venerdì 14 dicembre 2007

Fede, relativismo e diritti umani

Corriere della Sera 13.12.07
Le critiche al «Dizionario» dell'Utet
Fede, relativismo e diritti umani
di Marco Ventura

Oggi per la Chiesa il rigore dottrinale è diventato il metro della giustizia

«Pensare i diritti umani senza cristianesimo » è la colpa dell'opera in sei volumi che la Utet ha consacrato di recente proprio ai diritti umani. L'Osservatore Romano stigmatizza le «colpevoli omissioni» di un dizionario incerto sui principi e reticente su vita, embrione ed eutanasia. Il giornale della Santa Sede critica soprattutto lo scarso rilievo riservato alla Chiesa cattolica. La prova provata: l'opera dedica soltanto una voce di sei «discutibili » pagine a «Cristianesimo e diritti umani».
Mentre a Strasburgo l'Unione Europea proclama la propria Carta dei diritti fondamentali, l'intervento dell'Osservatore
Romano dell'11 dicembre va al cuore del problema. Per decenni i cattolici hanno cercato di pesare per la propria testimonianza più che per la propria dottrina: singoli fedeli, associazioni e Chiese sul terreno; la Santa Sede con quel capolavoro di sintesi tra ideali e pragmatismo che è la diplomazia vaticana. L'approccio è oggi cambiato. Dottrina e ortodossia prendono la scena. La Chiesa cattolica vuol pesare contrapponendo alla politica e al diritto — freddi, fragili e relativisti — il proprio patrimonio di valori, fondamenti, etica. I diritti umani sono in crisi perché l'uomo non confessa la propria verità. L'uomo non sa confessare la propria verità perché non sa credere. Gli unici diritti umani solidamente posti sono quelli giusti: e come ha scritto Benedetto XVI, il diritto è giusto quando fede e politica «si toccano» nell'etica. L'asse si sposta dalla fatica del cattolico in politica verso l'ortodossia del cattolico in dottrina. Su questo piano, cosa possono gli autori di un Dizionario? E cosa possono i deputati del Parlamento europeo? Ogni confronto con un magistero religioso è perso in partenza. Quale dizionario potrebbe accontentare L'Osservatore Romano citando come si deve «studiosi cattolici» oppure tenendo nel «dovuto conto la Dottrina sociale della Chiesa»: soltanto un dizionario cattolico può riuscirvi, dizionario peraltro già esistente nel Catechismo del 1992 e persino nel Codice di diritto canonico del 1983.
Criticando chi «pensa i diritti umani senza cristianesimo » L'Osservatore Romano si diverte a parodiare la voce da me firmata su «Cristianesimo e diritti umani», in cui appunto scrivo che «è impossibile pensare i diritti umani senza cristianesimo». Allo stesso modo si critica chi non dice che è cattolica «l'unica voce chiara ed inequivocabile in difesa dei diritti». Proprio ciò che affermo — con un pizzico di prudenza in più — nella mia voce: «La Chiesa cattolica si è affermata quale indiscusso protagonista della lotta globale per i diritti umani». Sembrano giochi di parole, scaramucce di altri tempi tra cattolici e liberali. Non è così.
Nel Dizionario Utet duecento esperti confessano la fragilità del proprio sapere «discutibile». A sua volta L'Osservatore Romano rivela la fragilità della propria salda dottrina: salda come è la religione di fronte alla politica e al diritto. Ma fragile nell'arena degli interessi. Dove il cattolico è diviso tra la precarietà della cittadinanza e l'assoluto della fede.