giovedì 20 dicembre 2007

La pedofilia dei funzionari di dio

La pedofilia dei funzionari di dio

Il Manifesto del 18 aprile 2007, pag. 2

di Enzo Mazzi

E’ dolorosa e penosa questa vicenda di pedofilia, di violenze psicologiche, di ricatti morali, nella parrocchia fio­rentina «Regina della pace».



La pedofilia del clero è un fenomeno antico, come del resto la pedofilia intra-familiare. Se og­gi emerge e fa scandalo non è perché tale feno­meno si sia aggravato ma perché le vittime e i lo­ro genitori hanno il coraggio di denunciare gli abusi e perché il potere del clero è meno assolu­to e è bilanciato da altri poteri fra cui quelli del­la stampa e della magistratura.



La pedofilia è un crimine e quella dei preti lo è a un livello di gravita e pericolosità particolar­mente pesante. Il «sacro», cose sacre, persone sacre, luoghi e tempi sacri, proprio in quanto re­altà separata tende a annullare la sacralità dell'esistenza normale, esclude la sacralità del crea­to e quindi è implicitamente e intrinsecamente fonte di violenza. Ma se il sacro si rende respon­sabile di esplicite forme di violenza, come nella pedofilia dei preti, allora la violenza esplicita e quella implicita, strutturale, si potenziano reci­procamente.



I preti pedofili sono per lo più il frutto di una educazione e di una condizione di vita repressi­va e autoritaria che ha impedito lo sviluppo equilibrato della loro personalità e li mantiene in condizione di nevrosi di vario tipo. La psicoanalisi ha consentito di studiare sistematicamen­te un tale fenomeno che fino a qualche decina di anni fa era affidato al fiuto della saggezza popolare, consegnato a motti, fiabe, racconti, o al­la riflessione di filosofi e romanzieri. Oggi esisto­no studi di rilievo come quello ponderoso del te­ologo e psicanalista tedesco Eugen Drewermann «Funzionari di Dìo» (Raetia, Bolzano, 1995).



Gli episodi di pedofilia emersi nella chiesa fio­rentina, come in molte altre chiese locali nel mondo, evidenziano contraddizioni e deficien­ze strutturali dell'istituzione chiesa. E' ingiusto e immorale scaricare tutto sul colpevole di turno. Ognuno è responsabile delle proprie azioni e ne deve rispondere verso le vittime e verso la giustizia; ma la responsabilità individuale non assolve affatto le responsabilità dell'istituzione.



Fa parte di una pastorale «normale», che do­vrebbe essere superata nel dopoconcilio ma non lo è affatto, il condizionamento violento di coscienze infantili attraverso l'imposizione di sensi di colpa che s'insinuano nel profondo e si trascinano inconsapevolmente per tutta la vita. Per non parlare degli indottrinamenti di un cer­to modo di fare catechesi e di insegnare religio­ne nelle scuole, che è ancora purtroppo larga­mente maggioritario. Ma il Compendio del cate­chismo pubblicato di recente dal Vaticano, a do­mande e risposte preconfezionate, da cui non emerge nemmeno un minimo di senso di ricer­ca, di autonomia, di coscienza critica, non è es­so stesso un invito all'indottrinamento? Come una madre possessiva, sembra che Madre Chie­sa voglia mantenere in una perenne condizione infantile i suoi figli, tanto li ama. Se non rischias­se di essere male interpretato, verrebbe voglia di chiamare tutto questo «pedofilia strutturale» della chiesa, nel senso appunto di amore verso gli uomini e donne perennemente bambini E la sacralizzazione del potere ecclesiastico, la teo­logia e la pastorale del disprezzo verso il corpo, il sesso, il piacere, la condanna di ogni forma di rapporto fra sessi che non sia consacrato dal matrimonio, non è tutto questo violenza?



C'è inoltre il silenzio dei vertici ecclesiastici. Che è assordante. Grida la mancanza di comunione, di comunicazione, di collegialità che c'è nella chiesa. E' un silenzio che denuncia l'imba­razzo e la solitudine delle gerarchie. Solo pochi giorni fa (domenica scorsa) il vescovo di Firen­ze ha rotto quel silenzio con una dichiarazione ai giornali. Ma con grande ritardo e in maniera reticente, come dichiarano le vittime, e inoltre senza un minimo di autocritica.



I vescovi, non tutti ma molti, sono ancora, no­nostante il Concilio, monarchi che decidono quasi sempre tutto da soli, con la scusa che il lo­ro potere deriva direttamente da Dio. E quando si trovano di fronte a situazioni imbarazzanti co­me questo scandalo di pedofilia nella chiesa fiorentina, sono incapaci di muoversi, di parlare, di prendere decisioni sagge. Non denuncia pro­prio questo, seppur con altre parole, monsignor Alessandro Plotti, vescovo di Pisa, già presi­dente dei vescovi toscani, nell'intervista pubbli­cata su Repubblica giovedì scorso?



E' tempo che si crei un grande movimento per restituire al cristianesimo il senso della liberazione dal sacro, in quanto realtà separata, libe­razione non solo dalle oppressioni economiche e politiche, ma anche psicologiche, etico-mora­li, simboliche. Forse non sparirà la pedofilia ma certo verrà colpita a fondo e non solo quella dei preti.