«Welby, una morte dimenticata»
Il Messaggero del 17 dicembre 2007, pag. 11
Un anno fa alle 23,40 del 20 dicembre nel suo letto Piergiorgio Welby, malato di distrofia muscolare e tenuto in vita da un respiratore automatico, sei giorni prima di compiere sessantuno anni, conquistava «il diritto civile politico personale a una morte naturale». La madre Luciana, la sorella Carla, gli amici più stretti, i compagni radicali Marco Pannella e Marco Cappato, nella stanza accanto. L'anestesista Mario Riccio procede con la sedazione, stacca il respiratore e lui e la moglie Mina rimangono soli, pochi minuti e, senza alcuna sofferenza, dopo 88 giorni di lotta per ottenere l'anestesia e la sospensione delle terapie, tutto è finito. La solidarietà della gente comune arriva il 23 dicembre con la partecipazione calorosa ai funerali laici in piazza san Giovanni Bosco a Roma: il vicariato nega infatti i funerali religiosi perché la sua volontà di morire è in contrasto con la dottrina cattolica. La condivisione da parte della politica è fatta di singoli parlamentari, ma il Parlamento non riesce ad approvare una legge sul Testamento biologico.
Sul versante giuridico tuttavia per alcuni è considerato un successo: il procedimento per Mario Riccio aperto dalla procura di Roma per verificare se nella interruzione della terapia medica si configurassero fattispecie penali, viene archiviato tre mesi dopo. «Le sentenze Welby ed Englaro - sostiene Riccio a un anno di distanza - dovevano essere il punto di partenza per un confronto serio e sereno che si poteva basare su fatti concreti perché si partiva da un testo scritto».
Il ricordo un anno dopo in uno spettacolo teatrale di Ugo De Vita, «Lasciatemi morire» dal libro di Piergiorgio Welby che verrà rappresentato al parlamento europeo di Bruxelles domani e il 18 dicembre e a Roma il 20. «Dopo un anno - è il commento della moglie Mina - spero che la commissione Sanità del Senato discuta seriamente sulla proposta di legge sul Testamento biologico. Approvare una legge sarebbe veramente l'unico modo di onorare Piergiorgio, se la politica riuscisse a farlo allora sarebbe una morte ascoltata».
Il Messaggero del 17 dicembre 2007, pag. 11
Un anno fa alle 23,40 del 20 dicembre nel suo letto Piergiorgio Welby, malato di distrofia muscolare e tenuto in vita da un respiratore automatico, sei giorni prima di compiere sessantuno anni, conquistava «il diritto civile politico personale a una morte naturale». La madre Luciana, la sorella Carla, gli amici più stretti, i compagni radicali Marco Pannella e Marco Cappato, nella stanza accanto. L'anestesista Mario Riccio procede con la sedazione, stacca il respiratore e lui e la moglie Mina rimangono soli, pochi minuti e, senza alcuna sofferenza, dopo 88 giorni di lotta per ottenere l'anestesia e la sospensione delle terapie, tutto è finito. La solidarietà della gente comune arriva il 23 dicembre con la partecipazione calorosa ai funerali laici in piazza san Giovanni Bosco a Roma: il vicariato nega infatti i funerali religiosi perché la sua volontà di morire è in contrasto con la dottrina cattolica. La condivisione da parte della politica è fatta di singoli parlamentari, ma il Parlamento non riesce ad approvare una legge sul Testamento biologico.
Sul versante giuridico tuttavia per alcuni è considerato un successo: il procedimento per Mario Riccio aperto dalla procura di Roma per verificare se nella interruzione della terapia medica si configurassero fattispecie penali, viene archiviato tre mesi dopo. «Le sentenze Welby ed Englaro - sostiene Riccio a un anno di distanza - dovevano essere il punto di partenza per un confronto serio e sereno che si poteva basare su fatti concreti perché si partiva da un testo scritto».
Il ricordo un anno dopo in uno spettacolo teatrale di Ugo De Vita, «Lasciatemi morire» dal libro di Piergiorgio Welby che verrà rappresentato al parlamento europeo di Bruxelles domani e il 18 dicembre e a Roma il 20. «Dopo un anno - è il commento della moglie Mina - spero che la commissione Sanità del Senato discuta seriamente sulla proposta di legge sul Testamento biologico. Approvare una legge sarebbe veramente l'unico modo di onorare Piergiorgio, se la politica riuscisse a farlo allora sarebbe una morte ascoltata».