Fecondazione, la Cei attacca i giudici
La Repubblica del 26 settembre 2007, pag. 15
di Caterina Pasolini
Vescovi contro giudici dopo il sì del tribunale di Cagliari. Reazioni scandalizzate dal mondo cattolico per il via libera al test preventivo sull'embrione congelato di una coppia malata di talassemia, deciso in forza del diritto alla salute della madre. Monsignor Betori della Cei accusa la sentenza di «non rispettare la legge e di essere in netto contrasto con l'interpretazione della corte costituzionale». La definisce una«deci-sione eugenetica» Eugenia Roccella, portavoce del Family Day. Ma se sul fronte cattolico la linea è di condanna e il capogruppo dell'Udc Volontè chiede addirittura per chiedere il «rispetto della magistratura» ma soprattutto l'intervento del parlamento. Per ridiscutere la legge 40 accusata da più parti di essere «inapplicabile», «contro le donne», con scienziati che le imputano di provocare parti plurigemellari con maggiori rischi per madri e per i piccoli. Mentre la Cei difende la legge 40 e sottolinea di non aver alcune intenzione «di tornarci sopra».
I punti da tempo contestati della legge 40 sono il divieto della diagnosi preimpianto e quello di congelare gli embrioni. Il fatto che possono essere prodotti un massimo di tre e tutti e tre debbano essere impiantati. Inoltre è vietata la fecondazione eterologa, ovuli e spermatozoi devono appartenere agli aspiranti genitori. Regole molto diverse dal resto dell’Europa dove in questi anni hanno fatto «viaggi della speranza» centinaia di italiani come la donna a cui ora è stato concesso l’esame dell`embrione. Nel frattempo era andata a Istambul, dove è legale, e aspetta una bambina.
Emma Bonino, ministro per il Commercio internazionale e radicale storica, ha definito la decisione del tribunale «un elemento di buon senso.Quando esiste la tecnologia al servizio della coppia è impensabile impedirne l'accesso ai cittadini, è questione di libertà». Chiara Moroni di Forza Italia si aggiunge invece a quelli che anche nell'opposizione chiedono una modifica alla legge. «La politica non può essere miope e deve modificare una norma che dimostra di essere inapplicabile e che è stata fatta partendo da un pregiudizio ideologico contro le donne e ci pone fuori dalla comunità scientifica internazionale». Sulla stessa linea il collega di partito Benedetto Della Vedova: «Va rivista perché sia coerente, perché non costringa le coppie ad un pendolarismo umiliante e all'aborto come unica alternativa in caso di malformazione del feto».
Dopo il sì del tribunale di Cagliari i cui giudici hanno ritenuto che il diritto alla salute della futura madre, garantito dalla Costituzione, prevale sul divieto di diagnosi — la donna aveva già subito due aborti e non era in grado di reggerne un altro psicologicamente se il piccolo fosse stato malato — scendono in campo anche esponenti teocon come l'onorevole della Margherita Paola Binetti. «Le coppie che desiderano avere figli in presenza di malattie genetiche vanno aiutate ma alla legge 40 non si possono chiedere risposte che non può dare». Secondo la senatrice la presenza delle malattie genetiche richiede una legge ad hoc che avvii una ricognizione di questo tipo di malattie nel paese.
La Repubblica del 26 settembre 2007, pag. 15
di Caterina Pasolini
Vescovi contro giudici dopo il sì del tribunale di Cagliari. Reazioni scandalizzate dal mondo cattolico per il via libera al test preventivo sull'embrione congelato di una coppia malata di talassemia, deciso in forza del diritto alla salute della madre. Monsignor Betori della Cei accusa la sentenza di «non rispettare la legge e di essere in netto contrasto con l'interpretazione della corte costituzionale». La definisce una«deci-sione eugenetica» Eugenia Roccella, portavoce del Family Day. Ma se sul fronte cattolico la linea è di condanna e il capogruppo dell'Udc Volontè chiede addirittura per chiedere il «rispetto della magistratura» ma soprattutto l'intervento del parlamento. Per ridiscutere la legge 40 accusata da più parti di essere «inapplicabile», «contro le donne», con scienziati che le imputano di provocare parti plurigemellari con maggiori rischi per madri e per i piccoli. Mentre la Cei difende la legge 40 e sottolinea di non aver alcune intenzione «di tornarci sopra».
I punti da tempo contestati della legge 40 sono il divieto della diagnosi preimpianto e quello di congelare gli embrioni. Il fatto che possono essere prodotti un massimo di tre e tutti e tre debbano essere impiantati. Inoltre è vietata la fecondazione eterologa, ovuli e spermatozoi devono appartenere agli aspiranti genitori. Regole molto diverse dal resto dell’Europa dove in questi anni hanno fatto «viaggi della speranza» centinaia di italiani come la donna a cui ora è stato concesso l’esame dell`embrione. Nel frattempo era andata a Istambul, dove è legale, e aspetta una bambina.
Emma Bonino, ministro per il Commercio internazionale e radicale storica, ha definito la decisione del tribunale «un elemento di buon senso.Quando esiste la tecnologia al servizio della coppia è impensabile impedirne l'accesso ai cittadini, è questione di libertà». Chiara Moroni di Forza Italia si aggiunge invece a quelli che anche nell'opposizione chiedono una modifica alla legge. «La politica non può essere miope e deve modificare una norma che dimostra di essere inapplicabile e che è stata fatta partendo da un pregiudizio ideologico contro le donne e ci pone fuori dalla comunità scientifica internazionale». Sulla stessa linea il collega di partito Benedetto Della Vedova: «Va rivista perché sia coerente, perché non costringa le coppie ad un pendolarismo umiliante e all'aborto come unica alternativa in caso di malformazione del feto».
Dopo il sì del tribunale di Cagliari i cui giudici hanno ritenuto che il diritto alla salute della futura madre, garantito dalla Costituzione, prevale sul divieto di diagnosi — la donna aveva già subito due aborti e non era in grado di reggerne un altro psicologicamente se il piccolo fosse stato malato — scendono in campo anche esponenti teocon come l'onorevole della Margherita Paola Binetti. «Le coppie che desiderano avere figli in presenza di malattie genetiche vanno aiutate ma alla legge 40 non si possono chiedere risposte che non può dare». Secondo la senatrice la presenza delle malattie genetiche richiede una legge ad hoc che avvii una ricognizione di questo tipo di malattie nel paese.