domenica 23 dicembre 2007

La guerra agli asili e la chiesa "nemica"

La guerra agli asili e la chiesa "nemica"

Il Riformista del 27 febbraio 2007, pag. 1

di Giandomenico Bonanni

La vertenza sugli asili-nido, con le critiche del­le gerarchie cattoliche al programma del governo per la realizzazione di strutture che aiutino le gio­vani madri che lavorano, stanno creando grandi difficoltà politiche alla cancelliera Merkel e alla grosse Koalition. Ma ripropongono anche i proble­mi che da anni, ormai, investono il rapporto tra la chiesa cattolica e la società tedesca. Problemi che si sono acuiti con l'arrivo del papa attuale. All'in­domani dell'elezione di Joseph Ratzinger, la Bild-Zeitung pubblicò in prima pagina una grande foto del nuovo pontefice, titolando a caratteri cubitali: «Wir sind Papst!», siamo diven­tati Papa. Che era un po' come dire: siamo campioni del mondo. Invece della coppa abbiamo vinto la tia­ra. Un amico protestante, antipapista convinto, ha incorniciato la pagina e l'ha appesa in cucina, come se fosse una caricatura dei tempi di Lutero. Non tutti i suoi ospiti la trova­no divertente. Per i tedeschi Benedetto XVI è una star internazionale della quale andare fieri. Un Beckenbauer coi mocassini rossi al posto degli scarpini. Uno Schumacher che sfreccia in papamobile. Insomma, un prodotto da esportazione che conferma la qualità del made in Germany. L'asce­sa di Ratzinger al soglio pontificio è stata interpre­tata come un vero e proprio passaggio epocale soprattutto dagli esponenti di quel neoconservatori­smo tedesco definito Neue Bilrgerlichkeit, nuovo stile borghese. Un movimento costituito per lo più da giornalisti e intellettuali disorientati che tenta­no di prendere le distanze dai costumi e la menta­lità dei genitori sessantottini. E che da un paio d'anni a questa parte tentano disperatamente di ri­portare in auge scuole di ballo, feste di fidanza­mento e corsi per imparare le buone maniere.



Altro che ritorno della religione, altro che atei devoti. Per ora, i nuovi compagni di strada dei cat­tolici tedeschi non sono neanche devoti: sono solo atei incuriositi da un fenomeno mediatico. Il fatto è che in questo paese i conflitti religiosi hanno fat­to troppi danni e la gente ha imparato a diffidare delle contrapposizioni in materia di fede. O me­glio: ha imparato a conviverci. In alcune chiese del Baden si vedono ancora i segni dei muri divisori innalzati in seguito alla riforma.



Cattolici e protestanti conti­nuarono per decenni a frequenta­re le stesse parrocchie, ciascuno nella sua metà, come dei separati in casa. Una ferita profonda, non ancora del tutto sanata, che nel lungo periodo ha finito per indur­re buona parte dei tedeschi ad al­lontanarsi da una religione perce­pita più come fattore di instabilità e di conflitto che non di sicurezza. Ne sapeva qualcosa Bismarck, che temeva l'ingerenza della chie­sa di Roma forse più dell'ostilità delle potenze straniere.



Oggi i cattolici in Germania sono 26 milioni, circa il 31% della popolazione. Vivono soprattutto nel sud e nell'ovest del paese. Le differenze culturali sono grandi. I renani, per esempio, hanno ben poco da spartire con i bavaresi. Ma nell'insieme, si possono osservare tendenze comuni. Per esempio, i cattolici tedeschi non sono prati­canti. Secondo i dati della confe­renza episcopale tedesca, il nume­ro dei fedeli che vanno a messa di­minuisce di anno in anno: nel 2005 erano solo il 14 per cento. Battesi­mi, matrimoni e funerali religiosi sono in calo. Il sistema fiscale tede­sco, che prevede una tassa da desti­nare alla comunità religiosa di ap­partenenza con la dichiarazione dei redditi, favorisce una lenta emorragia di persone che abban­donano la chiesa per ragioni economiche. Soprattutto per chi ha un reddito alto, non dovere pagare la Kirchensteuer significa risparmia­re un bel po' di soldi.


I più attivi, tra i cattolici di ba­se, sono i nuovi eretici del movi­mento "Noi siamo chiesa". Partiti nel 1995 con un manifesto per il rinnovamento del cattolicesimo, hanno raccolto due milioni e mez­zo di firme solo nei paesi di lingua tedesca. Chiedono che i vescovi siano eletti direttamente dai fedeli, che le donne possano diventare sa­cerdote, che il celibato obbligatorio per i preti e il proibizionismo in materia sessuale vengano aboliti. Ratzinger li conosce bene, perché si è dovuto occupare di loro da Pre­fetto della Congregazione per la dottrina della fede. Ma finora non ha voluto neanche riceverli.