lunedì 17 dicembre 2007

Fecondazione, la Cei attacca i giudici

Fecondazione, la Cei attacca i giudici

La Repubblica del 26 settembre 2007, pag. 15

di Caterina Pasolini

Vescovi contro giudici dopo il sì del tribunale di Cagliari. Reazioni scandalizzate dal mon­do cattolico per il via libera al test preventivo sull'embrione conge­lato di una coppia malata di talassemia, deciso in forza del diritto alla salute della madre. Monsignor Betori della Cei accusa la sentenza di «non rispettare la legge e di essere in netto contrasto con l'interpretazione della corte costi­tuzionale». La definisce una«deci-sione eugenetica» Eugenia Roccella, portavoce del Family Day. Ma se sul fronte cattolico la linea è di condanna e il capogruppo dell'Udc Volontè chiede addirittura per chiedere il «rispetto della ma­gistratura» ma soprattutto l'inter­vento del parlamento. Per ridiscu­tere la legge 40 accusata da più parti di essere «inapplicabile», «contro le donne», con scienziati che le imputano di provocare par­ti plurigemellari con maggiori ri­schi per madri e per i piccoli. Men­tre la Cei difende la legge 40 e sot­tolinea di non aver alcune inten­zione «di tornarci sopra».



I punti da tempo contestati del­la legge 40 sono il divieto della dia­gnosi preimpianto e quello di con­gelare gli embrioni. Il fatto che possono essere prodotti un massimo di tre e tutti e tre debbano es­sere impiantati. Inoltre è vietata la fecondazione eterologa, ovuli e spermatozoi devono appartenere agli aspiranti genitori. Regole molto diverse dal resto dell’Europa dove in questi anni hanno fatto «viaggi della speranza» centinaia di italiani come la donna a cui ora è stato concesso l’esame dell`embrione. Nel frattempo era andata a Istambul, dove è legale, e aspetta una bambina.



Emma Bonino, ministro per il Commercio internazionale e radicale storica, ha definito la decisione del tribunale «un elemento di buon senso.Quando esiste la tec­nologia al servizio della coppia è impensabile impedirne l'accesso ai cittadini, è questione di libertà». Chiara Moroni di Forza Italia si aggiunge invece a quelli che an­che nell'opposizione chiedono una modifica alla legge. «La politi­ca non può essere miope e deve modificare una norma che dimostra di essere inapplicabile e che è stata fatta partendo da un pregiu­dizio ideologico contro le donne e ci pone fuori dalla comunità scientifica internazionale». Sulla stessa linea il collega di partito Be­nedetto Della Vedova: «Va rivista perché sia coerente, perché non costringa le coppie ad un pendolarismo umiliante e all'aborto co­me unica alternativa in caso di malformazione del feto».


Dopo il sì del tribunale di Ca­gliari i cui giudici hanno ritenuto che il diritto alla salute della futura madre, garantito dalla Costitu­zione, prevale sul divieto di dia­gnosi — la donna aveva già subito due aborti e non era in grado di reggerne un altro psicologica­mente se il piccolo fosse stato ma­lato — scendono in campo anche esponenti teocon come l'onore­vole della Margherita Paola Binetti. «Le coppie che desiderano ave­re figli in presenza di malattie ge­netiche vanno aiutate ma alla leg­ge 40 non si possono chiedere ri­sposte che non può dare». Secon­do la senatrice la presenza delle malattie genetiche richiede una legge ad hoc che avvii una ricognizione di questo tipo di malattie nel paese.