mercoledì 19 dicembre 2007

Unioni civili, laici al contrattacco “A Roma faremo un referendum”

Unioni civili, laici al contrattacco “A Roma faremo un referendum”
La Repubblica del 19 dicembre 2007, pag. 12

di Giovanna Vitale

L'accusa è pesantissi­ma: inaffidabilità e subalternità alle gerarchie ecclesiastiche. Principale imputato: Walter Veltroni nella doppia veste di sindaco di Roma e leader del Pd. A sostenere l'offensiva: associa­zioni gay e partiti della Sinistra, che rilanciano — dopo lo stop alle unioni civili in Campidoglio — con un referendum popolare istitutivo del registro "affonda­to" lunedì sera. Registro che però «sarebbe stato un di più, la capitale già prevede una serie di misure a favore dei conviventi», protesta in difesa Anna Finocchiaro. Supportata dal ministro Rosy Bindi: «Non è compito del Comune stabilire diritti e doveri che spettano a una legge na­zionale». Per poi aggiungere co­me pure la proposta sui Cus (il nuovo nome dei Dico) «potreb­be non trovare la maggioranza in Parlamento a causa di alcuni profili di incostituzionalità». È un day after da tutti contro tutto quello consegnato dalla bocciatura romana delle coppie di fatto. C'è chi, come il segreta­rio di Rifondazione Franco Giordano, dice che «sul tema della laicità il Pd si è rivelato as­solutamente inaffidabile», e chi decreta che «il Vaticano è inter­venuto e Veltroni si è piegato» (Manuela Palermi, Pdci). Chi ci legge «un segnale importante per il Paese, che ha definitivamente affossato il disegno di legge sui Cus» traducono le az­zurre Carfagna e Bettolini, e chi interpreta la saldatura fra Pd e centrodestra in Campidoglio come «la riedizione — parole del verde Bonelli—della potentissima Dc di vent'anni fa». E se l'ex ds Gavino Angius parla di «una sconfitta culturale e politi­ca», c'è chi lancia una nuova sfi­da: «Raccoglieremo le firme per un referendum comunale», tuonano radicali e socialisti in­sieme, tra cui il segretario Boselli (che di Veltroni dice: «Ha spor­cato l'immagine laica di Roma») e i deputati Grillini, Spini, Villetti e Turci. Una consultazione propositiva, che quindi non ne­cessita di quorum: basterà che un terzo degli aventi diritto si pronunci per avere il registro negato dal consiglio capitolino. Un dibattito che ha presto tra­valicato i confini romani. Ad ac­cendere la miccia, l'intervista alla Radio Vaticana in cui il mi­nistro Chiti ha manifestato tutta la sua contrarietà a matrimoni e adozioni omosessuali: «Un fi­glio è abituato ad avere un padre e una madre, non credo che funzionerebbe con due madri o due padri». Dichiarazioni stigmatizzate dall'Arcigay, «preoccupata per ciò che sta accadendo o potrà accadere in Parlamento con lo spostamento oltre Teve­re della linea del Pd», segno di «una trasformazione politico-genetica di cui bisogna tenere conto».