domenica 9 dicembre 2007

UN CONVEGNO SENZA DIBATTITO CON SOVRAINTENDENZA CLERICALE E MORDACCHIA

dal sito: http://www.isolapossibile.it/article.php3?id_article=3596
UN CONVEGNO SENZA DIBATTITO
CON SOVRAINTENDENZA CLERICALE E MORDACCHIA di Carmelo R Viola
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- 9 dicembre 2007


Devianza minorile e dispersione scolastica

E’ avvenuto nella sala consiliare del comune catanese di Aci Catena questo 30 novembre scorso. Vi sono stato invitato per telefono e per email da una gentile giovanissima socia dell’Associazione Nazionale Sociologi (ANS) - di cui sono socio onorario - organizzatrice in collaborazione con l’amministrazione locale.

Tenendo anche conto della presenza fra i relatori di altri membri di tale Associazione, tra cui lo stesso Presidente, dott. Pietro Zocconali, mio estimatore ed amico, e trattandosi di temi di pertinenza specifica della sociologia e, in ispecie, della biologia del sociale - mia creatura, che ritengo la versione scientifica, su base naturalistico-biologica, della scienza sociale- ed essendo la prima volta che mi si offriva l’occasione di dare anche un contributo oratorio all’ANS (dal momento che l’età non mi consente più di viaggiare come una volta), ho chiesto alla collega organizzatrice di potere leggere anch’io una mia relazione e, convenuta per il sì, mi sono premurato di redigerla con l’impegno che mi è proprio, dandole il titolo di “Devianza della civiltà ed effetti sui minori”. Già il titolo della relazione, che mi ripromettevo, più che di leggere, di declamare alla mia maniera, fa riferimento alle radici dei problemi in questione.

Ho notato dal testo del programma anche la presenza del vescovo della diocesi di Acireale con il compito di tirare le conclusioni delle varie relazioni. Non mi sono né sorpreso né preoccupato più di tanto tenendo conto dell’attuale invadenza clericale e passività dei più verso la stessa, magari convinto dell’utilità della presenza di un elemento dell’altra sponda. Sono invece rimasto interdetto quando sua eccellenza (sic) l’ispettore (chè tale è il significato etimologico) del Vaticano l’ho vista occupare la postazione centrale del banco frontale dell’aula, con ai due lati i vari relatori in programma, ovvero il posto di pertinenza del sindaco che ha ai due lati i propri assessori.

La disposizione mi ha fatto pensare al “tribunale dell’Inquisizione” di tristissima memoria ma io non ho alcuna intenzione di aggredire chicchessia, anzi per la verità, al vescovo, appena insediatosi, ho voluto dare di persona, a titolo di benvenuto all’”uomo che c’è dentro”, copia del testo della mia relazione con altri miei editi.

Essendo stato invitato come ospite ed accettato come relatore alla pari degli altri, pensavo che tutto sarebbe andato nel migliore modo culturale e civile. E più percepivo le relazioni, più mi sentivo motivato ad esporre delle idee diciamo nuove, in ogni caso, certamente non in linea con quelle della serata ma giacché siamo (così si dice) in democrazia, la mia posizione, per quanto controcorrente, avrebbe certamente suscitato curiosità, interesse, critiche assieme agli applausi di circostanza. Avrebbe comunque fatto riflettere gli ascoltatori più pensosi ed intelligenti. E perfino, non lo escludo, lo stesso vescovo, che persona intelligente certamente è.

Io avevo, com’è ovvio, impostato il mio discorso sulla considerazione che la devianza minorile - fenomeno poco comprensibile se avulso dal contesto sociale - è, oggi più che mai, l’altra faccia della devianza degli adulti, devianza dovuta all’influenza del sistema, parola generica che, in concreto, significa rapporti di produzione, ovvero economia e, oggi, in specie, liberismo globale: l’estremizzazione della originaria predonomia, detta capitalismo. Che è, a questo punto, guerra di tutti contro tutti e senza confine nazionale, il cui filo conduttore è quella competitività, di cui si parla sempre più come del toccasana della civiltà, mentre è la stessa aggressività predatoria e antropofagica mutuata dall’agonismo animale, che consente legalmente al grosso di mangiare il piccolo, il che, in termini reali, significa, come possiamo constatare ogni giorno, che i ricchi si fanno più ricchi e i poveri più numerosi.

Tale liberismo globale (“lotta per il mio” che ci ritroviamo perfino sul tavolo dove consumiamo i nostri pasti - così dirò nell’antifona) corrompe i genitori, che non hanno più il potere, di manipolare anche arbitrariamente ma con intento benefico, i propri figli, i quali vengono corrotti - e deviati - direttamente dalla televisione - tifo sportivo, consumismo, filmistica americana e così via - sin dagli anni più teneri.

Non mi sorprendeva il fatto che i problemi sarebbero trattati in superficie (non foss’altro per la presenza della Chiesa che di socialismo non vuole proprio sentirne parlare) e che sarebbe stato data per scontata - anche in sottinteso - la “naturale legittimità” del liberismo (sistema senza alcun dubbio “criminogeno”): libero mercato e “mercato del lavoro”, che ha ridotto a merce perfino il diritto alla vita.

Puntualmente i vari relatori, compreso il noto Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori, e parte dell’ANS, pur facendo affermazioni valide per sé stesse, non hanno per nulla sfiorato i meccanismi di base, meno che mai hanno pronunciata la parola capitalismo, comprensiva di tutti i mali che stanno distruggendo la civiltà e l’habitat umano. E’ di questi giorni la preoccupazione delle variazioni climatiche in senso catastrofico. Una ragione di più - mi dicevo per accennare alla mia teoria che propone la non assuefazione agli interessi dei potenti. Certo, è illogico affrontare la devianza dei minori (devianza oggi non più delimitabile) senza risalire alla devianza che caratterizza tutta la civiltà liberista (che non è liberale, come afferma allegramente l’ineffabile Marco radicale), impegnata a perseguire il successo in termini di potere e di ricchezza (proprio i due valori portanti di tutte le mafie) sulla disfatta e, se necessario, distruzione fisica dei concorrenti.

Arriva finalmente il mio momento. Mi avvio nel silenzio della sala e, per una percezione interiore, mi sento già un estraneo in casa sopportato, anche se distribuisco sorrisi di buon vicinato. Il moderatore - che prima aveva accennato a interventi extra di cinque minuti! - mi porge il suo microfono ed io, dopo qualche battuta distensiva, che mi è spontanea in tutte le circostanze e dopo avere detto, tra l’altro, di avere ascoltato attentamente tutti i relatori, che avevano sottaciuto le cause dei gravissimi fenomeni in questione, non presentato da alcuno (come mi aspettato si sarebbe fatto), mi presento da me, accenno alla mia premessa (parola che già mette in allarme il relatore!), che va bene al di là di quanto scritto e mi accingo a leggere-esporre-declamare la mia relazione e comincio con il dire che da millenni i genitori pretendono di fare i figli a propria immagine e somiglianza, donde la catechesi (sottolineo in sordina, non solo ideologica), pretesa in origine naturale, ma oggi discutibile... Qui finisce il mio intervento appena avviato.

Il moderatore, che già aveva dato segni di insofferenza, mi invita a smettere adducendo pretesti inconsistenti, come l’ora tarda (ma erano appena circa le 21 e la manifestazione era cominciata con quasi un’ora di ritardo dovendo aspettare il vescovo!) o la rarefazione del pubblico (circostanza che avrebbe potuto preccupare semmai l’oratore). A nulla valgono le mie rimostranze. Il moderatore - che è il prof. Giovanni Vecchio, preside del liceo scientifico ”Archimede” di Acireale, mi toglie fisicamente il microfono a braccio e mi intima di allontanarmi (sic!) (con un comportamento che lascio qualificare a chi mi legge).Con ciò non mi sento offeso né intimidito né mortificato (semmai mi sento confermato nelle mie teorie) ma constato in un lampo tutto il marciume morale della circostanza. L’inquisitore di turno - risum teneatis, amici! - si picca perfino di nonviolento tanto da organizzare nel suo istituto una mostra su Danilo Dolci, che io ho conosciuto di persona e frequentato e davanti a cui il Vecchio (che civilmente più vecchio non si può) è solo un quasi invisibile pigmeo.

Per concludere, apostrofo per le rime il malcapitato immoderato moderatore e gli grido di vergognarsi al che, per tutta risposta esclama: “ed io mi tengo la vergogna” senza darsi conto di esercitare un diritto che nessuno gli contesta.

Costui lascia la parola al Vescovo, che conclude il suo compito di ispettore mentre io mi allontano sul pianerottolo di accesso. Chiusa la manifestazione, rientro in aula, anche per salutare l’amico Zocconali, e vedo che il moderatore è già scomparso. La mordacchia, che costui, con fervore inquisitoriale, ha posto sulla bocca di un quasi ottantenne, indenne da piaggeria e compromessi di sorta, vale onore per lo scrivente quanta miseria culturale per costui e per quanti non hanno sentito il dovere di prendere le mie difese e quelle della cultura, forse ridicolmente ammutoliti dalla presenza del “sacro” supervisore clericale. Siamo già al neo-Medioevo!

Carmelo R Viola-

(Dev. Min. e Dispers. Scol. - 05.12.07. 2422)