Agevolazioni fiscali alla Chiesa l'Ue chiede spiegazioni a Roma
L'Unità del 29 agosto 2007, pag. 1
di Sergio Sergi
Lo Stato italiano viola le norme comunitarie sugli aiuti di Stato in favore della Chiesa cattolica? È stata questa la domanda presente negli esposti presentati alla Commissione europea da almeno tre distinti «soggetti». Insomma, una denuncia in piena regola che la Commissione Barroso non poteva eludere e, una volta accertata una certa fondatezza dell'assunto, non poteva esimersi dall'aprire la procedura prevista. Dunque, nessuna «offensiva anticlericale» è partita da Bruxelles.
Nessuna direttiva particolare dagli uffici della commissaria alla Concorrenza Neelie Kroes, a proposito dell'ipotesi, solo ipotesi, di favoritismi non conformi alle regole Ue, quando si è trattato di concedere l'esenzione per il pagamento dell'lci, l'imposta sugli immobili. Piuttosto si tratta di un accertamento che l'Ue è in dovere di compiere e che ha preso le mosse dalle denunce arrivate sul tavolo della commissaria olandese e che sono state rinviate subito in Italia con una richiesta di chiarimenti al governo italiano. E la Santa Sede ieri, sgombrando il campo da una serie di confusionarie dichiarazioni rilasciate da alcuni esponenti politici dell'opposizione, ha chiarito che il Concordato non c'entra proprio nulla. La "questione", è stato detto in una nota della sala stampa vaticana, riguarda gli "enti ecclesiastici della Chiesa italiana e su questo punto la Cei ha già risposto in maniera esauriente". L'ex ministro Buttiglione aveva detto nel pomeriggio che la "fonte giuridica è nel Concordato, nel trattato internazionale tra due Stati". Colpito da fuoco amico.
La prima lettera spedita da Bruxelles risalirebbe allo scorso mese di gennaio e riguarderebbe una norma contenuta nell'ultima legge finanziaria approvata dal governo Berlusconi. Però è toccato al governo Prodi rispondere, cosa che è stata fatta all'inizio dell'estate. Ma la commissaria Kroes non sarebbe stata del tutto convinta dalle spiegazioni date e ha chiesto un supplemento di indagine, attraverso una seconda lettera. Il portavoce, Jonathan Todd, ha confermato la richiesta di "informazioni supplementari" su "certi vantaggi fiscali delle chiese italiane". Delle chiese, al plurale. Dunque, non soltanto nei confronti della Chiesa cattolica. Se del caso, si trattarebbe di un'inchiesta su aiuti di Stato illegali. Il portavoce ha chiarito che non si è ancora nella fase di apertura di un'inchiesta, questa decisione non è stata presa perché ci si trova in una fase precedente. La Commissione Barroso chiederà, pertanto, informazioni supplementari "in forma scritta o verbale" ma non è stato specificato quando ciò avverrà. Gli uffici dell'antitrust europeo solleciteranno chiarimenti anche a proposito delle riduzioni d'imposta concesse alle imprese commerciali appartenenti alla Chiesa. Informato delle obiezioni e dei dubbi sul diritto e la competenza dell'Unione a intervenire in materia, il portavoce ha spiegato che "in ogni settore dove insistono attività economiche, c'è il rischio di distorsioni del mercato". Parlando in linea generale, Jonathan Todd ha affermato che, nel caso in cui l'inchiesta accertasse irregolarità, le autorità italiane dovrebbero farsi carico di recuperare gli aiuti "illegalmente" concessi.
Secondo alcune norme contenute in un decreto del governo Berlusconi, che ha legiferato dopo una sentenza della Corte costituzionale, e alcuni decreti del governo Prodi, la Chiesa paga per l’Ici percentuali che variano dal 5 al 10 per cento per le tutte le attività "non esclusivamente commerciali". Ciò significa che allo Stato italiano non entrano nelle casse somme pari a qualcosa come 400 milioni di euro l'anno. La replica di molti esponenti politici (e non solo di centro destra) alla richiesta si spiegazioni di Bruxelles è andata spesso al di là delle righe. Si va dalla comica proposta del leghista Calderoli sulla scomunica dell'Ue alla tassativa conclusioni del dc autonomo Rotondi il quale avverte un "vento anticristiano", da Gasparri che lamenta un'"aggressione economica" alla Chiesa ad Alemanno che denuncia uno "schematismo liberista" e antisociale della Commissione dove siedono fior fiore di cattolici come Barroso e Frattini, da Buttiglione che, da commissario bocciato, sostiene che l'Ue non abbia competenze per intervenire, sino al ministro Guardasigilli Mastella il quale si augura che non si alzi il "solito polverone anticlericale".
Il radicale Turco, appassionato cultore della materia, ha salutato la decisione di Bruxelles con un "ben venga" la vigilanza dell'Ue sulla nostra legislazione, Marco Pannella ha chiesto che si "risponda nel merito" alle richieste comunitarie e Marina Sereni, vice presidente Gruppo Ulivo alla Camera, ha detto che l'aver scelto di stare nell'Ue comporta il rispetto delle norme. Il ministro del Lavoro, Damiano, ha commentato: "La penso come Cavour, libera Chiesa in libero Stato".
L'Unità del 29 agosto 2007, pag. 1
di Sergio Sergi
Lo Stato italiano viola le norme comunitarie sugli aiuti di Stato in favore della Chiesa cattolica? È stata questa la domanda presente negli esposti presentati alla Commissione europea da almeno tre distinti «soggetti». Insomma, una denuncia in piena regola che la Commissione Barroso non poteva eludere e, una volta accertata una certa fondatezza dell'assunto, non poteva esimersi dall'aprire la procedura prevista. Dunque, nessuna «offensiva anticlericale» è partita da Bruxelles.
Nessuna direttiva particolare dagli uffici della commissaria alla Concorrenza Neelie Kroes, a proposito dell'ipotesi, solo ipotesi, di favoritismi non conformi alle regole Ue, quando si è trattato di concedere l'esenzione per il pagamento dell'lci, l'imposta sugli immobili. Piuttosto si tratta di un accertamento che l'Ue è in dovere di compiere e che ha preso le mosse dalle denunce arrivate sul tavolo della commissaria olandese e che sono state rinviate subito in Italia con una richiesta di chiarimenti al governo italiano. E la Santa Sede ieri, sgombrando il campo da una serie di confusionarie dichiarazioni rilasciate da alcuni esponenti politici dell'opposizione, ha chiarito che il Concordato non c'entra proprio nulla. La "questione", è stato detto in una nota della sala stampa vaticana, riguarda gli "enti ecclesiastici della Chiesa italiana e su questo punto la Cei ha già risposto in maniera esauriente". L'ex ministro Buttiglione aveva detto nel pomeriggio che la "fonte giuridica è nel Concordato, nel trattato internazionale tra due Stati". Colpito da fuoco amico.
La prima lettera spedita da Bruxelles risalirebbe allo scorso mese di gennaio e riguarderebbe una norma contenuta nell'ultima legge finanziaria approvata dal governo Berlusconi. Però è toccato al governo Prodi rispondere, cosa che è stata fatta all'inizio dell'estate. Ma la commissaria Kroes non sarebbe stata del tutto convinta dalle spiegazioni date e ha chiesto un supplemento di indagine, attraverso una seconda lettera. Il portavoce, Jonathan Todd, ha confermato la richiesta di "informazioni supplementari" su "certi vantaggi fiscali delle chiese italiane". Delle chiese, al plurale. Dunque, non soltanto nei confronti della Chiesa cattolica. Se del caso, si trattarebbe di un'inchiesta su aiuti di Stato illegali. Il portavoce ha chiarito che non si è ancora nella fase di apertura di un'inchiesta, questa decisione non è stata presa perché ci si trova in una fase precedente. La Commissione Barroso chiederà, pertanto, informazioni supplementari "in forma scritta o verbale" ma non è stato specificato quando ciò avverrà. Gli uffici dell'antitrust europeo solleciteranno chiarimenti anche a proposito delle riduzioni d'imposta concesse alle imprese commerciali appartenenti alla Chiesa. Informato delle obiezioni e dei dubbi sul diritto e la competenza dell'Unione a intervenire in materia, il portavoce ha spiegato che "in ogni settore dove insistono attività economiche, c'è il rischio di distorsioni del mercato". Parlando in linea generale, Jonathan Todd ha affermato che, nel caso in cui l'inchiesta accertasse irregolarità, le autorità italiane dovrebbero farsi carico di recuperare gli aiuti "illegalmente" concessi.
Secondo alcune norme contenute in un decreto del governo Berlusconi, che ha legiferato dopo una sentenza della Corte costituzionale, e alcuni decreti del governo Prodi, la Chiesa paga per l’Ici percentuali che variano dal 5 al 10 per cento per le tutte le attività "non esclusivamente commerciali". Ciò significa che allo Stato italiano non entrano nelle casse somme pari a qualcosa come 400 milioni di euro l'anno. La replica di molti esponenti politici (e non solo di centro destra) alla richiesta si spiegazioni di Bruxelles è andata spesso al di là delle righe. Si va dalla comica proposta del leghista Calderoli sulla scomunica dell'Ue alla tassativa conclusioni del dc autonomo Rotondi il quale avverte un "vento anticristiano", da Gasparri che lamenta un'"aggressione economica" alla Chiesa ad Alemanno che denuncia uno "schematismo liberista" e antisociale della Commissione dove siedono fior fiore di cattolici come Barroso e Frattini, da Buttiglione che, da commissario bocciato, sostiene che l'Ue non abbia competenze per intervenire, sino al ministro Guardasigilli Mastella il quale si augura che non si alzi il "solito polverone anticlericale".
Il radicale Turco, appassionato cultore della materia, ha salutato la decisione di Bruxelles con un "ben venga" la vigilanza dell'Ue sulla nostra legislazione, Marco Pannella ha chiesto che si "risponda nel merito" alle richieste comunitarie e Marina Sereni, vice presidente Gruppo Ulivo alla Camera, ha detto che l'aver scelto di stare nell'Ue comporta il rispetto delle norme. Il ministro del Lavoro, Damiano, ha commentato: "La penso come Cavour, libera Chiesa in libero Stato".