Aborto, sì del Papa alla scomunica
La Repubblica del 10 maggio 2007, pag. 11
di Marco Politi
Niente comunione ai politici che approvano l'aborto. Papa Ratzinger sostiene i vescovi messicani, che negano l'eucaristia ai deputati di Città del Messico rei di avere votato una legge che depenalizza l'aborto. «Questa scomunica — afferma il pontefice in volo da Roma a San Paolo — non è arbitraria. È prevista dal codice del diritto della Chiesa». La vicenda ha infiammato il Messico. Appena votata la legge, il portavoce del cardinale Norberto Rivera Carrera ha intimato ai parlamentari, che erano a favore, di non farsi più vedere in «nessuna chiesa del mondo».
Di una legge simile si parla ora anche in Brasile e in altri paesi latino-americani. Alla nostra domanda, se condivide la scomunica, Benedetto XVI risponde chiaramente: «Non hanno fatto niente di nuovo, di arbitrario, di sorprendente. Hanno solo messo in luce con una dichiarazione pubblica che l'uccisione di un bambino innocente non è compatibile con il fatto di comunicarsi con il corpo di Cristo». La Chiesa, aggiunge, apprezza la vita umana sin dal suo primo momento. E lo stesso dichiara atterrando a San Paolo: l'identità cristiana esige il rispetto della vita dal suo concepimento fino al suo declino naturale.
E tuttavia l'ok papale alla linea oltranzista mode in Messico è destinato a scatenare polemiche. Il portavoce vaticano va più tardi dai giornalisti per attutirne l'effetto. «Il Papa — dice padre Lombardi—ha voluto appoggiarci vescovi messicani senza andare più in là. Loro d'altronde non hanno dichiarato ufficialmente una scomunica canonica, e non lo fa il Papa. Si tratta piuttosto di un'autoesclusione dall'eucaristia per coloro che favoriscono l'aborto».
Ma la folgore che colpisce i politici resta. Benedetto XVI arriva in Brasile pronto ad affrontare tutte le sfide. «I valori cristiana in America latina — annuncia — non saranno mai cancellati». In aereo Ratzinger si concede per la prima volta nel suo pontificato ad una conferenza stampa senza rete. Un giro d'orizzonte rivolto al passato e al futuro. Il Papa fa i conti con la teologia della liberazione: «Oggi è evidente che i fragili millenarismi, che promettevano con la rivoluzione immediate condizioni di vita giusta, erano sbagliati».
Il Papa non ha paura del confronto-scontro con le sette. Spiega che la corsa verso i movimenti neo-evangelici «dimostra una sete di Dio» nel bisogno di soluzioni concrete anche ai problemi della vita quotidiana. La Chiesa cattolica, soggiunge, deve dare una risposta a questa sete di Dio da parte dei poveri, che lo vogliono «sentire vicino». Bisogna aiutare la gente a trovare condizioni di vita giuste, sottolinea, sia a livello microeconomico in situazioni di concretezza, «come fanno le sette», sia a livello macroeconomico.
Benedetto XVI torna spesso sul tema della giustizia sociale. Sottolinea l'impegno della Chiesa per le riforme sociali, insiste sull'educazione alla legalità, ribadisce che la missione primaria della gerarchia è di formare cattolici che si ispirano al Vangelo, praticano le virtù personali e civili e si sentono responsabili verso la società. Sa— e lo dice — che in America latina non si può operare con la bacchetta magica. Anche i «piccoli coltivatori» di droga, racconta, fanno parte di una «grande mercato» che li usa. Per questo ci vuole pazienza e tenacia nel bonificare la società.
Gli preme soprattutto — vista la politicizzazione praticata a suo tempo dalla teologia della liberazione — raccomandare che non ci sia «commistione tra Chiesa, fede e politica». La Chiesa, afferma il pontefice, indica strade giuste ma «rispetta la laicità» e la distinzione tra responsabilità ecclesiale e responsabilità politica. Appena messo piede in Brasile, specifica: «La Chiesa vuole soltanto indicare i valori morali di ogni situazione e formare i cittadini perché possano decidere coscientemente e liberamente». (Ma sui cosiddetti principi non negoziabili, ormai lo si è capito, ogni pressione sul ceto politico è lecita).
L'antica diffidenza verso i movimenti ecclesiali di sinistra riaffiora in Ratzinger quando gli chiedono della beatificazione del vescovo Oscar Romero, ucciso ventisette anni fa nel Salvador dall'estrema destra. «Uomo di grandi virtù cristiane, impegnato per la pace e contro la dittatura, ucciso (celebrando la messa) durante la consacrazione, da testimone della fede», lo elogia Benedetto XVI. Ma, aggiunge, un parte politica ne ha voluto fare «ingiustamente» una bandiera. Purificato da questo tentativo, merita la beatificazione: «Non ne dubito».
Applausi hanno accolto il Papa al suo arrivo. «La chiesa e lo Stato in Brasile - gli ha detto il presidente Lula accogliendolo in Brasile - hanno una tradizione di mutuo rispetto e cooperazione» che permette la realizzazione di molte iniziative sociali, utili per migliorare «la vita della nostra gente». Ma ci sono anche voci critiche. Ideologo Leonardo Boff (silenziato da Ratzinger quand'era cardinale) gli rimprovera di propagandare una Chiesa «che deve solo insegnare e non ha nulla da apprendere: una posizione molto vicina al fondamentalismo». Ma Benedetto XVI è arrivato di buon umore. Sa che molti fedeli non l'ascoltano?, gli hanno chiesto. «Anche nostro Signore — ha replicato sorridendo — non è stato ascoltato da tutti».
La Repubblica del 10 maggio 2007, pag. 11
di Marco Politi
Niente comunione ai politici che approvano l'aborto. Papa Ratzinger sostiene i vescovi messicani, che negano l'eucaristia ai deputati di Città del Messico rei di avere votato una legge che depenalizza l'aborto. «Questa scomunica — afferma il pontefice in volo da Roma a San Paolo — non è arbitraria. È prevista dal codice del diritto della Chiesa». La vicenda ha infiammato il Messico. Appena votata la legge, il portavoce del cardinale Norberto Rivera Carrera ha intimato ai parlamentari, che erano a favore, di non farsi più vedere in «nessuna chiesa del mondo».
Di una legge simile si parla ora anche in Brasile e in altri paesi latino-americani. Alla nostra domanda, se condivide la scomunica, Benedetto XVI risponde chiaramente: «Non hanno fatto niente di nuovo, di arbitrario, di sorprendente. Hanno solo messo in luce con una dichiarazione pubblica che l'uccisione di un bambino innocente non è compatibile con il fatto di comunicarsi con il corpo di Cristo». La Chiesa, aggiunge, apprezza la vita umana sin dal suo primo momento. E lo stesso dichiara atterrando a San Paolo: l'identità cristiana esige il rispetto della vita dal suo concepimento fino al suo declino naturale.
E tuttavia l'ok papale alla linea oltranzista mode in Messico è destinato a scatenare polemiche. Il portavoce vaticano va più tardi dai giornalisti per attutirne l'effetto. «Il Papa — dice padre Lombardi—ha voluto appoggiarci vescovi messicani senza andare più in là. Loro d'altronde non hanno dichiarato ufficialmente una scomunica canonica, e non lo fa il Papa. Si tratta piuttosto di un'autoesclusione dall'eucaristia per coloro che favoriscono l'aborto».
Ma la folgore che colpisce i politici resta. Benedetto XVI arriva in Brasile pronto ad affrontare tutte le sfide. «I valori cristiana in America latina — annuncia — non saranno mai cancellati». In aereo Ratzinger si concede per la prima volta nel suo pontificato ad una conferenza stampa senza rete. Un giro d'orizzonte rivolto al passato e al futuro. Il Papa fa i conti con la teologia della liberazione: «Oggi è evidente che i fragili millenarismi, che promettevano con la rivoluzione immediate condizioni di vita giusta, erano sbagliati».
Il Papa non ha paura del confronto-scontro con le sette. Spiega che la corsa verso i movimenti neo-evangelici «dimostra una sete di Dio» nel bisogno di soluzioni concrete anche ai problemi della vita quotidiana. La Chiesa cattolica, soggiunge, deve dare una risposta a questa sete di Dio da parte dei poveri, che lo vogliono «sentire vicino». Bisogna aiutare la gente a trovare condizioni di vita giuste, sottolinea, sia a livello microeconomico in situazioni di concretezza, «come fanno le sette», sia a livello macroeconomico.
Benedetto XVI torna spesso sul tema della giustizia sociale. Sottolinea l'impegno della Chiesa per le riforme sociali, insiste sull'educazione alla legalità, ribadisce che la missione primaria della gerarchia è di formare cattolici che si ispirano al Vangelo, praticano le virtù personali e civili e si sentono responsabili verso la società. Sa— e lo dice — che in America latina non si può operare con la bacchetta magica. Anche i «piccoli coltivatori» di droga, racconta, fanno parte di una «grande mercato» che li usa. Per questo ci vuole pazienza e tenacia nel bonificare la società.
Gli preme soprattutto — vista la politicizzazione praticata a suo tempo dalla teologia della liberazione — raccomandare che non ci sia «commistione tra Chiesa, fede e politica». La Chiesa, afferma il pontefice, indica strade giuste ma «rispetta la laicità» e la distinzione tra responsabilità ecclesiale e responsabilità politica. Appena messo piede in Brasile, specifica: «La Chiesa vuole soltanto indicare i valori morali di ogni situazione e formare i cittadini perché possano decidere coscientemente e liberamente». (Ma sui cosiddetti principi non negoziabili, ormai lo si è capito, ogni pressione sul ceto politico è lecita).
L'antica diffidenza verso i movimenti ecclesiali di sinistra riaffiora in Ratzinger quando gli chiedono della beatificazione del vescovo Oscar Romero, ucciso ventisette anni fa nel Salvador dall'estrema destra. «Uomo di grandi virtù cristiane, impegnato per la pace e contro la dittatura, ucciso (celebrando la messa) durante la consacrazione, da testimone della fede», lo elogia Benedetto XVI. Ma, aggiunge, un parte politica ne ha voluto fare «ingiustamente» una bandiera. Purificato da questo tentativo, merita la beatificazione: «Non ne dubito».
Applausi hanno accolto il Papa al suo arrivo. «La chiesa e lo Stato in Brasile - gli ha detto il presidente Lula accogliendolo in Brasile - hanno una tradizione di mutuo rispetto e cooperazione» che permette la realizzazione di molte iniziative sociali, utili per migliorare «la vita della nostra gente». Ma ci sono anche voci critiche. Ideologo Leonardo Boff (silenziato da Ratzinger quand'era cardinale) gli rimprovera di propagandare una Chiesa «che deve solo insegnare e non ha nulla da apprendere: una posizione molto vicina al fondamentalismo». Ma Benedetto XVI è arrivato di buon umore. Sa che molti fedeli non l'ascoltano?, gli hanno chiesto. «Anche nostro Signore — ha replicato sorridendo — non è stato ascoltato da tutti».