lunedì 17 dicembre 2007

Quelle attività commerciali esercitate dal Vaticano

Quelle attività commerciali esercitate dal Vaticano

La Voce Repubblicana del 30 agosto 2007, pag. 1

Come già anticipato dalla "Voce repubblicana" dello scorso 2 ago­sto, la Comunità europea si sta interessando dell'esenzione dal pagamento dell'Ici concessa dall'Italia a favore di alcuni soggetti. Fra questi rientra, con piena evidenza, il Vaticano. L'avvocato Alessandro Nucara ha, con il suo articolo pubblicato dal nostro quotidiano, precisato in termini netti la questione: "Si vuole, dunque, mettere in ginocchio gli oratorii, le parrocchie, le attivi­tà assistenziali? O si vogliono piuttosto ripri­stinare condizioni di concorrenza compatibi­li con il diritto comunitario per tutte le attivi­tà commerciali svolte dalla Chiesa?". Chiarendo più avanti che "non si tratta di far pagare l'Ici sui luoghi di culto, sui luoghi di formazione del clero, sugli oratorii o sui cen­tri di assistenza". Più correttamente, e in punto di norma, "si tratta di far rientrare la Chiesa cattolica nell'alveo del diritto della concorrenza quando, e nella misura in cui, questa eserciti attività commerciali". Il tutto, in sostanza, non può essere lasciato, da un punto di vista "interpretativo", al giudice. Piuttosto, continuava ancora Nucara, "a noi piace pensare che la soluzione per una norma di così difficile interpretazione ed applicazio­ne spetti al legislatore". Anche se il "nostro" legislatore non sembra condividere tale impostazione. Quando ad esempio l'onore­vole Maurizio Turco, radicale, ha proposto di esentare dal pagamento dell'Ici solo quegli immobili in cui non si svolgesse, a nessun titolo, attività commerciale, l'emendamento ha avuto il solo voto favorevole della Rosa nel Pugno e del Pri.


Ieri, quando la notizia dell'"interessamento" della Commissione europea nei confronti del Vaticano ha occupato tutte le prime pagine dei giornali, abbiamo assistito alle prevedibi­lissime reazioni (o mancate reazioni) di tutto l'arco politico, alcune di indignazione al limite del risibile (chi chiedeva la scomunica della Ue). Discutere di materia religiosa, sia che si tratti di indirizzo spirituale, sia di bed and breakfast, è, dalle nostri parti, ancora oggi, impresa ardua, che deve scontrarsi con le più o meno interessate genuflessioni di rito. Fino all'incomprensibile. E' infatti incomprensibile, come commentava il "Riformista", che "in oltre un anno di gover­no Prodi, caratterizzato da una cura di caval­lo sui conti pubblici passata attraverso uno finanziaria pesante, appunto, sul versante della tassazione, l'esecutivo non sia riuscito ad eliminare, o almeno a modificare, una legge indifendibile, quella cioè che ha can­cellato l'Ici per gli immobili commerciali in mano alla Chiesa". La formulazione attuale è la seguente: il beneficio dell'esenzione è ora concesso nei confronti di quegli immobili in cui si svolgano attività "non esclusivamente commerciali". La formula, come si vede, è di assoluta ambiguità e lascia il quadro total­mente immutato. Così che un albergo (attivi­tà palesemente commerciale) ove si pratichi, ad esempio, la preghièra o l'indottrinamento, non è tenuto al versamento dell'Ici. In ogni caso la decisione da parte della Uè di avviare un'inchiesta non è stata ancora prosa, ma i commenti cui abbiamo assistito la dicono lunga sul tenore che potrebbe prendere la discussione. Che, in ogni caso, deve essere ricondotta alle giuste dimensioni: un problema di agevolazioni immotivate, ribadiamo, tant'è che il caso è di competenza della commissaria alla concorrenza Neelie Kroes.-Si suppone, insomma, che occorra stabilire quali elementi "non profit" siano bastanti per rendere non esclusivamente commerciale un'attività d'im­presa. E, visto che leggi sovranazionali pur esi­stono, si potrebbe profilare una violazione dei principi fondamentali del Trattato Ue. Fuori dagli afflati mistici, facilissimi da sbandierare per creare il solito polverone inestricabile e di facile presa, si tratta di muoversi con logica e soprattutto nel pieno rispetto dei partì sotto­scritti. O magari, per alcuni, la Ue fa comodo solo quando fa comodo, e per il resto dei casi è solo un'entità che deve farsi gli affari suoi?