venerdì 14 dicembre 2007

La sceicca (femminista) vestita Valentino «Dal voto all’auto, la mia rivoluzione»

La sceicca (femminista) vestita Valentino «Dal voto all’auto, la mia rivoluzione»

Corriere della Sera del 13 novembre 2007

di Andrea Garibaldi

La sceicca Moza bint Nasser al Missned è alta e cammina su tacchi a spillo vertiginosi, cosicché si è appena slogata una caviglia.

Su questo ha scherzato ieri, in una sala della sua «Fondazione per l’educazione, la scienza e lo sviluppo della comunità», con il presidente italiano Giorgio Napolitano. Moza è bella, può ricordare Soraya o Silvana Mangano, con l’aggiunta del tratto orientale degli occhi, neri, allungati, con un tocco di enigma. La sua età è un mistero dell’emirato, non è corretto chiederla, chi la conosce la tace. Ma si sposò appena maggiorenne, nel ’77. A Napolitano, al ministro del Commercio estero Emma Bonino e al sottosegretario agli Esteri Ugo Intini ha detto ieri con fierezza di essere appena diventata nonna, grazie alla figlia Mayassa, che ha partorito negli Stati Uniti, naturalmente.

La visita di Stato in Qatar di Napolitano ha sullo sfondo motivi economici e culturali. Prima di affrontare l’emiro Hamad bin Khalifa al Thani, il presidente ha visto la sceicca sua consorte. Il regalo portato dall’Italia è stata una borsa di Bulgari, anche se lei veste abitualmente Valentino. Moza fa scandalo, nell’Islam del Golfo arabico. Perché appare sovente in pubblico. Perché in pubblico parla, in arabo o nel suo fluentissimo inglese. Perché porta il velo indietro sulla testa, lasciando scoperti lucenti capelli neri. Ha raccontato Napolitano dopo l’incontro: «La sceicca e il marito sono innamoratissimi dell’Italia».

L’emiro e la sceicca in Italia hanno acquistato l’hotel Gallia a Milano, là dove avveniva il calcio-mercato. Parteciperanno alla valorizzazione del quartiere milanese attorno alla stazione. Hanno comprato un intero palazzo in pieno centro a Roma.

La sceicca Moza sta cercando di cambiare—piccoli passi e regali concessioni— il ruolo sottomesso e riservato delle donne nel Golfo. Era a scuola con le sorelle dell’emiro, che ne decantarono le doti. «Progresso culturale e emancipazione femminile sono i due poli della sua azione», dice Emma Bonino. Moza ieri ha inaugurato la mostra è «Italian Style dressing body and daylife», moda e design, organizzata a Doha dai nostri ministeri degli Esteri e dei Beni culturali e nella quale, a cura del Commercio Estero, c’è un’esposizione tridimensionale su Leonardo, per mettere in luce che il talento italiano si esprime, da 500 anni, anche nella meccanica. Moza ha promosso la Fondazione per l’educazione, dove operano cinque importanti università americane e che ha già contatti con il Politecnico di Milano e con le università di Trieste e di Torino.

Moza ha creato nel maggio di quest’anno l’«Arab foundation for democracy», per promuovere la trasformazione delle istituzioni del suo paese. L’emiro sembra approvare il riformismo della moglie. Da otto anni le donne votano, in Qatar. Qui le donne guidano l’auto, mentre nella confinante Arabia Saudita non possono. E forte, seppur discreta, è la spinta che Moza imprime al ridimensionamento della poligamia. Tanto per cominciare, ha messo nell’ombra le altre due mogli-cugine e gli altri figli dell’emiro. È il suo secondogenito (su sei figli) sceicco Tamim l’«erede apparente» al trono, cosiddetto poiché può sempre essere sostituito.

All’estero Moza si permette le maggiori rotture. Partecipa alle celebrazioni in Francia del 14 luglio. Permette alle figlie, fuori patria, di dimenticare il velo. Lei stessa usa una turbante (di Valentino). E va all’incontro con il presidente Ciampi con un’aderente giacca gialla e poi alla cena in giacca bianca, suscitando — dicono le voci dal Quirinale—sottile gelosia nella signora Franca.
Il Qatar è grande come l’Abruzzo, ha un milione di abitanti, ma solo 200 mila sono qatarini. Gli altri 800 mila sono indiani, malesi, filippini, africani e vivono in uno stato di semi- schiavitù, grazie al quale contribuiscono al tumultuoso sviluppo del paese. Stipendi da 250 dollari al mese mentre il reddito pro capite è di 65 mila dollari l’anno. Difficile è la strada che Moza ha intrapreso, ma sia lei sia il marito sanno che squilibri esagerati generano instabilità. Intanto, hanno dato appuntamento a Napolitano il 7 dicembre a Milano, prima della Scala.