Chiese e moschee pari sono
La Stampa del 22 novembre 2007, pag. 16
di Gian Antonio Orighi
Discriminazione contro le moschee addio. Il governo rosso-indipendentista della Catalogna (socialisti, eco-comunisti e separatisti di sinistra repubblicana) ha approvato un disegno di legge, pionieristico in Europa, che sancisce l'eguaglianza di tutti i credi, Islam compreso, nell'edificazione di nuovi tempi.
Non solo: i comuni, entro 10 anni, dovranno obbligatoriamente riservare suolo pubblico per uso religioso. «La laicità ci rende uguali di fronte alla legge -ha rivendicato il radicale Josep Lluis Carod-Rovira, vicepremier regionale e leader di sinistra repubblicana -. È il principale messaggio che vogliamo inviare; il panorama religioso si è diversificato e non ha senso chiudere gli occhi di fronte a questa realtà».
Il disegno di legge, contro cui si era opposta la Chiesa cattolica perché esigeva norme su misura per il suo maggior radicamento, è stato redatto dopo consultazioni con 27 entità che rappresentano tutti i dogmi ed una loro mappatura. Nella regione ci sono 13 confessioni, 3449 templi. Ma gli unici problemi, in una comunità autonoma che raggruppa 300 mila musulmani (un milione in tutta la Spagna), provenivano dai municipi che rifiutavano di ospitare le moschee, ufficialmente 169, anche se quasi tutte in umilianti scantinati o garage.
«Con la normativa pretendiamo unificare i criteri per la concessione di licenze municipali per luoghi di riunione con fini religiosi - ha precisato il numero 2 della Catalogna, che tra le tante competenze trasferite annovera anche quella degli Affari religiosi -. I problemi con le moschee facevano entrare in collisione diritto alla libertà di culto (riconosciuto dalla Costituzione post-fran-chista del 1978) e paura degli abitanti più prossimi ai templi islamici». Il ddl, poi, contempla «il trattamento egualitario e non discriminatorio nella cessione ed autorizzazione di luoghi per le attività di fede».
La rivoluzionaria iniziativa, il cui futuro regolamento includerà tutte le condizioni tecniche per garantire sicurezza ed igienicità dei templi (oltre che il loro adeguamento alla legislazione contro la contaminazione acustica, che riguarderà i campanili ed i minareti), è draconiano: previste pure misure sanzionatorie, come la chiusura dei locali, per preservare sicurezza e salute pubblica. Ma non entra nella spinosa questione del terrorismo islamico che si giova delle 700 chiese di Allah per propagandare il jihad (sono 325 i terroristi maomettani arrestati in Spagna dopo i 191 morti e 1.856 feriti della strage compiuta da Al Qaeda a Madrid del marzo 2004).
«Il governo catalano equipara chiese cristiane e moschee», esulta Webislam, gettonatissimo sito musulmano spagnolo. Il disegno di legge, di scontata approvazione, accoglie infatti le richieste degli imam catalani, stanchi di pregare in luoghi inadeguati. E, soprattutto, mette fine all'ostruzionismo di comuni come Lerida o Valls, che avevano risposto picche a templi maomettani, ed ad iniziative come quelle dei popolari (centro-destra cattolico) di Badalona, che avevano raccolto 20 mila firme contro una nuova casa di Allah.
La Stampa del 22 novembre 2007, pag. 16
di Gian Antonio Orighi
Discriminazione contro le moschee addio. Il governo rosso-indipendentista della Catalogna (socialisti, eco-comunisti e separatisti di sinistra repubblicana) ha approvato un disegno di legge, pionieristico in Europa, che sancisce l'eguaglianza di tutti i credi, Islam compreso, nell'edificazione di nuovi tempi.
Non solo: i comuni, entro 10 anni, dovranno obbligatoriamente riservare suolo pubblico per uso religioso. «La laicità ci rende uguali di fronte alla legge -ha rivendicato il radicale Josep Lluis Carod-Rovira, vicepremier regionale e leader di sinistra repubblicana -. È il principale messaggio che vogliamo inviare; il panorama religioso si è diversificato e non ha senso chiudere gli occhi di fronte a questa realtà».
Il disegno di legge, contro cui si era opposta la Chiesa cattolica perché esigeva norme su misura per il suo maggior radicamento, è stato redatto dopo consultazioni con 27 entità che rappresentano tutti i dogmi ed una loro mappatura. Nella regione ci sono 13 confessioni, 3449 templi. Ma gli unici problemi, in una comunità autonoma che raggruppa 300 mila musulmani (un milione in tutta la Spagna), provenivano dai municipi che rifiutavano di ospitare le moschee, ufficialmente 169, anche se quasi tutte in umilianti scantinati o garage.
«Con la normativa pretendiamo unificare i criteri per la concessione di licenze municipali per luoghi di riunione con fini religiosi - ha precisato il numero 2 della Catalogna, che tra le tante competenze trasferite annovera anche quella degli Affari religiosi -. I problemi con le moschee facevano entrare in collisione diritto alla libertà di culto (riconosciuto dalla Costituzione post-fran-chista del 1978) e paura degli abitanti più prossimi ai templi islamici». Il ddl, poi, contempla «il trattamento egualitario e non discriminatorio nella cessione ed autorizzazione di luoghi per le attività di fede».
La rivoluzionaria iniziativa, il cui futuro regolamento includerà tutte le condizioni tecniche per garantire sicurezza ed igienicità dei templi (oltre che il loro adeguamento alla legislazione contro la contaminazione acustica, che riguarderà i campanili ed i minareti), è draconiano: previste pure misure sanzionatorie, come la chiusura dei locali, per preservare sicurezza e salute pubblica. Ma non entra nella spinosa questione del terrorismo islamico che si giova delle 700 chiese di Allah per propagandare il jihad (sono 325 i terroristi maomettani arrestati in Spagna dopo i 191 morti e 1.856 feriti della strage compiuta da Al Qaeda a Madrid del marzo 2004).
«Il governo catalano equipara chiese cristiane e moschee», esulta Webislam, gettonatissimo sito musulmano spagnolo. Il disegno di legge, di scontata approvazione, accoglie infatti le richieste degli imam catalani, stanchi di pregare in luoghi inadeguati. E, soprattutto, mette fine all'ostruzionismo di comuni come Lerida o Valls, che avevano risposto picche a templi maomettani, ed ad iniziative come quelle dei popolari (centro-destra cattolico) di Badalona, che avevano raccolto 20 mila firme contro una nuova casa di Allah.