disfarsi della Prima Repubblica — che tra Mario Segni e Achille Occhetto potesse crearsi un blocco riformista vincente. Da lì, in una riedizione della strategia dei due forni, con pressioni continue sull'uno e l'altro polo, ha mosso la Cei come una lobby per leggi che rafforzassero l'istituzione ecclesiastica o per sbarrare la strada a novità invise al magistero. Ha ottenuto che i catechisti dell'insegnamento di religione diventassero docenti statali a tutti gli effetti. Ha ottenuto, al di là dei generosi finanziamenti dell'8permille, che venissero finanziati anche gli oratori. Ha premuto costantemente per il finanziamento delle scuole cattoliche. Sul piano delle leggi generali ha bloccato il divorzio breve anche per le coppie senza figli. Ha imposto la formulazione finale della legge sulla fecondazione assistita, con il veto per la madre di sottoporre a diagnosi l'embrione che impianterà. Ha ispirato le campagne contro la pillola del giorno dopo e la pillola abortiva.
E' stato un lavoro preciso, calmo, tenace, strategico per rovesciare — anche usando l'emergere dei teocon, il clima sociale e psicologico creatosi nella società italiana dopo i referendum sul divorzio e sull'aborto e per affermare il principio che la legislazione deve attenersi ai valori del cattolicesimo e di una «tradizione storica e culturale italiana», interpretata dalla presidenza Cei. Il capolavoro di questo gioco tutto politico è stato l'allineamento dell'associazionismo cattolico sotto le bandiere dell'astensione al referendum sulla procreazione assistita nel 2005: capolavoro tattico, perché dinanzi all'incertezza sul modo frammentario con cui gli elettori cattolici avrebbero votato sui quesiti referendari, Ruini ha deciso di mimetizzarsi nella massa degli astenuti abituali e anzi di annetterseli. Così ha proclamato che il 75 per cento degli italiani seguiva la Chiesa. E su questa base ha lanciato l'attacco durissimo per affondare i Pacs. Storia di queste settimane.
Sul piano interno il suo stile di governo è coinciso con una centralizzazione assoluta. Vescovi desiderosi di andare al votare al referendum o di aprire l'assemblea dell'episcopato a critiche sull'interventismo militare di Bush sono stati zittiti. Ai convegni ecclesiali nazionali è stato eliminato il diritto di votare su documenti e sono state emarginate le voci divergenti.
Ruini ha, tuttavia, intuito che era necessario elaborare una risposta di cultura ai mutamenti in atto e cosi ha lanciato il «Progetto culturale di ispirazione cristiana». Un lavoro di analisi di lungo respiro, che però si è tramutato in una serie di Forum senza coagulare linee di orientamento innovativo.
Efficace è stato il rivoluzionamento dei media cattolici sia a livello centrale, facendo dell'Avvenire un giornale vivace e culturalmente stimolante, sia modernizzando la stampa diocesana.
In termini di successo politico Ruini chiude da protagonista vincente, ma enorme appare la sua distanza emotiva dal «cattolicesimo quotidiano». Quando tutta l'Italia si è commossa per il caso Welby, il cardinal Vicario non ha saputo che negare le esequie religiose al «dottor Welby». Poi ha ammesso di avere sofferto. Ma non ce l'ha fatta a mettersi in sintonia con il suo popolo, che chiedeva un gesto di carità cristiana.