martedì 4 dicembre 2007

L`eutanasia di Wojtyla e il silenzio della Chiesa

Secolo XIX del 31 ottobre 2007

L`eutanasia di Wojtyla e il silenzio della Chiesa

di Paolo Flores d'Arcais
Grazie al Festival della scienza, domani mattina alle 11, a Pa­lazzo Ducale (sala del Minor Consiglio) a Genova si discuterà di un tema clamoroso e al tempo stesso scomodo (almeno per la Chiesa): l'eutanasia di Papa Wojtyla. Ho scritto "cla­moroso" non per scontata enfasi retorica, ma in senso letterale. In tutto il mondo, infatti, la notizia ha suscitato clamore, e mass media del peso di Time, New York Times, Le Monde, Le Figaro, El Pais, per non parlare della televisione pubblica tedesca, hanno dato grande rilievo alla conferenza stampa con cui la professoressa Lina Pavanelli ha illustrato il suo sag­gio (uscito sulla rivista che dirigo, MicroMega) e ha risposto alle non-smentite del Vaticano, pronta­mente diffuse.

Per quanto riguarda i grandi quotidiani nazionali, invece, solo Marco Polito, su Repubblica, ha ripor­tato la conferenza stampa. Il Corriere della Sera aveva dato "voce" alle interpretazioni vaticane (con enorme evidenza, in prima pagina) ma della replica di Lina Pavanelli non ha fatto parola.
Delle reti televi­sive, pubbliche o commerciali, è inutile dire: l'assor­dante silenzio vagheggiato dalla Santa Sede ha trion­fato in modo plumbeo tanto su Rai che su Mediaset. Che le gerarchie della Chiesa preferiscano il si­lenzio sulla scottante vicenda "eutanasia di Karol Wojtyla" è comprensibile: diventerà davvero difficile proclamare Giovanni Paolo II "santo subito", se si co­mincia a discutere seriamente, documenti ufficiali alla mano, sulle sue scelte di fronte alla fase finale della malattia. Perché questo ha fatto Lina Pavanelli su MicroMega: ha utilizzato solo documenti ufficiali, cioè le dichiarazioni del Vaticano e il diario del me­dico personale del Papa, professor Buzzonetti.

Lina Pavanelli è un medico anestesista che ha di­retto per anni la Scuola di specializzazione in Aneste­sia e Rianimazione dell'università di Ferrara.
Nel saggio pubblicato su MicroMega ha ricostruito l'an­damento degli ultimi mesi della malattia del Papa se­guendo la testimonianza più diretta, quella appunto del professor Buzzonetti, e mettendo a confronto le scelte cliniche che ne risultano con i principi di bioe­tica riaffermati anche di recente dalla Congregazione per la dottrina della fede (l'ex Sant'Uffizio, di cui era a capo il cardinal Ratzinger prima di diventare Papa). Principi che considerano eutanasia in senso proprio la mancata alimentazione artificiale, non solo nei confronti di un malato grave o moribondo, ma addi­rittura di un paziente in stato di coma vegetativo (cioè di una persona cerebralmente morta e di cui vengono tenute "in vita" solo alcune funzioni fisiologiche, attraverso macchine più o meno complesse: il riferimento era al caso dell'americana Terry Schiavo).

Attraverso questo minuzioso confronto, Lina Pa­vanelli ha messo in evidenza
come:
a) la malattia di cui soffriva il Papa (morbo di Parkinson) ha un decorso noto e prevedibile, che pone ad un certo punto problemi di alimentazione e/o di respirazione, insolubili senza ausilio artifi­ciale;
b) il Papa non è morto per crisi respiratoria ma per deficit alimentare;
e) le linee-guida mediche europee indicano chia­ramente che per impedire una denutrizione che porta alla morte va inserito, con operazione ambula­toriale poco invasiva ed efficacissima, un sondino permanente in zona addominale;
d) tale intervento va compiuto "a tempo debito", cioè non appena il paziente non riesce più ad alimen­tarsi normalmente. Un eventuale sondino naso-ga­strico in fase più avanzata non ha efficacia adeguata;
e) ogni medico ha il dovere, per legge e secondo il codice di deontologia professionale, di informare il paziente sul decorso della malattia, le terapie possi­bili, le conseguenze del rifiuto delle stesse. Non met­tere al corrente il paziente è penalmente rilevante (si rischia la galera, insomma);
f) è del tutto impensabile che l'equipe medica di­retta dal professor Buzzonetti (una decina di eccel­lenti anestesisti-rianimatori italiani) abbia tenuto il Papa all'oscuro, violando clamorosamente la legge, oltretutto nei confronti di un paziente di tale rango;
g) la decisione di rifiutare il sondino permanente addominale è dunque stata presa da Karol Wojtyla in persona;
h) tale rifiuto ha accorciato al vita del Papa. Di quanto non possiamo sapere, se giorni, settimane o mesi. Ma è certamente la "causa" prossima della morte;
i) il sondino naso-gastrico, inserito alla vigilia della morte, arrivava a "tracollo" ormai irreversibile, e non rappresentava dunque quella alimentazione artificiale adeguata che la bioetica cattolica esige anche nei confronti di un corpo in stato di coma vege­tativo (figuriamoci di un Papa ancora in vita).

Tutto questo vuol dire che, stando alla defini­zione di eutanasia delle gerarchie cattoliche, secondo la quale è stata eutanasia la spina staccata a Terry Schiavo e quella staccata a Piergiorgio Welby (non certo la definizione di noi laici, che consideriamo quelle scelte solo la fine di un orrendo accanimento terapeutico), la morte di Papa Giovanni Paolo II, af­frettata dalla mancata nutrizione artificiale ade­guata, costituisce - a maggior ragione - un caso di vera e propria eutanasia.

Fin qui le gerarchie ecclesiastiche, invitate da MicroMega in numerose occasioni, si sono sottratte al confronto. Il Festival della scienza e MicroMega ave­vano ovviamente invitato al dibattito di giovedì - in primo luogo - il cardinale arcivescovo della città, Sua Eminenza Angelo Bagnasco, ma il giorno festivo ha evidentemente giustificato la sua risposta negativa.

A discutere con Lina Pavanelli e con me ci saranno comunque due personalità cattoliche molto conosciute: il professor D'Agostino, ex-presidente del Co­mitato nazionale di bioetica, noto per il più ortodosso allineamento con la Chiesa gerarchica, e Ignazio Ma­rino, chirurgo dei trapianti fra i più stimati al mondo, oggi anche deputato, presidente della Commissione Sanità della Camera, presentatore di un progetto di legge contro l'accanimento terapeutico, che il mondo "teodem" è fin qui riuscito a bloccare.

Speriamo che sia solo il primo di numerosi con­fronti, che sottraggano il tema "eutanasia di Papa Wojtyla" al silenzio e alla rimozione, un "limbo" poco dignitoso per una società che si vuole evoluta e democratica.