“La satira è un valore civile la Chiesa mi ricorda Stalin”
La Repubblica del 3 maggio 2007, pag. 4
di Anna Bandettini
«Hanno trovato il terrorista, ecco la notizia. Il terrorista che cercavamo da giorni, eccolo lì. Andrea Rivera!», scherza. Ma subito Dario Fo si fa amaramente serio: «Ci rendiamo conto che tutto questo è insensato? Tutta questa reazione spropositata per una normale battuta comica, voglio dire. Ma che paese siamo diventati se per un po'di ironia la Chiesa grida al terrorista e perfino i sindacati si sentono in dovere di attaccare la libertà di satira?». Il Nobel-attore è indignato, arrabbiato. Non ci sta. Nel bailamme seguito alla battuta di Andrea Rivera dal palco del concertone del Primo Maggio, biasima prima di tutti il paese: «La satira è un atto altamente civile. Le grandi società la satira l'hanno difesa non attaccata. Sono anni e anni e anni, invece, che la storia d'Italia dissemina censure, leggi liberticide e atti contro gli artisti e le artiste che fanno satira. È un tormentone. Siamo un paese in cui Chiesa, politici e sindacati censurano la satira e tollerano lo sfottò sui sederi delle ragazze, sui nasi lunghi degli uomini; lo sfottò che è il parente becero della comicità».
Cosa direbbe, allora, all'Osservatore Romano che ha equiparato la battuta di Rivera a un atto di terrorismo?
«Dico che chi non sa distinguere tra satira e terrorismo è pericoloso. La satira è un valore, l'orgoglio dei popoli, dalla Grecia del IV secolo all'umanesimo del Cinquecento italiano. Ma la Chiesa reagisce cosi perché è sulla difensiva».
Che vuol dire?
«Che la Chiesa sta mal sottoportando i processi ad alti prelati in corso in America. In molti casi con accuse infamanti, come la pedofilia. Rispondono sferrando da mesi un'offensiva senza precedenti contro la società civile, i dico, l'eutanasia, l'aborto. La Chiesa mi fa venire in mente gli stalinisti».
Cioè?
«Durante lo stalinismo chi diceva la verità su quello che Stalin combinava veniva tacciato di terrorismo. Non dimentichiamo che il papa polacco aveva chiesto scusa all'umanità per ciò di cui la Chiesa si era macchiata nel perseguire gli eretici».
È un fatto però che la Chiesa italiana in questo momento si sente sotto l'attacco del terrorismo con le minacce al cardinale Bagnasco.
«E che c'entra con la satira? Chi attacca Bagnasco in quel modo è un rozzo. Ed è vero che dei rozzi bisogna aver paura, ma è anche vero che combatti il linguaggio pesante, greve, brutale del terrorismo anche con la leggerezza dell'umorismo e lo stile dell'ironia».
Lei che in Mistero Buffo ha preso in giro papi, santi, chiese, l'avrebbe detta da quel palco la frase di Rivera?
«Lui non neanche fatto della satira, ha fatto una denuncia. Cosa che si fa a teatro. Ha denunciato un fatto sotto gli occhi di tutti. Non ha detto balle. Ha detto chiaramente quello che la Chiesa ha fatto nel corso della sua storia, per esempio benedicendo i funerali di criminali come Pinochet e Franco. È storia».
C'è chi dice che non era il caso di tirar fuori certe cose in una manifestazione come quella, dove c'erano anche cattolici.
«La regina delle ipocrisie. Ma imparino i cattolici a prendersi le pedate in faccia che ci siamo presi noi di sinistra per la nostra storia. Noi abbiamo anche imparato quando ci criticavano per quello che aveva fatto il socialismo reale. Lo facciano anche i cattolici per la loro storia. Farà loro solo del gran bene».
La Repubblica del 3 maggio 2007, pag. 4
di Anna Bandettini
«Hanno trovato il terrorista, ecco la notizia. Il terrorista che cercavamo da giorni, eccolo lì. Andrea Rivera!», scherza. Ma subito Dario Fo si fa amaramente serio: «Ci rendiamo conto che tutto questo è insensato? Tutta questa reazione spropositata per una normale battuta comica, voglio dire. Ma che paese siamo diventati se per un po'di ironia la Chiesa grida al terrorista e perfino i sindacati si sentono in dovere di attaccare la libertà di satira?». Il Nobel-attore è indignato, arrabbiato. Non ci sta. Nel bailamme seguito alla battuta di Andrea Rivera dal palco del concertone del Primo Maggio, biasima prima di tutti il paese: «La satira è un atto altamente civile. Le grandi società la satira l'hanno difesa non attaccata. Sono anni e anni e anni, invece, che la storia d'Italia dissemina censure, leggi liberticide e atti contro gli artisti e le artiste che fanno satira. È un tormentone. Siamo un paese in cui Chiesa, politici e sindacati censurano la satira e tollerano lo sfottò sui sederi delle ragazze, sui nasi lunghi degli uomini; lo sfottò che è il parente becero della comicità».
Cosa direbbe, allora, all'Osservatore Romano che ha equiparato la battuta di Rivera a un atto di terrorismo?
«Dico che chi non sa distinguere tra satira e terrorismo è pericoloso. La satira è un valore, l'orgoglio dei popoli, dalla Grecia del IV secolo all'umanesimo del Cinquecento italiano. Ma la Chiesa reagisce cosi perché è sulla difensiva».
Che vuol dire?
«Che la Chiesa sta mal sottoportando i processi ad alti prelati in corso in America. In molti casi con accuse infamanti, come la pedofilia. Rispondono sferrando da mesi un'offensiva senza precedenti contro la società civile, i dico, l'eutanasia, l'aborto. La Chiesa mi fa venire in mente gli stalinisti».
Cioè?
«Durante lo stalinismo chi diceva la verità su quello che Stalin combinava veniva tacciato di terrorismo. Non dimentichiamo che il papa polacco aveva chiesto scusa all'umanità per ciò di cui la Chiesa si era macchiata nel perseguire gli eretici».
È un fatto però che la Chiesa italiana in questo momento si sente sotto l'attacco del terrorismo con le minacce al cardinale Bagnasco.
«E che c'entra con la satira? Chi attacca Bagnasco in quel modo è un rozzo. Ed è vero che dei rozzi bisogna aver paura, ma è anche vero che combatti il linguaggio pesante, greve, brutale del terrorismo anche con la leggerezza dell'umorismo e lo stile dell'ironia».
Lei che in Mistero Buffo ha preso in giro papi, santi, chiese, l'avrebbe detta da quel palco la frase di Rivera?
«Lui non neanche fatto della satira, ha fatto una denuncia. Cosa che si fa a teatro. Ha denunciato un fatto sotto gli occhi di tutti. Non ha detto balle. Ha detto chiaramente quello che la Chiesa ha fatto nel corso della sua storia, per esempio benedicendo i funerali di criminali come Pinochet e Franco. È storia».
C'è chi dice che non era il caso di tirar fuori certe cose in una manifestazione come quella, dove c'erano anche cattolici.
«La regina delle ipocrisie. Ma imparino i cattolici a prendersi le pedate in faccia che ci siamo presi noi di sinistra per la nostra storia. Noi abbiamo anche imparato quando ci criticavano per quello che aveva fatto il socialismo reale. Lo facciano anche i cattolici per la loro storia. Farà loro solo del gran bene».