«Rianimazione, decisioni condivise con i genitori»
L'Unità del 5 febbraio 2008, pag. 6
«Solo le cure compassionevoli» per i neonati super-prematuri nati alla 22esima settimana, «salvo in quei casi, del tutto eccezionali, che mostrassero capacità vitali». Per quelli venuti alla luce alla 26esima settimana di gestazione, «quando sussistano condizioni di vitalità, il neonatologo, coinvolgendo i genitori nel processo decisionale, deve attuare adeguata assistenza, che sarà proseguita solo se efficace». Trattamento intensivo «sempre indicato» per quelli di 24 settimane. E soprattutto «ogni decisione deve essere individualizzata e condivisa con i genitori, sulla base delle condizioni cliniche del neonato alla nascita e non può prescindere dalla valutazione dei dati di mortalità e disabilità riportati in letteratura riferiti alla propria area». E questo il contenuto del lavoro della commissione di esperti che al ministero della salute - coordinati dal presidente del consiglio superiore sanità, Franco Cuccurullo, e da Maura Cossutta - ha lavorato sul comportamento che i medici devono tenere nel caso di nascite molto premature. Il documento sottolinea anche che «il neonato non sottoposto a cure intensive, perché considerato non vitale, ha diritto a cure compassionevoli». Ma la polemica dopo il documento dei ginecologi delle università cattoliche romane sul «rianimare sempre» non accenna a stemperarsi. E mentre Emma Bonino sostiene che «non siamo donne assassine, siamo donne che magari soffrono delle scelte» e Barbara Pollastrini parla di strumentalizzazione deprimente e la Cgil bolla il dibattito come «pericoloso», sono ancora i medici a schierarsi. «La legge 194 dice già tutto. Se facciamo un aborto terapeutico, il servizio ha già valutato che il feto non è rianimabile. nel caso che il feto lo sia, viene rianimato. Proprio per questo non è indicato un termine nella legge. Non si capisce quale sia la novità. Mi sembra un affondo del tutto strumentale» spiega Elisabetta Canitano, ginecologa della Rmd, che pratica aborti da più di 20 anni ed è sostentate convinta della legge 194, e presidente dell'associazione onlus «Vita di donna» (per la tutela della salute femminile). «I medici, insieme alla coppia - sottolinea Cantano -valutano già quello che c'è da fare e non devono renderne conto a nessuno. Lo scambio tra medici e famiglia è già regolamentato dalla legge. Certo, se si rianimano feti affetti da malformazioni non compatibili con la vita si tratta di accanimento terapeutico».
«L'Italia tornerà agli aborti clandestini se la legge 194 verrà cambiata» sostiene Claudio Giorlandino, presidente della Società italiana di diagnosi prenatale e medicina materno fetale (Sidip) e presidente del Forum delle associazioni di diagnosi, genetica e riproduzione. «Il Vaticano - spiega l'esperto - sbaglia bersaglio quando dice che la 194 è intrinsecamente cattiva, perché al contrario si tratta di una buona legge. Bisogna agire sulle coscienze e sull'educazione alla vita. Parlare al cuore e alla morale cristiana, non al Parlamento. Impregnare di amore i cuori della gente, non appoggiare una fazione politica per annullare una norma che, di fatto, riducendo negli anni gli aborti di oltre il 30% ha, al contrario, lavorato per la vita». L'obiezione di coscienza prevista dalla legge 194 «esonera il personale sanitario dal determinare l'intenzione della gravidanza ma non dall'assistenza antecedente e conseguente all'intervento» ribadiscono invece dall'Associazione Medici Cattolici Italiani, sottolineando che «chi non ottempera alle procedure di rianimazione di un feto che nasca vivo, indipendentemente da qualunque altra considerazione, disattende i canoni della legge».
L'Unità del 5 febbraio 2008, pag. 6
«Solo le cure compassionevoli» per i neonati super-prematuri nati alla 22esima settimana, «salvo in quei casi, del tutto eccezionali, che mostrassero capacità vitali». Per quelli venuti alla luce alla 26esima settimana di gestazione, «quando sussistano condizioni di vitalità, il neonatologo, coinvolgendo i genitori nel processo decisionale, deve attuare adeguata assistenza, che sarà proseguita solo se efficace». Trattamento intensivo «sempre indicato» per quelli di 24 settimane. E soprattutto «ogni decisione deve essere individualizzata e condivisa con i genitori, sulla base delle condizioni cliniche del neonato alla nascita e non può prescindere dalla valutazione dei dati di mortalità e disabilità riportati in letteratura riferiti alla propria area». E questo il contenuto del lavoro della commissione di esperti che al ministero della salute - coordinati dal presidente del consiglio superiore sanità, Franco Cuccurullo, e da Maura Cossutta - ha lavorato sul comportamento che i medici devono tenere nel caso di nascite molto premature. Il documento sottolinea anche che «il neonato non sottoposto a cure intensive, perché considerato non vitale, ha diritto a cure compassionevoli». Ma la polemica dopo il documento dei ginecologi delle università cattoliche romane sul «rianimare sempre» non accenna a stemperarsi. E mentre Emma Bonino sostiene che «non siamo donne assassine, siamo donne che magari soffrono delle scelte» e Barbara Pollastrini parla di strumentalizzazione deprimente e la Cgil bolla il dibattito come «pericoloso», sono ancora i medici a schierarsi. «La legge 194 dice già tutto. Se facciamo un aborto terapeutico, il servizio ha già valutato che il feto non è rianimabile. nel caso che il feto lo sia, viene rianimato. Proprio per questo non è indicato un termine nella legge. Non si capisce quale sia la novità. Mi sembra un affondo del tutto strumentale» spiega Elisabetta Canitano, ginecologa della Rmd, che pratica aborti da più di 20 anni ed è sostentate convinta della legge 194, e presidente dell'associazione onlus «Vita di donna» (per la tutela della salute femminile). «I medici, insieme alla coppia - sottolinea Cantano -valutano già quello che c'è da fare e non devono renderne conto a nessuno. Lo scambio tra medici e famiglia è già regolamentato dalla legge. Certo, se si rianimano feti affetti da malformazioni non compatibili con la vita si tratta di accanimento terapeutico».
«L'Italia tornerà agli aborti clandestini se la legge 194 verrà cambiata» sostiene Claudio Giorlandino, presidente della Società italiana di diagnosi prenatale e medicina materno fetale (Sidip) e presidente del Forum delle associazioni di diagnosi, genetica e riproduzione. «Il Vaticano - spiega l'esperto - sbaglia bersaglio quando dice che la 194 è intrinsecamente cattiva, perché al contrario si tratta di una buona legge. Bisogna agire sulle coscienze e sull'educazione alla vita. Parlare al cuore e alla morale cristiana, non al Parlamento. Impregnare di amore i cuori della gente, non appoggiare una fazione politica per annullare una norma che, di fatto, riducendo negli anni gli aborti di oltre il 30% ha, al contrario, lavorato per la vita». L'obiezione di coscienza prevista dalla legge 194 «esonera il personale sanitario dal determinare l'intenzione della gravidanza ma non dall'assistenza antecedente e conseguente all'intervento» ribadiscono invece dall'Associazione Medici Cattolici Italiani, sottolineando che «chi non ottempera alle procedure di rianimazione di un feto che nasca vivo, indipendentemente da qualunque altra considerazione, disattende i canoni della legge».