giovedì 20 dicembre 2007

La chiesa dei palazzi e le voci cancellate

La chiesa dei palazzi e le voci cancellate

Il Manifesto del 25 maggio 2007, pag. 6

di Filippo Gentiloni

Stiamo vivendo un capitolo par­zialmente nuovo dell'eterna vicen­da stato-chiesa. Dall'altra sponda del Tevere una nuova aggressivi­tà, animata e rafforzata dal timore di scomparire dalla vita pubblica e di essere ridotti al privato (sacre-stia e camera da letto). Da questa sponda, quella statale, un certo imbarazzo, a dir poco, accompa­gnato da forti divisioni sul tenore della possibile risposta.



In questo quadro in movimen­to, sta cambiando la struttura stes­sa del cattolicesimo italiano. Non è facile indicare quali siano le di­rettive del cambiamento: fra le possibili indicazioni, ne sottoline­erei alcune che sembrano già sicu­re. Almeno per un certo tempo.



La prima è l'accentramento. Sempre più importanti i «palaz­zi»: Vaticano e presidenza della Conferenza episcopale. Il resto sembra insignificante, anche se proprio questo resto rappresenta la forza, non soltanto numerica, del cattolicesimo italiano. Dai bambini del catechismo e delle prime comunioni fino ai cappella­ni degli ospedali. Un ricco plurali­smo di esperienze e di voci che og­gi appare silenzioso. Le voci che si fanno sentire sono tutte, più o me­no, ripetitive. Grazie, anche, ai mass media che sembra che si sia­no sostituiti alle varie voci, che, fi­no a ieri, esprimevano una certa varietà e un certo pluralismo (si pensi al ruolo della Tv in questi giorni che precedono l'espressio­ne dell'otto per mille).



E' vero che il centralismo è sta­to sempre caratteristico della chie­sa cattolica - a differenza delle al­tre chiese cristiane - ma lo spazio per il pluralismo era stato sempre mantenuto, Anche lo spazio per un certo dissenso (si veda il bel vo­lume, appena uscito, per le edizio­ni La Meridiana, di Antonio Thellung, Elogio del dissenso). Ma oggi il centralismo si è irrigidito al pun­to che non esiste più che un solo . parere, quello ufficiale. Anche su questioni non strettamente dog-matiche, come la questione del te­stamento biologico.



Il centralismo è accompagnato e rafforzato - seconda osservazio­ne - dalla forza e dal numero delle associazioni. Dall'Azione cattoli­ca di un secolo fa fino a quelle mo­derne e potenti come Comunione e liberazione, Sant'Egidio, i Foco-larini e centinaia di altre (se ne può vedere un elenco nella lista delle adesioni al famoso Family Bay del 12 giugno scorso). Oggi queste associazioni e questi grup­pi costituiscono la vera forza del cattolicesimo. Le vecchie parroc­chie contano meno: sono meno combattive, più disperse, meno accentrate intorno alla gerarchia. Sembrano un residuo di un vec­chio cattolicesimo: la stessa divi­sione di tipo territoriale appare or­mai insignificante. Sta avvenendo anche per il laicato quello che è avvenuto secoli fa con gli ordini religiosi nei confronti delle dioce­si. Un rafforzamento o un indebolimento? Lo stesso interrogativo che ci dobbiamo porre a proposi­to dell'accentramento vaticano.



Un'altra osservazione non può non riguardare lo spostamento a destra del cattolicesimo italiano. Berlusconi è arrivato a dire che un cattolico non può essere di si­nistra. I palazzi non arrivano a questo punto, ma in buona so­stanza concordano. Lo si può con­statare da tutti punti in discussio­ne, dalla famiglia, alla scuola, hi buona o in mala fede, la destra non fa che accettare e sostenere le posizioni cattoliche più ufficia­li, proprio quelle dell'accentra­mento vaticano. I palazzi cattolici registrano e quindi approvano, an­che se continuano a ripetere che non fanno politica.



Non c'è più quella Democrazia cristiana che permetteva di evita­re schieramenti decisi e parziali. Il cattolicesimo di oggi contribuisce a dividere in due il paese e a ren­dere più difficile la vita della sini­stra. Un bel guaio per chi ha a cuo­re sia il cattolicesimo che la demo­crazia del nostro paese.