Il raccolto di Ratzinger
Il Manifesto del 20 marzo 2007, pag. 11
di Ida Dominijanni
Insisti oggi insisti domani, pare che la strategia vaticana di ri-cristianizzazione - ma più propriamente di ri-cattolicizzazione - della società italiana stia cominciando a dare i suoi frutti; e non sono frutti dolci, per il palato laico. La Repubblica ha pubblicato domenica i risultati di una indagine Gfk-Eurisko sul rapporto degli italiani con la religione e l'etica cattolica, coordinata e commentata da Ilvo Diamanti, sulla quale vale la pena di meditare. Dall'indagine risulta che Benedetto XVI gode oggi di una tasso di fiducia assai più basso (53,/% degli intervistati, un campione di 1445 persone rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne) di quello di cui godeva nel 2003 Giovanni Paolo II (77,2%), ma che il martellamento politico di Ratzinger sulle questioni della sessualità e della famiglia ha ottenuto di converso uno spostamento significativo delle convinzioni degli italiani a vantaggio delle posizioni del Vaticano. Il divorzio, ad esempio, era considerato «moralmente accettabile» nel 2003 dal 62 per cento del campione, oggi dal 55. La convivenza fra eterosessuali non sposati era approvata nel 2003 dal 79 per cento, oggi dal 69, e degli stessi dieci punti scende anche la tolleranza verso i rapporti sessuali fra non coniugati. L'aborto era considerato moralmente ammissibile dal 30 per cento nel 2003, oggi dal 23. L'omosessualità è considerata moralmente lecita dal 40 per cento. A una legge sulle unioni civili sono oggi favorevoli il 50,3% e contrari il 40,7, ma anche qui c'è poco da rallegrarsi: un anno fa i favorevoli erano il 63%, quattro anni fa il 61; scendiamo in picchiata.
A questo progressivo adeguamento ai comandamenti etici cattolici non fa riscontro un aumento del fervore religioso: i cattolici italiani continuano ad andare poco a messa, disertano i seminari, sono fedeli più per tradizione familiare che per convinzione personale e in ossequio alla stessa tradizione continuano a impartire un'educazione religiosa ai figli. Della Chiesa, inoltre, sono in molti a non accettare alcune scelte particolarmente intolleranti: il 79,5 per cento del campione trova sbagliato negare la comunione ai divorziati e i funerali religiosi a Piergiorgio Welby, l'81 per cento considera sbagliata la condanna del preservativo, il 57,3 l'obbligo del celibato per i sacerdoti, il 61,4 la richiesta ai parlamentari cattolici di votare contro la legge sui Dico, Ma quando dalle domande sulla comunità cattolica nazionale o occidentale si passa a quesiti transculturali e transreligiosi, la soglia della tolleranza si abbassa alla base della piramide cattolica non meno che al vertice: il 14,3 per cento del campione (contro l'il del 2003) ritiene che solo la religione cattolica possieda la verità su Dio, e solo il 57,7 per cento (contro il 67 del 2003) ammette che tutte le religioni si riferiscono allo stesso Dio e sono solo formule diverse della fede umana.
Il tempo dunque sembra stia lavorando a favore dell'integralismo ratzingeriano. Contraddittoriamente, una larga maggioranza del campione si dichiara sfavorevole all'ingerenza della Chiesa sul processo legislativo, e il 61 per cento giudica sbagliata l'annunciata nota impegnativa della Cei ai cattolici italiani, Almeno sul piano formale, il principio di laicità dello stato viene confermato; tanto più risulta sostanziale l'adesione progressivamente in aumento ai comandamenti dell'etica cattolica. Si tratta di una vittoria di Ratzinger, o una sconfitta - l'ennesima- della politica? Facciamo un'ipotesi. Immaginiamo che nella parte laica del nostro parlamento il riconoscimento giuridico delle convivenze venga presentato per una volta come una scelta di valore e non come un rimedio a una situazione di fatto, che l'omosessualità venga nominata come scelta di libertà e non come problema, che la procreazione assistita venga rubricata come possibilità e non come far west; immaginiamo insomma che la politica laica abbandoni la retorica della riduzione del danno e adotti il linguaggio delle libertà. Scommettiamo che in questo caso molti troverebbero da questa parte la bussola etica che oggi trovano nella Chiesa, e lo stesso sondaggio darebbe risultati diversi?
Il Manifesto del 20 marzo 2007, pag. 11
di Ida Dominijanni
Insisti oggi insisti domani, pare che la strategia vaticana di ri-cristianizzazione - ma più propriamente di ri-cattolicizzazione - della società italiana stia cominciando a dare i suoi frutti; e non sono frutti dolci, per il palato laico. La Repubblica ha pubblicato domenica i risultati di una indagine Gfk-Eurisko sul rapporto degli italiani con la religione e l'etica cattolica, coordinata e commentata da Ilvo Diamanti, sulla quale vale la pena di meditare. Dall'indagine risulta che Benedetto XVI gode oggi di una tasso di fiducia assai più basso (53,/% degli intervistati, un campione di 1445 persone rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne) di quello di cui godeva nel 2003 Giovanni Paolo II (77,2%), ma che il martellamento politico di Ratzinger sulle questioni della sessualità e della famiglia ha ottenuto di converso uno spostamento significativo delle convinzioni degli italiani a vantaggio delle posizioni del Vaticano. Il divorzio, ad esempio, era considerato «moralmente accettabile» nel 2003 dal 62 per cento del campione, oggi dal 55. La convivenza fra eterosessuali non sposati era approvata nel 2003 dal 79 per cento, oggi dal 69, e degli stessi dieci punti scende anche la tolleranza verso i rapporti sessuali fra non coniugati. L'aborto era considerato moralmente ammissibile dal 30 per cento nel 2003, oggi dal 23. L'omosessualità è considerata moralmente lecita dal 40 per cento. A una legge sulle unioni civili sono oggi favorevoli il 50,3% e contrari il 40,7, ma anche qui c'è poco da rallegrarsi: un anno fa i favorevoli erano il 63%, quattro anni fa il 61; scendiamo in picchiata.
A questo progressivo adeguamento ai comandamenti etici cattolici non fa riscontro un aumento del fervore religioso: i cattolici italiani continuano ad andare poco a messa, disertano i seminari, sono fedeli più per tradizione familiare che per convinzione personale e in ossequio alla stessa tradizione continuano a impartire un'educazione religiosa ai figli. Della Chiesa, inoltre, sono in molti a non accettare alcune scelte particolarmente intolleranti: il 79,5 per cento del campione trova sbagliato negare la comunione ai divorziati e i funerali religiosi a Piergiorgio Welby, l'81 per cento considera sbagliata la condanna del preservativo, il 57,3 l'obbligo del celibato per i sacerdoti, il 61,4 la richiesta ai parlamentari cattolici di votare contro la legge sui Dico, Ma quando dalle domande sulla comunità cattolica nazionale o occidentale si passa a quesiti transculturali e transreligiosi, la soglia della tolleranza si abbassa alla base della piramide cattolica non meno che al vertice: il 14,3 per cento del campione (contro l'il del 2003) ritiene che solo la religione cattolica possieda la verità su Dio, e solo il 57,7 per cento (contro il 67 del 2003) ammette che tutte le religioni si riferiscono allo stesso Dio e sono solo formule diverse della fede umana.
Il tempo dunque sembra stia lavorando a favore dell'integralismo ratzingeriano. Contraddittoriamente, una larga maggioranza del campione si dichiara sfavorevole all'ingerenza della Chiesa sul processo legislativo, e il 61 per cento giudica sbagliata l'annunciata nota impegnativa della Cei ai cattolici italiani, Almeno sul piano formale, il principio di laicità dello stato viene confermato; tanto più risulta sostanziale l'adesione progressivamente in aumento ai comandamenti dell'etica cattolica. Si tratta di una vittoria di Ratzinger, o una sconfitta - l'ennesima- della politica? Facciamo un'ipotesi. Immaginiamo che nella parte laica del nostro parlamento il riconoscimento giuridico delle convivenze venga presentato per una volta come una scelta di valore e non come un rimedio a una situazione di fatto, che l'omosessualità venga nominata come scelta di libertà e non come problema, che la procreazione assistita venga rubricata come possibilità e non come far west; immaginiamo insomma che la politica laica abbandoni la retorica della riduzione del danno e adotti il linguaggio delle libertà. Scommettiamo che in questo caso molti troverebbero da questa parte la bussola etica che oggi trovano nella Chiesa, e lo stesso sondaggio darebbe risultati diversi?