giovedì 20 dicembre 2007

La chiesa invoca il fronte guelfo contro la civiltà

La chiesa invoca il fronte guelfo contro la civiltà
Liberazione del 17 maggio 2007, pag. 1

di Rina Gagliardi

Monsignor Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, non ha goduto - finora - di particolare popolarità mediatica. Finora. Perché da ieri l'alto prelato umbro ha pronunciato un discorso che dovrebbe fargli guadagnare l'onere massimo delle cronache, oltre che della nostra attenzione: da Gubbio, dove si celebrava la festa dell'antico vescovo Sant'Ubaldo, patrono della città ha proclamato la guerra. La guerra santa, s'intende. La guerra ai "nemici" che oggi assediano la civiltà occidentale: aborto, eutanasia, omosessualità. La guerra totale, insomma, alla modernità e alla libertà che il moderno ha comunque portato con sé, tra mille limiti e irrisolte contraddizioni. Per dirla con una formula recentemente evocata da Romano Prodi: il Partito Guelfo, da oggi, è una corposa realtà politica. Ed è un partito "armato", nei suoi simboli, nel linguaggio, nell'ideologia, nei riferimenti storici.


Esageriamo? Macché, è lo stesso Monsignore a collocare il suo proclama - la sua jihad - nei suoi riferimenti storici più chiari. Così come nel 1160 il vescovo di Gubbio «fortificò la città contro l'assedio del Barbarossa», così come nel XII (e XIII) secolo i guelfi (i sostenitori del Papa alleati con i comuni) sconfissero i ghibellini (e il sogno di un impero "universale", mediterraneo e nordico, multireligioso e multietnico, nutrito di lettere e di scienze, perseguito da Federico II), oggi si tratta di sconfiggere i "nuovi nemici" che «tentano di espugnare le nostre città». «Il relativismo e il nichilismo».


Le parole, si sa, non sono mai né neutre né innocenti: e del resto il monsignore attinge a piene mani alle metafore militari. Parla di "assedi", di mura da "espugnare", di "missione" del cristianesimo. Sparge assoluti e assolutismi sulla sacralità della vita - pardon dell'embrione - in una esasperazione biologistico-naturalistica che, francamente, di religioso, nel senso spirituale del termine, non ha quasi nulla. E lancia non accuse, ma anatemi e condanne contro la «improponibile libertà di autodeterminazione di sé». Capite che cosa mette in causa, il dirigente della Cei? Nientemeno che la pretesa delle donne e degli uomini di superare lo stato di sudditanza. Nientemeno che tutto ciò che ha segnato la crescita della civiltà dal XVI secolo in poi.


Ora, se tutto questo fosse un caso isolato, frutto, magari, dell'esaltazione di una giornata cerimoniale, se Monsignor Betori fosse insomma o un po' estremista o non molto dotato di self control, sarebbe comunque un fatto molto serio. Ma circoscritto. Invece, sappiamo bene in quale sequenza temporale si colloca il "proclama neoguelfo di Gubbio": subito dopo il Family Day, e subito prima della assemblea generale dei vescovi italiani. Dunque, va preso sul serio - maledettamente sul serio. Perché ormai, per la Chiesa cattolica e le alte gerarchie ecclesiastiche "non è che l'inizio", non sembrano cioè esserci più limiti alla voglia neotemporalistica e alla crociata oscurantista.



Una volta scoperchiato il vaso di Pandora, tutto ciò che per tanto tempo era rimasto celato, nascosto o represso, fuoriesce liberamente - senza alcun controllo. Nel mondo della «globalità liquida», attanagliato da una perdita inesorabile di valori, coesione sociale, speranza di furto, la Chiesa sferra la sua offensiva "finale" - la sua guerra santa, dicevamo - nella persuasione (non infondata) di poter intercettare (e dirigere in proprio) l'ondata di destra che percorre l'occidente.


Bisogno d'ordine e d'autorità, regressione civile, omofobia e misoginia, fondamentalismo culturale rivolto contro l'autonomia della cultura, della criticità, dell'arte e della scienza: questa è "l'utopia reazionaria" che muove oggi le gerarchie ecclesiastiche e che - a prendere alla lettera le loro dichiarazioni - dovrebbe correggere il "grande disordine" della globalizzazione capitalistica. O costituire l'unica alternativa sana sia "al marxismo che al capitalismo", che hanno fallito entrambi, come dice papa Ratzinger. Peccato che gli alleati veri della Chiesa siano quei poteri forti che oggi governano il mondo su basi neoliberiste e neobelliche. Peccato che, mai come in questa fase della storia, l'antica alleanza trono-altare si riproduca in forme spudorate - e, talora, indecenti.

Ora, ditemi voi (e mi dica anche Massimo D'Alema): come si fa a non diventare (al minimo) anticlericali?