mercoledì 19 dicembre 2007

Noi, perseguitate nel nome di Dio

Corriere della Sera 19.12.07
Testimonianze Scrittrice, psichiatra e femminista: parla l'intellettuale egiziana che rischia la condanna per avere contestato l'ortodossia
Noi, perseguitate nel nome di Dio
«Oggi mi accusano di eresia per aver denunciato le discriminazioni patriarcali dei libri sacri Le donne nell'Islam sono oppresse da maschilismo, verginità obbligatoria, mutilazioni, velo»
di Nawal El Saadawi

La speranza
Serve un'autentica democrazia per contrastare tutte le forme di violenza e sfruttamento che colpiscono i soggetti deboli

L'opposizione ai diritti delle donne e dei poveri è universale, non esclusiva delle nostre regioni arabe o dei paesi islamici. Negli Stati Uniti l'amministrazione Bush è sostenuta dalla coalizione cristiana, che non solo è contraria ai diritti delle donne, ma dà la colpa delle rotture familiari ai movimenti di liberazione delle donne. Promuove i cosiddetti «valori della famiglia» e la «verginità» delle ragazze prima del matrimonio. Organizza i purity balls (balli della purezza), in cui viene applicato un doppio standard morale. I padri portano a questi balli le figlie per proteggere la loro verginità o conservarle pure per il matrimonio. Ma non ci sono balli simili per le madri e i figli maschi.
I delitti d'onore sono collegati alla verginità e non sono circoscritti alla cultura araba o islamica. Il concetto di verginità è radicato nell'ebraismo e nel cristianesimo. Per esempio, la Vergine Maria è la madre ideale e le monache sono velate. In Europa l'usanza di mettere il velo alle donne era limitata ai gruppi tradizionali ebraici e islamici. Oggi è sempre più comune nelle comunità di immigrati islamici in Olanda, Francia, Gran Bretagna, Belgio e in altri paesi europei. A volte è accompagnata dalla mutilazione genitale femminile. Sia il velo che quest'ultima sono considerati dai capi politici e religiosi di queste comunità come appartenenti all'identità islamica, nell'ambito del cosiddetto "relativismo culturale". Questo fa parte dell'inganno e del lavaggio del cervello inflitti alle donne, in Egitto e in molti altri paesi.
La mistificazione del relativismo culturale va avanti da tre decenni, ed è una forma di violenza psicologica. La mutilazione della mente non è meno criminale di quella genitale femminile o maschile, anzi, è forse ancor più pericolosa. È usata per mutilare corpo e anima, per giustificare la violenza contro donne e poveri. Una mentalità arretrata considera i diritti delle donne un attacco diretto alla legge divina, ai valori morali e alle tradizioni sacre. La tradizioni, sacre e non, rispecchiano sistemi di potere nello Stato e nella famiglia. Esse cambiano con il tempo e il luogo. Non sono fisse, immutabili o eterne. Sono scelte selettivamente da gruppi politici per conservare le strutture capitaliste patriarcali sia globalmente che localmente. Quando le donne lottano per i diritti umani in un sistema capitalistico patriarcale, vengono etichettate come traditrici della religione, del paese, della cultura, della loro identità autentica, della morale, della castità, eccetera. Ma dobbiamo continuare a lottare, non dobbiamo farci intimorire. Dobbiamo organizzarci globalmente e localmente.
La soluzione è una lotta globale. La libertà costa cara, ma il prezzo della schiavitù è ancora più alto, perciò è meglio pagare un prezzo per essere libere piuttosto che per essere schiave. Dobbiamo unirci per mobilitare uomini, donne, giovani e bambini e organizzare e instaurare un potere politico e sociale in grado di cambiare i valori e le leggi patriarcali e classiste esistenti. Per questo serve una vera democrazia. E la libertà di organizzazione e di critica. È necessaria una lotta collettiva contro la dittatura dello Stato e della famiglia, e contro la falsa coscienza creata dai mass media governativi e dal sistema scolastico. Se lo Stato stesso è fondato su patriarcato, classe e religione, come può combattere l'oppressione che è il prodotto di patriarcato, classe e religione?
L'opposizione ai diritti delle donne e dei poveri si sta diffondendo. In Egitto si sentono sempre di più gli effetti della globalizzazione e del neo-colonialismo americano, che causano una crescente povertà (il 40% degli egiziani vive sotto il livello di povertà), l'aumento del tasso di disoccupazione, il deterioramento dei servizi sanitari, scolastici e dei mass media, e il dominio di gruppi fondamentalisti retrogradi religiosi e politici.
Il 28 gennaio 2007 sono stata interrogata in tribunale dal pubblico ministero. Io e mia figlia, Mona Helmy, scrittrice e poetessa, siamo state processate con l'accusa di apostasia. Perché? Perché lei ha scritto un articolo in un settimanale, chiedendo che il cognome della madre sia rispettato e non ignorato e ha detto che avrebbe firmato i suoi articoli e i suoi libri con entrambi i cognomi, quello della madre e del padre. Il mio crimine sono i miei scritti, e anche la mia battaglia contro l'uso patriarcale della lingua nella religione e nella politica, quando affermo che Dio non è né maschio né femmina, che Dio è simbolo di giustizia, libertà e amore, come mi diceva la mia nonna contadina più di 65 anni fa. Dio è simbolo di giustizia e non un libro sfornato da una tipografia. Non c'è pace nel mondo, nelle nazioni o nelle famiglie senza giustizia. Non c'è libertà o vera democrazia senza giustizia.
Il 27 febbraio scorso Al Azhar (la più importante istituzione islamica in Egitto e in tutto il mondo islamico) mi ha accusata di apostasia ed eresia per un mio lavoro teatrale dal titolo «Al summit dei potenti Dio si dimette», pubblicato in arabo al Cairo in gennaio. In quest'opera espongo le contraddizioni e le discriminazioni patriarcali, di classe e di razza radicate nei tre libri monoteisti: l'Antico e il Nuovo Testamento e il Corano. Mostro che questi testi sono politici, che parlano di potere, denaro e sesso. Che in essi prevale il doppio standard morale: l'inferiorità delle donne rispetto agli uomini, la dittatura, il razzismo, le guerre e l'uccisione di eretici o infedeli. La maggior parte dei governi del mondo usa questi testi sacri per opprimere la popolazione. La religione è asservita al sistema politico. È usata da gruppi di potere che giustificano l'ingiustizia dicendo che è un volere divino. Nell'opera teatrale il Dio dei libri si dimette quando deve confrontarsi con le sue contraddizioni e ingiustizie.
Il revival dei movimenti religiosi fondamentalisti in tutto il mondo ha aumentato l'oppressione delle donne e dei poveri. Il pensiero creativo è condannato, perché toglie il velo alla mente ed espone i paradossi di politica, religione e sesso. In febbraio, camminando per le strade del Cairo e di Bruxelles ho incontrato giovani donne che si coprivano il capo con un velo, ma i cui jeans aderenti lasciavano scoperta la parte superiore dell'addome. Le donne sono le vittime più evidenti delle contraddizioni religiose e politiche: sono velate perché viene imposto dalla religione, e nude perché così vuole il consumismo della globalizzazione e del cosiddetto libero mercato, che è libertà per i potenti di sfruttare i deboli.
(Traduzione di Maria Sepa)