La Repubblica 5.2.08
Prematuri, all'estero niente rianimazione prima di 24 settimane
La Turco alle donne: difendete la legge 194
di Paola Coppola
Sgreccia: doveroso salvare i feti vivi Bonino: la politica non segua agende dettate da altri
ROMA - C´è accordo a livello internazionale sulle cure da prestare a un neonato estremamente prematuro. Quando praticare quelle compassionevoli e quando la rianimazione. «Linee guida e raccomandazioni adottate all´estero sono sostanzialmente simili a quelle italiane, perché sono l´espressione dei dati a disposizione della comunità scientifica», chiarisce Gianpaolo Donzelli, che è tra i firmatari della Carta di Firenze del 2005 e ha appena pubblicato con Maria Serenella Pignotti uno studio comparativo sulle cure ai super-prematuri sulla rivista Pediatrics. Donzelli, direttore della clinica di medicina neonatale al Meyer di Firenze, si dice stupito della presa di posizione dei ginecologi romani che hanno sottoscritto un documento in cui sostengono che i feti vitali vanno sempre rianimati a prescindere dall´età gestazionale. «Anche all´estero al di sotto della 24esima settimana non si pratica la rianimazione se non in casi ritenuti del tutto eccezionali e si agisce tenuto conto del parere dei genitori» aggiunge precisando però che «gli Stati Uniti prediligono un approccio caso per caso, mentre l´Olanda esclude del tutto la rianimazione alla 22esima e 23esima settimana».
Oltre alla legge 194, gli altri puntelli normativi nel nostro Paese sono la Carta di Firenze e il decalogo del pool di esperti del ministero della Salute reso pubblico lo scorso 22 gennaio e ora trasmesso per un parere al Consiglio superiore di Sanità. Su scala nazionale manca invece uno studio che fotografi la sopravvivenza di un bambino estremamente prematuro, ma i dati disponibili dicono chiaramente che a 22 settimane questa è praticamente da escludere. Lo studio Action condotto da Marina Cuttini dell´ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma su quattro regioni italiane indica che su 121 gravidanze terminate spontaneamente dopo 22 settimane, nel 99% dei casi i bambini erano morti alla nascita. Destinati a morire anche i nati vitali come mostrano indagini condotte in Gran Bretagna, Francia, Belgio e Norvegia, sia che si prestino le cure compassionevoli sia che si pratichi la rianimazione ed è per questo che al di sotto della 24esima settimana - come suggerito dalla Carta di Roma - potrebbe configurarsi un accanimento terapeutico.
Quanto al caso estremo dell´aborto terapeutico che abbia come esito un feto vitale, per scongiurare questa possibilità la Lombardia si è dotata di un protocollo che vieta questi interventi dopo la 22esima settimana. «In Francia, in Olanda e nella maggior parte dei paesi occidentali si abortisce ben oltre la 22esima, ma si usa una tecnica che riduce le sofferenze del feto e della madre: si inietta il cloruro di potassio. È un procedimento che fa venir meno quei problemi legati a un eventuale accanimento terapeutico neonatale non richiesto dalla donna ma imposto anche se inutile, dalla legge 194 che tuttavia resta saggia e lungimirante», dice Giovanni Monni, presidente dell´Aogoi, l´associazione ostetrici e ginecologi ospedalieri italiani.
Intanto continua la polemica politica intorno al documento e alla legge 194. Il ministro della Salute Livia Turco lancia un appello: «È necessario che voi donne, italiane e straniere che vivete in Italia, prendiate la parola. Inventatevi qualcosa per parlare sul diritto alla vita, sulla maternità, per difendere la 194 e dire cosa significa l´esperienza della maternità». La senatrice teodem Paola Binetti auspica che la prossima legislatura «si impegni a mettere in primo piano le politiche di prevenzione già contenute nella 194» e cambi «il modo di applicare la legge». Monsignor Elio Sgreccia, presidente della Pontificia accademia della vita, si schiera con i ginecologi romani: «Quando nasce, o per parto prematuro o per un´interruzione di gravidanza, un feto che mostra segni di capacità di vivere, è doveroso assisterlo». Gli risponde, in polemica col Vaticano, il ministro Emma Bonino: «La politica deve fare il proprio lavoro senza rincorrere agende dettate da altri».
Prematuri, all'estero niente rianimazione prima di 24 settimane
La Turco alle donne: difendete la legge 194
di Paola Coppola
Sgreccia: doveroso salvare i feti vivi Bonino: la politica non segua agende dettate da altri
ROMA - C´è accordo a livello internazionale sulle cure da prestare a un neonato estremamente prematuro. Quando praticare quelle compassionevoli e quando la rianimazione. «Linee guida e raccomandazioni adottate all´estero sono sostanzialmente simili a quelle italiane, perché sono l´espressione dei dati a disposizione della comunità scientifica», chiarisce Gianpaolo Donzelli, che è tra i firmatari della Carta di Firenze del 2005 e ha appena pubblicato con Maria Serenella Pignotti uno studio comparativo sulle cure ai super-prematuri sulla rivista Pediatrics. Donzelli, direttore della clinica di medicina neonatale al Meyer di Firenze, si dice stupito della presa di posizione dei ginecologi romani che hanno sottoscritto un documento in cui sostengono che i feti vitali vanno sempre rianimati a prescindere dall´età gestazionale. «Anche all´estero al di sotto della 24esima settimana non si pratica la rianimazione se non in casi ritenuti del tutto eccezionali e si agisce tenuto conto del parere dei genitori» aggiunge precisando però che «gli Stati Uniti prediligono un approccio caso per caso, mentre l´Olanda esclude del tutto la rianimazione alla 22esima e 23esima settimana».
Oltre alla legge 194, gli altri puntelli normativi nel nostro Paese sono la Carta di Firenze e il decalogo del pool di esperti del ministero della Salute reso pubblico lo scorso 22 gennaio e ora trasmesso per un parere al Consiglio superiore di Sanità. Su scala nazionale manca invece uno studio che fotografi la sopravvivenza di un bambino estremamente prematuro, ma i dati disponibili dicono chiaramente che a 22 settimane questa è praticamente da escludere. Lo studio Action condotto da Marina Cuttini dell´ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma su quattro regioni italiane indica che su 121 gravidanze terminate spontaneamente dopo 22 settimane, nel 99% dei casi i bambini erano morti alla nascita. Destinati a morire anche i nati vitali come mostrano indagini condotte in Gran Bretagna, Francia, Belgio e Norvegia, sia che si prestino le cure compassionevoli sia che si pratichi la rianimazione ed è per questo che al di sotto della 24esima settimana - come suggerito dalla Carta di Roma - potrebbe configurarsi un accanimento terapeutico.
Quanto al caso estremo dell´aborto terapeutico che abbia come esito un feto vitale, per scongiurare questa possibilità la Lombardia si è dotata di un protocollo che vieta questi interventi dopo la 22esima settimana. «In Francia, in Olanda e nella maggior parte dei paesi occidentali si abortisce ben oltre la 22esima, ma si usa una tecnica che riduce le sofferenze del feto e della madre: si inietta il cloruro di potassio. È un procedimento che fa venir meno quei problemi legati a un eventuale accanimento terapeutico neonatale non richiesto dalla donna ma imposto anche se inutile, dalla legge 194 che tuttavia resta saggia e lungimirante», dice Giovanni Monni, presidente dell´Aogoi, l´associazione ostetrici e ginecologi ospedalieri italiani.
Intanto continua la polemica politica intorno al documento e alla legge 194. Il ministro della Salute Livia Turco lancia un appello: «È necessario che voi donne, italiane e straniere che vivete in Italia, prendiate la parola. Inventatevi qualcosa per parlare sul diritto alla vita, sulla maternità, per difendere la 194 e dire cosa significa l´esperienza della maternità». La senatrice teodem Paola Binetti auspica che la prossima legislatura «si impegni a mettere in primo piano le politiche di prevenzione già contenute nella 194» e cambi «il modo di applicare la legge». Monsignor Elio Sgreccia, presidente della Pontificia accademia della vita, si schiera con i ginecologi romani: «Quando nasce, o per parto prematuro o per un´interruzione di gravidanza, un feto che mostra segni di capacità di vivere, è doveroso assisterlo». Gli risponde, in polemica col Vaticano, il ministro Emma Bonino: «La politica deve fare il proprio lavoro senza rincorrere agende dettate da altri».