mercoledì 19 dicembre 2007

Unioni civili, il day after

l’Unità 19.12.07
Unioni civili, il day after
Bindi: accordo con la sinistra
Da Rc ai Verdi, tutti contro Veltroni: «Così è laico il Pd?»
Il ministro: serve un’intesa. Radicali e Rnp: referendum
di Mariagrazia Gerina

ALLA CAPITALE, con furore. «Quello che è accaduto a Roma non sarebbe mai accaduto a Parigi, Madrid, Londra o Berlino, nonostante Veltroni si ostini a definire Roma capitale europea», attacca il socialista Enrico Boselli: «Veltroni e il Pd hanno sporcato
l’immagine laica della capitale per ossequio alle gerarchie ecclesiastiche». E Franco Grillini rincara: «Quel voto fa di Roma una città a sovranità limitata, sottomessa a una dittatura clericale soft».
Il no sul Registro delle Unioni civili, anzi i no, piovuti uno dopo l’altro dall’Aula Giulio Cesare, simbolo per eccellenza della capitale laica che da secoli convive con quella cristiana, divampano. E non si placa il tam tam di accuse rivolte dai radicali e dalla Sinistra al sindaco-leader e al Pd. «Appare chiaro che sul tema della laicità il Pd è assolutamente inaffidabile», annota Franco Giordano del Prc. E il suo corrispettivo romano, Massimiliano Smeriglio, incassa: «La gestione arrogante del Pd, l’assenza del sindaco e della vice sindaco, hanno determinato anche la prima sconfitta politica di Veltroni in Campidoglio». La ricostruzione della vicenda offerta da Manuela Palermi, capogruppo di Verdi-Pdci, drammatizza ulteriormente: «Il Vaticano è pesantemente intervenuto e il Pd si è piegato, mentre Veltroni ha addirittura scelto di non essere presente». Per il Verde Angelo Bonelli «il voto congiunto di Pd, Fi, An e Udc che ha affossato il Registro delle Unioni civili», adottato in altre città d’Italia, è un ritorno a «vent’anni fa, quando l’aula Giulio Cesare era controllata dalla Dc». E l’Arcigay si dice preoccupato: «per quello che potrà accadere in parlamento con lo spostamento Oltretevere della linea politica del Pd». Assente il giorno dopo dal coro degli accusanti Sd, che, dopo aver difeso l’istituzione del Registro delle Unioni civili, in aula fino all’ultimo ha cercato margine per un ordine del giorno di tutta la maggioranza, a fronte del quale il Pd avrebbe ritirato anche il suo testo. L’esito è noto: tentativo fallito e bocciatura incrociata.
E adesso? Radicali e Rnp puntano a un referendum consultivo che chiami i cittadini della capitale a pronunciarsi sull’opportunità di istituire a Roma un Registro delle Unioni civili. Obiettivo: raccogliere dal 15 gennaio 2008 le 50 mila firme necessarie entro i 3 mesi previsti e portare i romani al voto in occasione delle provinciali di primavera o al massimo in autunno: «Basterà che un terzo degli aventi diritto si pronunci».
Molto diversa la lettura del ministro della Famiglia Rosy Bindi: «Ho lavorato perché ci fosse una legge nazionale sui diritti e i doveri dei conviventi, perché non credo che spetti ai Comuni regolare materie come questa. Il voto del Campidoglio è stato un voto corretto, ispirato alla Costituzione». E però su un piano politico il ministro dei Dico non rinuncia a trarre una lezione critica: «Certo il Pd non può rassegnarsi a fare da solo e a non cercare anche su questi temi l’accordo e la sintesi con la sinistra». Nel futuro immediato le luci non sono molte: «Il Parlamento è sovrano e ad oggi dobbiamo prenderne atto non c’è una maggioranza per approvare i Dico». Ma - aggiunge - «non ci sarà neppure per approvare la proposta Salvi che peraltro presenta profili di incostituzionalità». Quella proposta che invece Veltroni ieri sul Foglio definiva «una buona base da cui partire» per vedere riconosciute in Parlamento le Unioni civili.